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RIFLETTORI – Da Casapound a Militia, le enormi differenze nella destra radicale

 

 

È piuttosto vero,  che dopo l’incusione dei giovani del Blocco studentesco – organizzazione giovanile di Casa Pound – al Giulio Cesare e prima al Mameli ed al Galileo Galilei sotto lo striscione con scritto “no alla legge Aprea”, con fumogeni gialli e le bandiere con la scritta bianca su sfondo nero “Ls” attraversata da una spada, guardare dentro la galassia “dei fascisti del terzo millennio” va oltre la semplice curiosità.

I fascisti di Lotta Studentesca – organizzazione giovanile di Forza Nuova in competizione con quelli di Blocco Studentesco – hanno rivendicato i raid.

“E’ iniziata questa mattina la mobilitazione di Lotta Studentesca contro la legge Aprea ed i provvedimenti inseriti dal Governo Monti nella legge di stabilità” dicono ed i loro slogan sono “Fuori i privati dalle scuole”, “No alla legge Aprea”, “Più potere agli studenti” annunciando presidi e nuove iniziative nei diversi istituti della Capitale.

Ora gli inquirenti della procura di Roma sono in attesa di una informativa della Digos in relazione ai blitz avvenuti ed hanno fermato in tutto 5 ragazzi, tra i quali due minorenni.

Ma chi sono?

Partiamo da Casapound, che è in effetti un’organizzazione diversa dalle altre nel panorama della destra radicale italiana (e loro rifiutano anche di essere collocati all’interno della destra radicale).

È un fatto che Gianluca Casseri, lo stragista-suicida di Firenze, fosse un iscritto a Casapound, ma è anche vero che mai Casapound ha lanciato campagne contro l’immigrazione.

Nelle varie manifestazioni che rimbalzano da anni in Italia contro i campi nomadi, le bandiere di Casapound non si vedono.

Per dirla tutta, sono molto più presenti slogan xenofobi in un partito istituzionale e per anni al governo come la Lega che in un’organizzazione come Casapound.

Né tantomeno, dai suoi militanti, si ascoltano deliranti proclami sulla supremazia bianca o sulla difesa della razza.

È un movimento in forte crescita Casapound, che ha sottratto spazio ad altre organizzazioni di destra ma che va anche a incalzare la sinistra radicale.

Casapound si muove su quel terreno, aprendo centri sociali di destra.

Le battaglie sono quelle contro Equitalia e per il diritto alla casa, per la sicurezza sul lavoro, contro la riforma Gelmini.

Sulla stessa traccia le battaglie culturali: due anni fa assaltarono goliardicamente la sede dove si svolgeva il casting del Grande Fratello.

Non nascondono la loro simpatia per Che Guevara o Pier Paolo Pasolini.

Hanno messo anche in piedi progetti di solidarietà, in Italia e all’estero.

L’idea, più volte enunciata, è quella di un superamento del conflitto destra-sinistra. Anche se poi, con un contraddizione evidente, uno dei giovani dirigenti di Casapound è in carcere, a Roma, con l’accusa di aver aggredito, assieme ad altri, tre militanti del Pd.

Si definiscono “fascisti del terzo millennio”, quelli di Casapound, la loro è un’organizzazione laica, dicono di voler andare avanti, di non voler restare legati al passato.

Gianluca Casseri era però uno che nel passato ci viveva, legato alla più radicata tradizione della destra. Aveva scritto anche un saggio, “Frodo Baggins, l’eroe che non ha fallito”.

Parlava di Tolkien ma anche di “dominio ebraico”, con tesi apertamente razziste.

Anche questo, l’antisemitismo, è lontano da Casapound.

Più facile trovare tesi antisemite in un’altra organizzazione, Forza Nuova, che si trova all’estremo opposto della destra radicale. FN è inquadrata, chiusa, un apparato.

Quelli di Forza Nuova sono integralisti cattolici, tutti Dio Patria e Famiglia, radicati nel loro odio contro tutto ciò che è di sinistra.

Il loro inno mette i brividi, i loro slogan pure. Si ispirano a Corneliu Codreanu che in Romania, negli anni Trenta, fondò la Guardia di Ferro, paranazista.

