Stanno andando avanti, stanno costruendo il loro “Ponte†fatto di colate di cemento, speculazione, disprezzo per la democrazia. I cittadini che scenderanno in piazza l’8 agosto a Messina non si opporranno semplicemente ad una singola opera, ma ad una concezione sbagliata, ad un modello perverso.
La manifestazione organizzata dalla “Rete No Ponte†è il frutto di un lungo percorso costruito negli anni che ora si arricchisce di una precisa richiesta, ri-orientare la spesa pubblica allontanandola da grandi opere inutili, dannose e non volute verso la riqualificazione del territorio, a cominciare dalla messa in sicurezza anti-sismica, ed infrastrutture di prossimità, come il traghettamento pubblico dello Stretto.
Le adesioni di associazioni ambientaliste (WWF, Italia Nostra, Legambiente), quelle di partiti e soggetti politici (Sinistra e Libertà, Rifondazione comunista, Pdci, Pcl, Bene Comune, Federazione anarchica siciliana, Unitàcomunista), sindacati (Rdb, Cub, Cobas, Orsanavigazione), centri sociali (Cartella, Zetalab, ExKarcere, Ask, Auro), reti territoriali (Coordinamento catanese No G8, Cordinamento ibleo per la difesa dalle nocività), comitati cittadini (Giovani e Messina, Energia messinese), un’infinitàdi piccole e grandi realtà, tantissimi cittadini e non da ultimo le numerose presentazioni sul territorio del libro “Ponte sullo Stretto e mucche da mungere†sono i segnali inequivocabili di una consapevolezza che non si è mai sopita. Numerosi pullman arriveranno da Palermo, Ragusa, Siracusa, Catania, Reggio Calabria e Cosenza.
Nel corso degli anni si è passati senza pudore dall’esaltazione del mercato e dell’iniziativa privata ad un interventismo statale degno dell’IRI, finalizzato però al trasferimento di denaro dalle tasche dei cittadini (quella parte di cittadinanza che paga le tasse) ad un ristretto circolo di contractors ben legati alla politica. Il Ponte come i rifiuti, l’acqua privatizzata come l’economia di guerra sono le “mucche da mungere†che arricchiscono pochi speculatori ed aumentano la distanza tra ricchi e poveri, spesso con metodi autoritari.
Pietro Ciucci ha da pochi giorni aggiunto alla carica di presidente dell’Anas e della SocietàStretto di Messina (di cui Anas è azionista con l’82%) l’incarico barocco di “Commissario Straordinario per il riavvio delle attivitàâ€Â, con il compito specifico di “rimuovere gli ostacoli†frapposti al Ponte. La formula è inquietante, anche perché più volte il governo ha minacciato “l’uso dell’esercito†contro quelle “minoranze†che oseranno opporsi all’avvio dei cantieri. Ma c’è anche l’aspetto economico, non meno preoccupante. In sessanta giorni, Ciucci dovrà“adeguare†i contratti stipulati con Impregilo (vincitrice di una gara dai contorni mai chiariti) e con “le societàaffidatarie dei servizi di controllo e verifica della progettazione definitiva ed esecutivaâ€Â.
Pur non essendoci ancora un progetto definitivo, la societàStretto di Messina potràcontare su un contributo di 1,3 miliardi di euro “in conto impiantiâ€Â, ovvero soldi destinati all’acquisto di fattori produttivi “a lungo ciclo di utilizzoâ€Â. Soldi da spendere subito, e male. Secondo i ministri Matteoli e Tremonti, giàalla fine dell’anno potranno essere avviati i “cantieri a terraâ€Â, cioè tutte quelle che opere pensate in vista del Ponte, ma altrettanto inutili e forse ancora più dannose del “mostro sullo Strettoâ€Â.
Un delirio di svincoli, raddoppi, gallerie, varianti e viadotti che dovranno collegare il casello del Ponte alle strade ed alla ferrovia della città, e raddoppiare le corsie in previsione di un aumento del traffico che non ci sarà. Giàda sole, le opere correlate trasformeranno l’area dello Stretto in un immenso cantiere per un tempo indefinito. Nessuno crede ai sette anni promessi da Ciucci, basta vedere l’esempio dell’ammodernamento della Salerno – Reggio Calabria, gestito da Anas ed in parte da Impregilo, avviato nel 1990, costato 17 volte di più, perennemente “infiltrato†da tutti i clan di camorra e ‘ndrangheta presenti lungo il tracciato.
Intanto prosegue il “sacco edilizio†della cittàdi Messina. E’ stato approvato il progetto per il Tirone, unico quartiere storico sopravvissuto al cataclisma del 1908. Un parcheggio sotterraneo da 1400 posti su 6 piani, l’ennesimo centro commerciale e tanti nuovi palazzi potrebbero eliminare l’ultimo residuo di centro storico. Le mura che hanno resistito alle scosse del grande terremoto rischiano cento anni dopo di crollare di fronte alla furia dei palazzinari e del partito del cemento.
Rete No Ponte.