La storia di Messina lo aspettava all’appuntamento, ed egli è arrivato, puntualissimo, con oltre tremila firme sotto il braccio.
Era previsto che fosse il grande giorno di Renato Accorinti e così è stato. Un Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, gremito fino all’inverosimile gli ha tributato la più grande ovazione che egli potesse aspettarsi: “Renato, ti vogliamo sindaco di Messina”.
L’emozione era tantissima, ieri mattina, da parte di tutti, lui in testa. Non si era infatti mai visto un Renato Accorinti, da sempre conosciuto per le sue intrepide battaglie, attendere vari minuti, col microfono in mano, prima di prendere la parola, incitato dagli scroscianti applausi della “sua” gente, i messinesi che seguono le sue azioni quotidiane e lo stimano per quello che fa e per ciò che rappresenta per l’intera comunità.
Messina, città “commissariata” su tutti i fronti, come si sa, sta vivendo un momento cruciale della sua storia. Accorinti, adesso, si presenta come portatore di quel senso civico e di quello spirito fondato sui principi ed i valori che gli appartengono, che possono servire a tirarla fuori dalle sabbie mobili in cui si trova, e superare le “intemperie” di questo presente.
Non c’è più tempo da perdere: la città, in tempi di crisi, necessita di senso di onestà e responsabilità collettiva, giustizia sociale, solidarietà. Deve gettare finalmente le basi per uno sviluppo sostenibile in cui l’ambiente, la cultura, la vivibilità cittadina, il benessere collettivo ed il senso del vivere civile rientrino nei programmi di un’amministrazione, secondo un semplice slogan: “Cambiamo Messina dal basso”. E non si contano, in questo senso, i messaggi, i segnali, le proposte che l’ecopacifista, portavoce messinese del movimento Nonviolento e no-pontista della primissima ora, sta già ricevendo da tempo.
Egli insegna educazione fisica, ama stare con i ragazzi, parlare con la gente, premurandosi a lanciare sempre messaggi di protesta, ma anche di proposta, verso le istituzioni, laddove queste “girano largo” dai problemi quotidiani. Ha sempre rifiutato qualunque candidatura, quantunque, vista la sua dirompente popolarità, sicuramente avrebbe “occupato” qualche scranno qua o là.
Ma adesso, per colui che dieci anni fa si arrampicò sul pilone per gridare al mondo intero “No al Ponte” (giusto per ricordare la sua azione più eclatante tra le mille che ha compiuto) è arrivato il momento di presentare il proprio nome in una scheda elettorale.
Secondo un’interpretazione neanche tanto complessa si tratta di una “rivoluzione dal basso” per il bene comune che in città non ha precedenti.
Si sa – e la sfida qui si fa interessante – che visti i tempi, prepararsi ad amministrare con pochi soldi pubblici, in una città che è stata “salvata” dal fallimento all’ultimo secondo, ma che di fatto è sprofondata nel dissesto, non è materia per “politici di professione”, che con le casse vuote non sanno neppure dove mettere le mani, ma per persone audaci che gettano il cuore oltre l’ostacolo, proprio come Accorinti.
Non a caso i “testimonial” della mattinata nella quale è stato di fatto “acclamato” candidato sindaco prima ancora che i “professionisti” candidassero il loro, aspettando l’esito delle prossime elezioni politiche, sono persone che rappresentano vari esempi della società civile in tutti i suoi settori. Ad eccezione di Sonia Alfano, che è stata tra coloro che hanno inviato un messaggio letto in sala dalla giornalista Manuela Modica, moderatrice del dibattito, nessun politico in carica si aggirava da quelle parti.
“Si tratta di un’occasione unica per Messina, condivido le sue battaglie per i diritti degli ultimi” ha mandato a dire la Alfano. Parla quindi, delle qualità umane di Accorinti, facendo chiare allusioni ad altre realtà: “E’ sempre stato in mezzo alla gente, niente auto blu, mai amicizie losche, né corsi di formazione…”. E conclude: “Con la parte migliore della città possiamo realizzare questo sogno”.