Nei mesi scorsi si parlò anche di scontri fisici, a Milano, tra quelli di Casapound e Forza Nuova. Scontri però smentiti dalle due organizzazioni.

Non sono certo solo Casapound e Forza Nuova sono le organizzazioni attive nelle destra estrema.

A Roma – scrive Stefano Nazzi sul suo blog – c’è  Militia, un gruppo apertamente antisemita. Militanti di questo gruppo sono spesso accusati di associazione per delinquere, violazione della legge Mancino, diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico, apologia del fascismo, deturpamento di cose altrui, procurato allarme e minacce alle istituzioni e ai loro rappresentanti.

C’è poi molto altro, gruppi e gruppuscoli con militanti che passano da un’organizzazione all’altra e che poi magari finiscono nella destra istituzionale: a Milano alcuni giovani dirigenti del Pdl provengono da Forza Nuova e mantengono contatti costanti “elettorali” con la destra radicale.

È un magma complesso quello dell’estrema destra (per capirci qualcosa c’è il sito di Ugo Maria Tassinari, Fascinazione) ma è proprio Casapound, il polo aggregante ed in forte ascesa e vuole marcare le sue differenze. Certo, quando poi nelle interviste chiedono a Gianluca Iannone, fondatore di Casapound, che cosa pensi di Benito Mussolini, lui risponde che è stato il più grande statista della storia d’Italia. E questo lo dicono anche tutti gli altri militanti della destra radicale italiana (e forse non solo quelli della destra radicale).

Da leggere pert comprendere il quadro anche la nota “Fascisti del terzo millennio è la Cosa Nera in cerca d’autore” redatta da “Oltrenero” (Contrasto) di Alessandro Cosmelli

Una galassia di sigle affolla il panorama dell’estrema destra in italiana. Storace è il baricentro: tende la mano al Pdl ma contemporaneamente si smarca per conquistare i ‘nostalgici’.

Poi ci sono CasaPound e Forza Nuova che tentano la strada della legittimazione politica.

I giovani e giovanissimi della Roma bene confluiscono in Contro tempo, i romani antisionisti in Militia, i milanesi di Leatà e azione.

Si alleano. Si dividono. Cambiano pelle.

Si inabissano e riemergono.

Sempre più liquidi, sempre più sdoganati.

A volte, quasi sempre, da separati in casa.

All’occorrenza persino “di sinistra”, funamboli del maquillage.

Sono la Cosa Nera d’Italia. Fascisti e post fascisti. Del terzo millennio.

Ma alcuni sono rimasti al secondo: e giurano di starci molto bene.

Più che per blocchi si dividono per strati: conservatori duri e puri, modernisti, lepeniani, istituzionali moderati, affaristi, nostalgici, stradaioli squadristi, movimentisti.

Questi ultimi in leggero vantaggio sugli altri, ma poi neanche tanto se è vero, come è, che i numeri più grossi oggi li fa la Destra in doppiopetto di Storace alleata con il Pdl: non proprio una rivoluzione politica ma, evidentemente, l’unico contenitore capace di traghettare l’italian radical right nell’era un po’ paludata dei tecnici e dell’anti-politica.

Le bande nere d’Italia guardano al nuovo fermento che ribolle nel cuore della vecchia Europa e nei laboratori dell’Est, Grecia, Balcani, Ungheria, ex Unione Sovietica.

Muovono da Mussolini e, dopo giri immensi e a volte indecifrabili, – da Platone a Saviano passando da Che Guevara e madre Teresa -, lì tornano.

Se li pesi in cabina elettorale sono una piuma: sotto il 2%, nemmeno 500mila voti.

In compenso riescono a dirigere il traffico nelle piazze, nelle curve degli stadi, a puntellare i consigli comunali e i cda di aziende pubbliche, a mettersi alla testa di un nuovo ribellismo sociale di ritorno: che siano i Forconi siciliani o la rivolta ultrà contro i rom di Pescara, poco cambia.

