Federbiologi Sicilia ha presentato un ricorso al TAR di Palermo contro la normativa regionale che consente alle farmacie di diventare presidi ospedalieri di prossimità. Secondo il sindacato, rappresentato dal dottor Pietro Miraglia di Brolo, questa normativa lede la professionalità dei laboratori di analisi cliniche e viola specifiche normative.
che la salute dei cittadini non sia messa in secondo piano rispetto agli interessi economici.
Nell’articolata documentazione legale, redatta dagli avvocati Paolo e Nunziatina Starvaggi, si sottolineano le motivazioni del ricorso, evidenziando illegittimità e il ruolo delle diverse parti coinvolte nella tutela della salute pubblica.
Federbiologi Sicilia S.Na.Bi.L.P. (Sindacato Nazionale Biologi Liberi Professionisti) ha coinvolto nel ricorso l’Assessorato della Salute, il Dipartimento Regionale per la Pianificazione Strategica – Servizio 7 – Farmaceutica, e le Aziende Sanitarie Provinciali di Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Catania, Agrigento, Trapani e Caltanissetta, oltre all’Assofederfarma Sicilia e al Ministro della Salute.
Il sindacato contesta la decisione dell’Assessorato della Salute di avviare una “fase sperimentale” che consente alle farmacie di fornire servizi medici sia all’interno che all’esterno dei loro locali. I ricorrenti sostengono che questa normativa crea una disparità di trattamento, alterando le regole di un mercato già competitivo.
Gli avvocati di Federbiologi Sicilia argomentano che la normativa non fornisce le garanzie costituzionali adeguate e contrasta con i principi di uguaglianza, oltre a violare il principio di buon andamento della pubblica amministrazione e l’economicità dell’azione amministrativa. Essi evidenziano che, a differenza delle farmacie, le strutture sanitarie e i laboratori devono soddisfare requisiti rigorosi per ottenere l’autorizzazione e l’accreditamento.
La normativa regionale è accusata di aver distorto il mercato, ampliando le prestazioni sanitarie affidate alle farmacie senza le necessarie regolamentazioni, il che potrebbe portare a conflitti di interesse. I legali, supportati da altre strutture sanitarie che operano da decenni, sostengono che l’azione dell’Assessorato ha violato il principio di libera concorrenza.
Il ricorso evidenzia le possibili conseguenze negative della normativa, tra cui la disparità di trattamento e la potenziale compromissione della qualità e sicurezza delle prestazioni sanitarie, a causa della formazione inadeguata dei farmacisti rispetto a biologi e medici specialisti.
I legali chiedono al TAR di sospendere l’esecutività della normativa, considerandola potenzialmente illegittima e dannosa per la concorrenza e le strutture sanitarie esistenti.
In conclusione, i ricorrenti chiedono al TAR di riconoscere l’illegittimità della normativa e di stabilire una regolamentazione chiara ed equa, in grado di proteggere la concorrenza e i diritti dei cittadini
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