Sono ore decisive per il comparto industriale della Fiat. Con il loro voto i lavoratori di Mirafiori dovrebbero apprestarsi a segnare un momento storico per il futuro dello stabilimento e delle relazioni industriali in Italia. La contrapposizione tra conquiste sociali da un lato ed esigenza di riformare il sistema del mondo operaio nel mercato globale diventano occasione ulteriore perché tutta la classe dirigente italiana rifletta sul significato dell’accordo raggiunto e allo stesso tempo garantisca continuità allo strumento della rappresentanza sindacale e decisionale degli stessi lavoratori.
Come associazione di lavoratori, il Movimento Cristiano Lavoratori di Messina, allo stesso modo della CISL, ritiene che quello con Fiat fosse il migliore accordo possibile, nelle condizioni date, tale da garantire un investimento fondamentale per Torino e per l’Italia, soprattutto perché pone in essere la riqualificazione del sito di Mirafiori e garantisce investimenti e fiducia da parte di soggetti imprenditoriali che vogliono competere nel mercato globale rimanendo sul suolo nazionale. L’appello che MCL rivolge, all’impresa come ai lavoratori, è un richiamo alla responsabilità in un momento in cui è assai avvertita la sfida nel comparto del mercato internazionale dell’auto, che vede tutte le case automobilistiche alla ricerca di stabilità e produttività. Sul tavolo non ci sono solo le sorti industriali dell’auto, ma anche il cruciale tema della rappresentanza, una sfida che spinge a un necessario ripensamento e rinnovamento di ruolo in tutte le parti sociali, considerato che l’accordo impegna sia i lavoratori sia il sindacato, ai quali viene chiesto rispettivamente maggiore disponibilità nel lavoro e garanzie nel rispetto degli impegni sottoscritti.
Il MCL di Messina, anche in questa circostanza, intende esortare tutti i soggetti in campo ad avere sempre un rispetto profondo del lavoro dell’uomo e della dignità del lavoratore. Il Piano messo in atto dall’amministratore delegato Sergio Marchionne è probabilmente oggi l’unica maniera per salvare il posto di lavoro a migliaia di lavoratori che rischiavano concretamente di perderlo e allo stesso tempo per evitare il declino della Fiat e dell’industria manifatturiera in Italia. Siamo convinti, ad ogni modo, che fin dall’indomani dell’esito referendario, occorra incrementare ulteriormente quegli investimenti, senza i quali risulta particolarmente difficile favorire ogni forma di difesa del mondo del lavoro.
Il clima di resa dei conti e lo scontro degli ultimi giorni all’interno del sindacato desta preoccupazione, disorientamento e paura nei lavoratori. Va dato merito anche a quanti motivano il proprio dissenso nelle modalità opportune, perché l’esito non sia la vittoria di taluni e la sconfitta di altri. Ecco perché è necessario che il Governo e l’intera classe politica formulino proposte per realizzare nuove forme di partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa e allo stesso tempo che gli imprenditori che si dichiarano disponibili al rilancio dell’economia italiana, non lo facciano solo a parole ma mettano reali e adeguate risorse perché il prodotto italiano sia competitivo nel mercato globale.
Il Si al Referendum può essere produttivo per i lavoratori e per il paese soltanto se si riescono a garantire insieme forme di investimento aggiuntive e mantenimento, seppure in modi nuovi, delle conquiste sociali dei lavoratori. La compartecipazione decisionale dei lavoratori alla vita delle imprese è, inoltre, indispensabile anche perché le azioni di governo in tema di previdenza, assistenza e Welfare possano passare solo attraverso la concertazione con le parti sociali e con il consenso più largo possibile delle forze presenti in Parlamento. L’azienda Fiat ha beneficiato per decenni degli aiuti di Stato al fine di evitare il fallimento del comparto automobilistico italiano continuando a garantire migliaia di posti di lavoro.
Infine, come siciliani e contribuenti, soprattutto dopo la vicenda di Termini Imerese, vorremmo soltanto che questa nuova fase, attraverso investimenti aggiuntivi da parte di imprese italiane e straniere, producesse ricadute positive sulla crescita economica anche del Sud d’Italia e un’autentica possibilità per risolvere almeno in parte il difficile e irrisolto problema della disoccupazione giovanile che continua ad incombere sui nostri territori.
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