Che faccia ha la galassia della nuova destra radicale?
Di quanti e quali pianeti si compone?
Chi la guida?
C’è una caratteristica che, per i fascisti del nuovo millennio, diventa cifra: andare oltre.
Seguendo i passi di questa faticosa rincorsa, a volte un po’ scomposta, spesso contraddittoria, alla ricerca di una faccia nuova, di un cambio di identità, si può ricostruire, formazione per formazione, l’attuale mappa dell’estrema destra.
Un blocco tenuto insieme da uno o più comuni denominatori  –  oggi i più radicati oltre alla teoria dello stato sociale e della lotta all’immigrazione sono l’anti-europeismo e la teoria un po’ generica in base alla quale la crisi economica è il risultato del complotto delle grandi banche e cioè l’emanazione dei gruppi di potere di origine sionista  –  ma percorso allo stesso tempo da profonde divisioni.

LA DESTRA

È considerata il baricentro della galassia, la forza aggregante, quella intorno alla quale, oggi, ruota l’asse politico più solido tra le formazioni che si rifanno alla tradizione del partito fascista prima e del vecchio Movimento Sociale Italiano poi. Un asse che collega la piazza al Palazzo, dove la Destra di Storace è oggi saldamente alleata con il Pdl di Silvio Berlusconi (alle ultime amministrative correvano assieme in quasi tutti i collegi).
La manifestazione del 3 marzo passato a Roma contro il governo delle banche è stata  –  nel panorama dei cortei organizzati da sigle di destra  –  certamente tra le più riuscite. Ventimila partecipanti secondo le cronache dei quotidiani, diecimila secondo la Questura: ad ogni modo l’immagine della folla che in piazza della Bocca della Verità ascoltava il comizio anti-Monti del segretario nazionale Francesco Storace è parsa,  –  a detta di diversi studiosi dei movimenti di destra  –  , una sorta di tentativo di sintesi.
L’inizio di un processo di ricompattamento del frammentato mondo della destra radicale.

Non in chiave movimentista ma specificamente politica: e fa niente se l’alleato Pdl di quell’avversato “governo delle banche” è uno dei sostenitori. La strategia della Destra è (quasi) chiara: da una parte l’alleanza strategica (matrimonio di interesse?) con il Popolo delle Libertà, dall’altra uno smarcamento  –  non nelle liste ma almeno negli slogan  –  capace di attirare il popolo dei delusi di destra: nostalgici di An, fuoriusciti di Futuro e Libertà, tutti coloro che oggi sono in cerca di un alveo politico di riferimento. Non è un caso che La Destra abbia inglobato altre formazioni, alcune non di scarsa rilevanza.

La Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli (celebre la sua dichiarazione “le camere a gas? non sono certo che siano esistite”), ma anche il Fronte Sociale Nazionale di Adriano Tilgher. E poi i “cascami”: sigle e siglette del “laboratorio” romano vicine al sindaco Gianni Alemanno, come per esempio Nuova Destra Sociale (identità-tradizione-rivoluzione) e Movimento Destra Sociale di Giuliano Castellino.
Vuoi per il non brillantissimo stato di salute degli altri partiti e movimenti, vuoi perché è l’unica in grado di fare alleanze con i partiti di governo, La Destra può contare oggi su un bacino di 7-8mila militanti.
Ma, come dimostra la manifestazione di Roma, riesca a triplicare quando scende in piazza. Staccando di gran lunga le altre sigle. Per dire: il 4 marzo la Fiamma Tricolore si è data appuntamento a Milano per una manifestazione nazionale. E c’erano appena 400 persone.

CASAPOUND
L’anno prossimo festeggeranno i 10 anni e chissà se tra gli slogan dell’anniversario ci sarà ancora il mimetico “né rossi né neri solo liberi pensieri” (lo striscione-ariete con cui nell’ottobre 2008 Blocco Studentesco si unì alle proteste di piazza contro l’allora ministro Gelmini salvo poi darsele di santa ragione armati di caschi e spranghe con i collettivi di sinistra). Forse non ci sarà più quello, ma è quasi certo che il mimetismo (“destra e sinistra sono la stessa cosa”, dicono i “fascisti del terzo millennio” in quella che sembra una contraddizione in termini) continuerà a essere la chiave del successo e dell’esistenza delle tartarughe (dal simbolo) di CasaPound Italia.

