Palermo e la Giovane Italia ricordano il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, nel ventennale della strage di Via D’Amelio, con la classica fiaccolata organizzata dai giovani del Pdl e dalle altre sigle del forum XIX Luglio che comprende oltre quaranta sigle.
Molti gli ospiti d’onore della giornata tra cui il Segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano, il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, i deputati nazionali Ignazio la Russa e paola Frassinetti, l’Europarlamentare Roberta Angelilli e il Sindaco di Roma Gianni Alemanno. Al corteo hanno aderito circa 600 persone, notevole la partecipazione delle sezioni della Giovane Italia di tutta la Sicilia mentre era ben presente anche la società civile.
Il corteo ha preso forma a Piazzale Veneto per poi terminare in Via D’Amelio proprio sotto l’abitazione della madre del giudice, dove poi è esplosa la macchina carica di tritolo che ha ucciso Borsellino. Proprio nel momento cruciale della manifestazione, cioè verso la fine, si sono registrati dei disordini visto che, contemporaneamente, in Via D’Amelio si stava svolgendo la manifestazione dell’Associazione L’Agenda Rossa che prevedeva il comizio del celebre giornalista Marco Travaglio e il concerto di Daniele Silvestri. Poco dopo che, come da programma, i ragazzi della Giovane Italia hanno terminato il loro cerimoniale cantando l’inno di Mameli, un gruppo di esponenti dell’altra Associazione hanno ricoperto d’insulti l’Onorevole la Russa e Angelino Alfano, intonando slogan del tipo “Fuori la mafia dallo Stato”.
È comunque triste pensare come in una ricorrenza così tragica e importante per tutti i siciliani, non si perda occasione per rimarcare diversità politiche quando nei giorni precedenti si parla di Borsellino come un eroe senza colore.
Ma quanto accaduto è la logica conseguenza della scelta, risultata alquanto infelice, di far confluire il corteo nello stesso luogo dove si doveva svolgere la manifestazione dell’Associazione delle Agende Rosse creando tutti i presupposti per il disordine pubblico.
Nessun problema, invece, si è registrato durante il corteo che è partito da Piazzale Veneto verso le 20,30. La fiaccolata ha avuto come tema principale, la richiesta di fare luce sui fatti di quegli anni, visto che la questione della trattativa tra lo Stato e la Mafia ritorna spesso a galla, proprio in concomitanza con gli anniversari delle stragi, quasi come un balordo scherzo del destino.
Ci sarebbe da chiedersi se la lotta di Borsellino e tutti coloro che hanno perso la vita per combattere la mafia, sia ancora in corso di svolgimento oppure no.
Proprio su questo argomento si è espressa Carolina Varchi Vicepresidente nazionale della Giovane Italia, che ha sottolineato come la lotta per la legalità non sia affatto conclusa “la partita è ancora apertissima – ha dichiarato la Varchi – non solo per quanto riguarda quegli anni, ma anche adesso. Innanzitutto ritengo che fino a quando non si farà piena luce sui fatti di quegli anni non si arriverà mai ad una vera conclusione.
Adesso viviamo in un periodo in cui la mafia è silente ed è proprio in questi momenti che lo Stato deve tenere gli occhi aperti, perché il fenomeno della criminalità mafiosa è ancora molto radicato in Sicilia e in altre zone del Sud Italia”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Onorevole Paola Frassinetti che spiega come, probabilmente, nel corso di questi vent’anni sia mancato un pizzico di coraggio “certamente la questione tra Stato e Mafia è ancora aperta – ha spiegato la Frassinetti – quello di oggi non deve essaere una ricorrenza fine a sé stessa ma uno sprone per il futuro. In questi vent’anni ritengo che sia mancato il coraggio di andare a fondo nelle vicende di quegli anni tragici”.
Vent’anni dopo la lotta di paolo Borsellino sembra più attuale che mai, sono in molti a pensare che l’aver fatto prendere coscienza dell’esistenza della mafia all’intero paese, abbia rappresentato la vera vittoria di tutti coloro che hanno perso la vita in quegli anni. Non bisogna però commettere l’errore di apprendere l’insegnamento e richiuderlo in un cassetto, perché se a vent’anni di distanza da Via D’Amelio si chiede maggior trasparenza alle istituzioni nazionali e locali, quello stesso insegnamento, forse, non è stato appreso da tutti.
Antonio Macauda