L’avvocato Fabio Repice, anch’egli attraverso un messaggio, nel descrivere l’onestà del candidato, tra l’altro, cita la riflessione di Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me”.
Un altro messaggio è quello dell’artista Michele Cannaò, direttore del museo del FANGO: “Ovunque sia, sarò sempre a tuo fianco” scrive. E si affida ad una metafora che dall’alluvione del 2009 è tra le sue fonti ispiratrici: “Messina ha bisogno di gente perbene come te, che la tiri fuori dal fango”.
Il musicista Giovanni Renzo, lo incita a “trasformare una città in mano per anni ad una cattiva amministrazione, rendendola a misura di bambino”. Poi, rivolgendosi a chi, con le sue battaglie, lo scorso anno ha salvato la biblioteca e l’archivio storico dice: “Renato conosce l’importanza della cultura”. Cita Shakespeare: “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” e conclude con una simpatica domanda che in molti si faranno: “Indosserai la fascia di sindaco sulla maglietta No Ponte?”
Anna Giordano, storica esponente del WWF: “Mi commuove vedere questa sala piena. A fare una cosa simile credevo che Renato fosse matto. Adesso credo invece che sia la persona giusta. Ha fatto sempre tutto per gli altri e questa città ha bisogno d’amore”.
Francesca Fusco, attivissima esponente del sindacato ORSA – Servizi, ha parlato della centralità del lavoro, delle cattive gestioni clientelari del passato, dei problemi della città, tra cui i rifiuti, convinta che in questo momento, accanto ad Accorinti, si stia facendo “il bene della città”.
Un momento particolarmente toccante, è stato quello in cui sono intervenuti, a fianco a Renato Accorinti, dinnanzi alla platea, Piero Campagna, fratello di Graziella, e Gianluca Manca, fratello di Attilio, accomunati dalla lotta alla ricerca della verità per i loro congiunti. “In tutti questi anni sei sempre stato accanto alla mia famiglia per onorare la memoria di una ragazzina di 17 anni uccisa dalla mafia”, dice Campagna, interrotto da fragorosi applausi. Ed ha poi proseguito: “Nonostante quasi 18 anni di lotta ti ho visto sempre accanto come se fossi tu il fratello di Graziella”. E chiude con un “fraterna” raccomandazione: “Cerca, nel futuro che ti aspetta, di stare ancora con le persone accanto alle quali sei stato fino ad ora”.
Gianluca Manca parla di persona onesta legata alla cultura, e per questo cita Federico Garcìa Lorca: “La cultura costa cara, ma non averla costa molto di più”.
Mariano Massaro, anch’egli dell’ORSA, di cui è segretario regionale, per incoraggiare Accorinti tira fuori con ottimismo tutta la sua grinta: “Ce la giochiamo e la vinciamo. E’ una lotta civica di gente onesta”. E lancia un appello nell’interesse di tutti: “E’ l’ultima speranza a cui affidarci, sosteniamolo fino alla fine”.
Daniele Ialacqua, esponente di Legambiente: “La città sino ad oggi è stata gestita da gente incompetente” e porta, come esempio virtuoso, il Teatro Pinelli, dove in un mese, senza spese, si sono tenuti eventi che in un altro teatro si sarebbero realizzati in un anno spendendo tantissimi soldi. E parlando del candidato: “Quelli di Renato – dice – non sono interessi né di parte né di partito”. E gli fa una raccomandazione citando il celebre libro della Tamaro: “Va dove ti porta il cuore”.
Accorinti, all’atto del suo intervento, superata l’emozione iniziale, come si prevedeva, è andato giù come un fiume in piena. Ha tratto tantissimi argomenti, tutti col piglio giusto. “Questa non è una cosa che faccio per me, la facciamo per noi. Ogni essere umano è fondamentale, anche se la pensa all’opposto di come la pensiamo noi. L’importante per questa città è lottare ogni giorno come se fosse l’ultimo. Aprire questa strada sembrava impossibile, eppure oggi l’abbiamo fatto. Si vince se la direzione è quella giusta.”