Nata a Roma nel 2003 come associazione culturale, CasaPound è diventata un network nazionale e si è ormai consolidata come il simbolo del movimentismo della destra radicale. Mobilitazione sociale e buoni propositi vanno a braccetto con ideali mai morti e con un’esplicita attitudine allo scontro fisico. Recupero di spazi sociali abbandonati e iniziative di solidarietà (periferie, senzacasa, nuovi poveri, anziani) convivono con l’urlo violento dei combattimenti a colpi di cinghia e la disciplina marziale delle adunanze. E con gli scontri di piazza. Gli ultimi sono andati in scena il 23 marzo scorso a Casal Bertone e li hanno visti fronteggiarsi con gli antagonisti dei Magazzini Popolari. Ma i cronisti di nera e di giudiziaria si occuparono delle tartarughe nere anche qualche mese prima.

Il 3 novembre cinque militanti del Pd sono stati aggrediti mentre affiggevano dei manifesti in via dei Prati Fiscali, zona nord di Roma. Per quel pestaggio è finito in carcere Andrea Palladino, dirigente di CasaPound per il quale il pm Minisci ha chiesto il rito immediato: lesioni personali aggravate, violenza privata e porto d’arma impropria i capi di imputazione. Botte anche il 24 febbraio a Ostia. Una maxi rissa tra CasaPound e centri sociali ha portato al ferimento di tre persone e al fermo di 24 militanti, 17 dei collettivi e 7 dell’organizzazione che fa capo a Gianluca Iannone.

Un’organizzazione che ogni volta si dice estranea ai fatti.
Anche a quelli, tragici, della strage di Firenze: quel Gianluca Casseri cresciuto a CasaPound (lui scriveva per un sito dell’associazione) che lo scorso dicembre ha ucciso senza motivo due senegalesi per strada e poi si è suicidato.

Duemila iscritti, diciotto sezioni sparse in tutta Italia, tra occupazioni a scopo abitativo e occupazioni non conformi CasaPound, ispirata al poeta americano Ezra Pound e di ispirazione laica, si propone come un esperimento di fascismo sociale, una sfida alla sinistra antagonista sul suo stesso terreno: con temi quali l’occupazione, il mutuo sociale, il caro-vita, il diritto all’aborto, la lotta contro le banche.

Geograficamente CasaPound è Roma e Roma è CasaPound.
Il movimento continua ad avere una forte connotazione capitolina e a fare fatica ad allargare i suoi confini fuori dal Lazio, dove ha un corpo ancora fragile. Politicamente, il presente e il futuro sono incerti: “Ci presenteremo alle prossime amministrative”, ha annunciato il leader Iannone anticipando la volontà del centro sociale di destra di avere dei propri rappresentanti dentro il Palazzo.
Una scelta originata dalla rottura del rapporto con il sindaco Alemanno, rinnegato dalle tartarughe nonostante il regalo dell’amministrazione (l’acquisto della sede del movimento in via Napoleone III per 12milioni di euro).
Ma i giochi non sono ancora fatti e nulla è deciso.
“Se si presentassero alle elezioni si snaturerebbero  –  spiega Saverio Ferrari dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre  –  . Sono sempre stati associazione culturale e non movimento politico, c’è una componente di CasaPound che non vuole tradire questo spirito perché, oltretutto, teme che possa nuocere”. Su che cosa punta il proselitismo delle tartarughe in movimento? Marketing ammiccante. Capacità di penetrazione tra i giovani. E diversificazione.
I legionari in felpa nera sono rappresentati nelle scuole, nei licei e nelle università con la sigla Blocco Studentesco.
E da poco CasaPound ha anche un suo sindacato: il Blocco dei Lavoratori. Una struttura sempre più politica, con uno sguardo ancora indeciso: qualcuno guarda ancora alla Destra, altri vorrebbero andare per conto proprio. Altri ancora vorrebbero restare un centro sociale e basta.

