I rifiuti saranno uno degli argomenti caldi della prossima campagna elettorale, talvolta però la tematica viene affrontata in maniera troppo demagogica e scontata senza tener conto di quelle che sono che sono le potenzialità finanziarie e tecniche di un territorio che nulla hanno a che vedere con gli slogan da campagna elettorale.
Il rischio è facile intuirlo, visto che poi, volenti o nolenti, ci si dovrà confrontare con la realtà di una città che prevede due aziende per lo smaltimento dei rifiuti (le cui funzioni non sono state ancora ben recepite dai cittadini nonostante siano passati quasi dieci anni) e con problematiche insolute e progetti comunque interessanti per il futuro. Per uscire fuori da ogni equivoco sarà necessario ripartire da ciò che già si ha ma che fino ad ora non è stato sfruttato a dovere soprattutto per colpa di una politica amministrativa troppo pigra.
L’ATO 3, che da sempre si occupa della gestione tecnica e burocratica, è da diversi mesi sotto il controllo del commissario liquidatore Michele Trimboli che avrà il difficile compito di traghettare l’azienda nell’era della TARES, la tassa che prenderà il posto della TARSU, e che sarà esclusivamente a carico dei cittadini e che è entrata in vigore l’1 gennaio. Con questa tassa i cittadini messinesi, anche quelli più attenti all’aspetto ambientale, oltre al danno subiranno una vera e propria beffa visto che ancora non è previsto alcuno sgravio per chi porta i propri rifiuti, differenziandoli, nei sette centri di raccolta sparsi per la città (Gravitelli, Giampilieri, Pistunina, Tremonti, Spartà, Pace e Larderia). Questi centri di raccolta, le così dette isole ecologiche, rappresentano un’occasione persa per la città, se pensiamo che sono passati già cinque anni dall’inaugurazione della prima, visto che godono di una copertura legislativa ma gli sgravi fiscali di cui dovrebbero godere i cittadini che ne usufruiscono, non sono ancora stati registrati presso l’Albo dei Tributi.
Una storia tutta messinese insomma che rende ancora più amare le riflessioni sulla questione “da troppo tempo ormai la gestione e lo smaltimento dei rifiuti non sono una priorità per la politica locale – ha dichiarato amaramente il commissario dell’ATO 3 Michele Trimboli – così facendo si rischia di mettere in cattiva luce il lavoro di un’azienda che alla fine del 2012 ha fatto crescere, tra mille difficoltà, il tasso di differenziata all’8 %. La vicenda dei centri di raccolta rischia di toccare il paradossale se pensiamo che Messina è l’unico capoluogo ad avere i centri pubblici anzi a Pace e Larderia, ove è possibile confluire rifiuti elettrici (RAE), siamo ben oltre la media prevista dalla legge con le 1400 tonnellate annue. Inoltre quando si parla di differenziata in provincia di Messina – ha continuato Trimboli – bisogna fare attenzione a saper leggere i dati visto che ci si confronta con territori molto meno ampi e poi sono percentuali relative alla raccolta nei centri abitati senza però aggiungere che i rifiuti vengono poi portati a Mazzarà Sant’Andrea”.
Il punto debole della filiera è senza dubbio quello relativo allo smaltimento visto che per il secco (carta, vetro, plastica e alluminio) è attivo il centro Pace che però è tremendamente piccolo visto che può smaltire solo 10 tonnellate al giorno. La situazione non migliora invece per lo smaltimento dei rifiuti umidi visto che il centro di smaltimento più vicino si trova a Caltagirone (280 Km) per cui sarebbero necessari circa mille euro al giorno. Bastano questi dati per capire come la differenziata, senza le dovute strutture, diventi un prototipo di antieconomicità. Qualcosa però bolle in pentola visto che vicino l’ex inceneritore di Pace è in fase di costruzione un impianto di smaltimento del secco di 100 tonnellate giornaliere e che sarà inaugurato a Giugno. La realizzazione di questo centro di smaltimento avrà un costo che si aggira intorno ai 6-7 milioni di euro finanziabili attraverso fondi regionali ed europei. Mentre per favorire lo smaltimento dei rifiuti umidi si attendono novità circa il progetto, che per la verità è già stato reputato meritevole di finanziamento da parte della Regione, che prevede l’installazione di un centro di smaltimento dell’umido all’interno del già esistente impianto di depurazione di Mili. Questo impianto non solo renderà più agevole lo smaltimento e il riutilizzo del rifiuto ma, attraverso un complicato processo chimico, creerà energia pulita attraverso l’incontro tra i rifiuti umidi, e tutta la loro lavorazione, e gli stessi fanghi di depurazione.
Questo processo avrà anche un’importante valenza economica visto che, così facendo, l’impianto sarà doppiamente fruttifero. È giusto però sottolineare come questi progetti ancora sono solo tali e cozzano con una città che ha un tremendo bisogno di normalità, una città che deve imparare a rispettarsi e volersi bene reclamando, come giusto che sia, strade più dignitose e più spazi verdi.
Però è anche vero che i messinesi sono i primi artefici dell’incuria di una città che stenta a decollare e trovare la strada che porta, appunto, alla normalità.
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