Esiste in Europa un pensiero non allineato e trasversale che parte dalla Nuova Destra Francese e arriva a settori laburisti radicali in Inghilterra. Un pensiero che sento molto vicino alla mia sensibilità. Parla Fabio Granata, assessore alla Cultura ddi Siracusa, Oggi città di frontiera sul caso dell’emigrazione.
Un pensiero radicalmente critico verso capitalismo e liberalismo e che ritiene che le migrazioni di massa danneggino prima di tutto gli immigrati stessi e le fasce più povere della popolazione dei paesi che si illudono di poter accogliere senza limiti e regole chiare.
Un pensiero che guarda con simpatia al recupero del panafricanismo e delle lotte per l’emancipazione dei popoli africani in Africa, popoli affamati e sfruttati dal neocolonialismo.
Tutte suggestioni di cui in Italia poco o niente si parla.
È così ci si divide tra chiusure incivili sui diritti dei deboli e ipocrite teorizzazioni di una apertura senza limiti e di un mondo senza confini.
Per non parlare poi di una Europa ancora oggi preda del Fondo Monetario Internazionale e dove i partiti socialisti sono diventati tutti capitalisti e liberali tanto quanto i partiti della destra, dimenticando la loro funzione originaria di avanguardia sociale e rappresentanza delle classi popolari. Solo minoranze hanno sentito parlare diffusamente, in Italia e in Europa , delle lotte panafricane di Thomas Sankara(il
Mitico Tom Sank) di Patrice Lumumba, di Kwamé Nkrumah.
Solo retoricamente e superficialmente si conosce l’esempio di lotta di Nelson Mandela e si criminalizza tour court la memoria di Gheddafi.
Populismo incolto e neoliberalismo radicale mi sembrano infine due facce della stessa medaglia.
La globalizzazione produce molti vincitori tra le élite, ma milioni di perdenti nel popolo il quale intuisce benissimo che la globalizzazione economica apre la strada alla globalizzazione culturale e alla omologazione dei popoli ridotti a terminali dei consumi.
In questa chiave le migrazioni senza limiti sono fenomeni strumentalizzati (in un senso o un altro) dagli attuali contendenti sulla scena politica.
Non si può sviluppare un pensiero antagonista verso il neocapitalismo difendendo le dinamiche migratorie senza limiti di cui la classe operaia e quelle subalterne sono le prime vittime. Specularmente le forze politiche specializzate nella denuncia anti-immigratoria non sono nient’altro che partiti demagogici e piccolo-borghesi, che cercano di capitalizzare consenso sulle paure e sulle miserie del mondo attuale praticando la politica del capro espiatorio.
Bisogna infine distinguere l’immigrazione e gli immigrati.
L’immigrazione è un fenomeno comunque negativo, in quanto frutto della miseria e della necessità, e i seri problemi che pone sono ben conosciuti.
È quindi necessario cercare, se non di sopprimerla, almeno di rimuoverne il carattere troppo massiccio che la caratterizza attualmente.
È evidente che non risolveremo i problemi del Terzo Mondo invitando i suoi popoli a venire ad installarsi in massa nei paesi occidentali!
Nello stesso tempo, bisogna avere uno sguardo più globale dei problemi attuali: credere che sia l’immigrazione a minacciare le identità nazionali è un errore. Ciò che minaccia le identità è inanzitutto il tipo di esistenza che prevale oggi nei paesi occidentali e che rischia di estendersi progressivamente al mondo intero.
Non è colpa degli immigrati se gli Europei non sono più capaci di dare al mondo una loro visione e un Modello.
E il “Modello italiano”, dalla antichità classica, passando dal rinascimento alle avanguardie più recenti, è sempre stato caratterizzato da una Identità dinamica e mai sulla chiusura etnica. Fin dal Civis Romanus Sum…essenza e forza di Roma!
L’immigrazione è una conseguenza prima di essere una causa: costituisce un problema perché, di fronte a degli immigrati che sanno spesso conservare le loro tradizioni, gli Occidentali e gli italiani hanno già scelto di rinunciare alle loro.
L’americanizzazione del mondo, l’omogeneità dei modi di produzione e di consumo, il regno della merce, l’estensione del mercato planetario, l’erosione sistematica delle culture sotto l’effetto della mondializzazione mettono in pericolo l’identità dei popoli molto di più dell’immigrazione.
E sopratutto non giustificano cattiverie e chiusure verso i bambini e verso chi ha bisogno di soccorso in mare…
Ci tornerò…