Il 26 luglio, appena passato, ricordando Rita Atria, che se ne andava 20 anni fa.
Una settimana dopo la strage di via d’Amelio, Rita Atria si uccise a Roma, dove viveva in segreto, lanciandosi dal settimo piano.
Sono state tante le manifestazioni tra istituzione, società civile e associazioni antiumafia che l’hamnno ricordata.
“Rita non t’immischiare, non fare fesserie” le aveva detto ripetutamente la madre, ma, Rita aveva incontrato Paolo Borsellino.
Con il giudice si apre, parla, racconta fatti.
Fa nomi.
Indica persone. Rompe il silenzio dell’omertà.
Un fatto ritenuto, gravissimo in quel pezzo di sicilia, anche perchè Rita Atria era nata da una famiglia mafiosa.
A undici anni perde il padre Vito, mafioso della famiglia di Partanna.
A 17 perde il fratello Nicola, entrambi uccisi in una guerra di mafia.
Lei è solo un’adolescente quando fa la sua scelta e cerca nella magistratura giustizia per quegli omicidi.
Inizia a raccontare tutto quello che sa a Paolo Borsellino, – inizia un percorso condiviso con la cognata Piera Aiello, – che divenne cittadina onoraria di Brolo nel giorno in cui le venne intitolata la sala multimediale – a cui si lega come a un padre.
Il suo è per noi un esempio ed è un dovere ricordarla.
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