FORZA NUOVA
L’ultimo esperimento, un po’ acrobatico, per ora naufragato, è stato quello di provare a confluire nel movimento No-Tav. Un azzardo, vista la forte connnotazione antagonista dei ribelli nati in Val di Susa. Ma tant’è. Per sopravvivere a se stessa e al calo di consensi degli ultimi anni, Forza Nuova  –  la più cattolica e oltranzista delle formazioni della destra radicale  –  si sta giocando la carta “sociale”, con uno sguardo “a sinistra”. Fino a pubblicizzare le iniziative del movimento che si oppone all’alta velocità Torino  –  Lione.
La marcia di avvicinamento si è però bloccata: si racconta che i forzanovisti abbiano contattato direttamente Alberto Perino chiedendogli di poter partecipare alle manifestazioni organizzate a macchia di leopardo in Italia. La risposta è stata no grazie. Le battaglie più recenti del partito di Roberto Fiore, a forte impronta nazionalista, isolazionista e protezionista, hanno preso di mira il governo Monti, il sistema bancario e l’offensiva contro l’Europa unita.
Slogan a effetto, presidi in piazza ma anche altro: a settembre un centinaio di militanti sono stati sorpresi da un cronista dell’Arena mentre facevano prove di servizio d’ordine in un parco. E il primo maggio, giornata dei lavoratori, l’hanno festeggiato con un corso di autodifesa a Reggio Emilia. Lo slogan era: “Non saremo più cacciati dalle piazze, siamo dentro la crisi e faremo sollevare il popolo”.

Una strategia che va avanti da tempo, con risultati alterni. L’ultima “conquista” è stato il cappello posto sulla rivolta ultras a Pescara: una sollevazione di strada anti rom dopo l’omicidio di un leader dei tifosi pescaresi da parte di un cittadino “zingaro”. Qualche mese fa era sta la volta del movimento dei Forconi siciliani: e anche lì i forzanovisti erano riusciti a mettersi in mostra.

Fino a ieri il partito di Fiore metteva l’accento soprattutto sul tema della sicurezza: adesso l’asse si è spostato sulle condizioni di vita dei cittadini. I modelli politici europei?
Da sempre gemellati con il Front National di Le Pen e con il Partito nazionale britannico, i forzanovisti oggi guardano con interesse all’Ungheria (i militanti milanesi ci vanno spesso in trasferta) e ai greci di Alba d’Oro.
Una rinnovata attenzione all’Europa nazionalista. Ma allo stesso tempo debbono fare fronte ad alcune emorragie interne. Dopo l’uscita dal partito del veneto Paolo Caratossidis, vicesegretario e coordinatore nazionale del partito, Forza Nuova ha perso molto smalto nel Nord-Est, e cioè in uno degli alvei di riferimento. Come recuperare? Tutte le strade sono buone.
Persino inseguire Beppe Grillo e il suo Movimento 5 stelle. “Non si èmischiato con il potere e sullo “ius sanguinis” la pensiamo allo stesso modo – ha spiegato Roberto Fiore pochi giorni fa -. Non si può escludere un’alleanza”.

MILITIA
Romani, fortemente antisionisti, si firmano con un simbolo runico e ricoprono i muri di Roma  –  che è il loro laboratorio  –  con slogan inneggianti alla famiglia, all’aborto, e che offendono e minacciano “ebrei” e immigrati. Protagonisti di iniziative violente e propaganda razzista: il 14 dicembre i carabinieri hanno eseguito cinque arresti e una decina di perquisizioni contro esponenti di Militia accusati di azioni contro la comunità ebraica.

Il loro leader, il 26enne Stefano Schiavulli, è stato arrestato il 7 giugno 2011 con le accuse di sequestro di persona, rapina e lesioni.
L’anno prima era già stato arrestato perché indagato, assieme ad altri camerati (tra cui Maurizio Boccacci), per apologia del fascismo.
Ai militanti di Militia sono state attribuite una serie di azioni contro la comunità ebraica romana e il suo presidente, Riccardo Pacifici, contro la la comunità rumena e la figura del sindaco della Capitale Gianni Alemanno.
Il loro punto di ritrovo è la palestra popolare “Primo Carnera”, nel quartiere di Montesacro, messa sotto sequestro dagli inquirenti.