Il candidato sindaco cita sua madre, Umberto Terracini, la Costituente. Senza mezzi termini ritiene che, qualora il cittadino delegasse sul suo destino, la democrazia ne uscirebbe “mortificata”. E pensa al domani: “Le nostre lotte hanno un valore alto, guardiamole con gli occhi dei bambini, altrimenti il futuro sarà rovinato. La cultura è il nostro futuro. La bellezza della vita è saper trovare le strade della saggezza. Camminando per strada mi piace sentire la bellezza delle persone, la loro tenerezza. Quando si dice di voler essere il sindaco di tutti, occorre specificare che si deve partire dagli ultimi”.
Va poi al sodo su taluni progetti che portava vanti da tempo: “Per attraversare lo Stretto – dice – costituiamo la flotta comunale, un servizio pubblico che consenta con pochi soldi di andare a Reggio nel segno della continuità territoriale”. E poi continua: “Se divento sindaco rinuncerò allo stipendio, mantenendo quello di insegnante, quantunque non sia certamente alto. Verrò al Municipio in bicicletta. Sarà vietato, in caso di viaggi istituzionali, soggiornare in alberghi di lusso. Tutte le spese saranno immediatamente pubblicate on line”. Passa, quindi, al caso del momento che sta alimentando il dibattito in città, citando anche il Vangelo: “Sul problema del Teatro Pinelli si guarda la pagliuzza e non la trave. L’illegalità è delle istituzioni che per 17 anni hanno lasciato la struttura in quelle condizioni. Occorre perseguire chi ha fatto perdere quel teatro e chiuso quegli spazi alla città”.
Poi, con tre colpi sincopati sulla campana tibetana che utilizza a scuola per far meditare i ragazzi, regala una bella suggestione: “Emette vibrazioni che entrano nel cuore” dice alla platea.
Alcune domande che gli vengono poste, danno ancora più forma al suo progetto. Queste, in sintesi, alcune risposte che dà: “Le scuole sono comunali, è il caso che restino aperte anche in orario extrascolastico ed essere adibite a varie attività culturali”. E più specificatamente sulla questione politica, riguardo eventuali apparentamenti: “Non farò accordi sottobanco con nessuno. Chiunque venga noi siamo qua, a condizione che si lavori per il bene comune”. Ed ancora: “Non farò le primarie col PD. Non che per me esso sia il male del secolo, ma semplicemente perché il PD di Messina è il partito di Genovese”.
Quanto al programma da stilare, Accorinti ha organizzato una serie di incontri aperti alla cittadinanza che si terranno ogni martedì e giovedì pomeriggio sempre nel salone delle Bandiere di Palazzo Zanca.
Nell’ambito di tanti interventi dal pubblico con domande e proposte, sono intervenuti, tra gli altri, l’attore Maurizio Marchetti, il giornalista Tonino Cafeo e l’architetto Maurizio Rella.
Durante l’intervento di Accorinti la platea fremeva, perché dal “Pinelli” arrivavano notizie che lasciavano prevedere un immediato intervento di sgombero. La “visita” della Polizia, che è avvenuta congiuntamente ai Vigili del Fuoco, non ha tuttavia prodotto effetti immediati, anche se il rischio che ciò avvenga è costante. Ne ha dato direttamente notizia Claudio Risitano, intervenuto sul finire della seduta.
Tra un passaggio e l’altro, in mezzo a tante idee di Accorinti, spicca un progetto di interreligiosità e interculturalità con cui farebbe incontrare due località sacre per eccellenza: Assisi e Benares.
Il neocandidato sindaco di Messina, conclude citando Galeano, sull’utilità di traguardare sempre l’utopia all’orizzonte, ed una frase di Gaber che gli si addice tutta: Voglio essere “un uomo concreto come un sognatore”.
Corrado Speziale