CONTRO TEMPO
Giovani, giovanissimi. Della Roma “bene”. Si ispirano alla “sovranità nazionale d’annunziana, ai moti risorgimentali e a Roma, dove sono nati i diritti”.

Ma poi quelli di Contro Tempo picchiano, e stanno diventando una banda nera tenuta che nessuno riesce a fermare.
Ai primi di marzo nel liceo Righi due studenti sono finiti in ospedale col naso rotto dopo un’agressione ad opera di militanti di ControTempo.
Una cinquantina di aderenti, in gran parte liceali, sono intenzionati a far fare ai giovani studenti dell’estrema destra un “salto di qualità” nella contrapposizione politica.

LEALTÀ E AZIONE
Sono una costola degli Hammerskin, i temuti “martelli incrociati” con filiali e aderenti in tutto il mondo.

Nascono e operano a Milano, dove la loro organizzazione è molto attiva.
E’ Lealtà e Azione, sedi a Milano, Lodi e Magenta.
Nel panorama dell’estrema destra milanese sono considerati la struttura più militante e organizzata: un centinaio di aderenti “molto palestrati”, raccolgono l’eredità di Cuore Nero, l’esperimento di centro sociale milanese affiliato a CasaPound morto sul nascere.
I punti di riferimento politici sono ex maggiorenti di An poi confluiti nel popolo delle Libertà: Paola Frassinetti e il capogruppo del Pdl in Provincia Mamo Turci, fotografato il 23 aprile al cimitero Monumentale in occasione dell’anniversario dei Fasci di Combattimento.
Al tema tradizionalmente caro della lotta all’immigrazione e alla difesa dei confini nazionali abbinano un’attenzione per questioni ambientali e animaliste e la solidarietà coi serbi del Kossovo.
Per concludere diventa illuminante, dal suo punto di vista, l’intervista pubblicata da Felice La Manna a Ugo Maria Tassinari, autore del libro “Fascisteria” e attento osservatore della galassia nera con il suo blog “Fascinazione”.

CasaPound, il volto dei fascisti del terzo millennio!

CasaPound nasce nel 2003 a Roma con l’occupazione di uno stabile nel rione Esquilino. Attualmente conta oltre 50 sezioni sul territorio, 31 tra bar, pub e librerie.
 Una compagnia teatrale, due scuole sportive, due squadre sportive, 8 gruppi montani regionali (La Muvra), una web radio con 21 redazioni in Italia e all’estero (Radiobandieranera.org), una web tv (Tortugawebtv.org), una rivista mensile (l’Occidentale) ed una trimestrale (Fare Quadrato).
 Alla fine del febbraio 2010 è stato inaugurato un gruppo di paracadutismo sportivo (Istinto Rapace), mentre a fine marzo è stato creato un gruppo di immersioni subacquee (Diavoli di Mare). Non si fanno mancare proprio niente. I fascisti web 2.0 abbinano il vitalismo squadrista alla comunicazione innovativa, scendono in piazza e amano Che Guevara. Sì, il mito dei giovani di sinistra, il volto che sempre vediamo sventolare sulle bandiere rosse nelle piazze. A quanto pare non è una novità. Tassinari lo definisce “un ritorno di fiamma”, «negli anni sessanta si guardava al Che e ai movimenti di liberazione del terzo mondo in chiave anti-russa e anti-americana.»

Cosa vuol dire oggi “essere fascisti”? Chi sono i fascisti del terzo millennio?

Risponde Ugo Maria Tassinari

«Una premessa. Il fascismo è un fenomeno storico che ha segnato il Novecento, espressione di quella che gli storici hanno chiamato “la guerra civile europea”. Dopo la caduta del muro di Berlino, infatti, è emersa una nuova destra radicale, xenofoba, razzista, ma anche liberista e antisociale, che è sicuramente non fascista e talvolta persino antifascista.

Una destra che trova la sua più limpida espressione in Italia nella Lega nord ma che ha messo capo anche a fenomeni inquietanti come Breivik il cui orizzonte ideologico è riconducibile ai ragionamenti e ai discorsi dell’ultima Fallaci.
In Italia oggi è rimasto un unico gruppo organizzato su scala nazionale di quella che un tempo si sarebbe detta destra extraparlamentare e oggi si definisce destra radicale: Forza nuova. Le altre formazioni neofasciste, nate da successive scissioni del partito che un tempo incarnava il neofascismo, la Destra (fuoriuscita da An) e la Fiamma (nata da una scissione del Msi alla nascita di An) sono comunque riconducibili all’area del centrodestra.
Diverso è il fenomeno di casaPound, il movimento giovanile fortissimo nelle scuole di Roma e disseminato con decine di piccli nuclei attivistici ma anche con strutture associative, sportive e culturali in tutt’Italia.
Perché nell’immaginario si richimano al primissimo fascismo: quello degli Arditi e del futurismo, di D’Annunzio e del vitalismo squadrista, ma poi sono assolutamente modernissimi sul terreno della comunicazioni, della logica lobbystica, nell’idea trasversale del fare politica per campagne e obiettivi.»
Per certi aspetti casapound rappresenta la continuità di quelle “politiche” della formazione neofascista “terza Posizione” presenti negli anni 70.
«Terza posizione nasce come gruppo militante per la riconquista della piazza dopo che l’ondata antifascista e la messa al bando della destra exraparlamentare aveva fatto tabula rasa. Si avvantaggia del passaggio alla lotta armata di tanti quadri dell’Autonomia.
CasaPound è una realtà molto più articolata e complessa. Per taluni aspetti se di eredità si può parlare è maggiormente presente in Forza nuova.»

Come spiega il successo di CasaPound?

«Con la capacità di coniugare continuità e innovazione. Chiariamo che si parla di successo rispetto a delle dimensioni di scala comunque ridotta. Che con l’eccezione di Roma, i nuclei attivistici sono di poche decine di militanti. Che quando si è misurata sul terreno elettorale è rimasta al palo.

Ma che, a differenza di Forza nuova, che gestisce le disfatte in una logica di profezia che si autoavvera, ha saputo trarre lezione dalle sconfitte, ritagliandosi, appunto, uno spazio trasversale che le consente maggiori possibilità di movimento, una forte visibilità ma che in qualche modo innesca anche spropositate reazioni dell’antifascisteria preoccupata appunto da questa sua capacità movimentista.»

Come fa a dichiararsi antiborghese una forza nata dalla necessità della borghesia di autoconservarsi?

«Tutto il gruppo dirigente di Potop romano, con l’eccezione di Morucci e di Piperno, erano figli di papà. La matrice sociale in queste dinamiche conta poco. E comunque l’odio antiborghese che anima i “ragazzi di Ezra” ha molto del vitalismo delle avanguardie letterarie prefasciste, il gusto estetico della beffa e della provocazione antipantofolaia di D’Annunzio e Marinetti.»
Non balena a nessuno la possibilità che, al di là dell’eterogeneità dei fini, possa esserci in un futuro la possibilità che destra e sinistra rivoluzionarie condividano obiettivi di lotta immediati in chiave antiborghese? La crisi dell’attuale sistema economico e politico queste domande le pone…
«Che sui grandi temi le posizioni di frazioni di destra e sinistra radicali siano sovrapponibili (dalla Siria a Israele, ma anche sull’opposizione al golpe tecnocratico) è un’assoluta evidenza.
Mi sembra interessante che piccole frazioni di sinistra critica, da Preve a Moffa (per citare due tra gli intellettuali più noti) stiano facendo passi avanti notevoli nella critica delle ingessature del Novecento che ancora intrappolano un pensiero che si autorappresenta come rivoluzionario.
Ma gli elementi rituali di coazione a ripetere antichi riti identitari mi sembrano ancora fortissimi…»
http://www.ondaliberamagazine.it/463-casapound-il-volto-dei-fascisti-del-terzo-millennio/
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