considerazioni
Ospite di “Notturno d’Autore”, il festival letterario itinerante, a Gioiosa Marea, venerdì scorso, si è svolto il salotto letterario con il giornalista-pensatore Marcello Veneziani che ha presentato la sua ultima opera letteraria “la cappa”
Marcello Veneziani dimostra in ogni occasione pubblica, attraverso articoli o conferenze, di favorire, leggendolo o ascoltandolo, la comprensione della realtà. Ovvero fa capire, nelle sue rappresentazioni logiche di una realtà in piena crisi, come dal disordine attuale sia possibile, mediante il patrimonio di studi e letture, seguire un filo di Arianna per uscire dal labirinto in cui ci siamo ficcati e trarre un ordine complessivo utile alle coltivate relazioni che passano tra i valori e le persone, tra coerenze e tradimenti.
Ma ciò che più appare interessante in lui è la lealtà del suo pensiero critico.
Perché la sua lealtà è intrisa di un pensiero forte che non relativizza, che non vive di occasionale trasmutazione dei valori, bensì ricerca rigorosamente nel suo cammino le ragioni di una critica alla omologazione conformista.
Veneziani è chiaro nell’identificarsi con la dimensione di un sacro che non appartiene solo al cattolicesimo. Riesce a farci presagire un futuro nichilista laddove l’uomo, come lo sta facendo in questo contesto, perde di vista che svuotando di dignità la sua presenza terrena, qui ed ora, dimostra che quell’”
#esserci” heidegerriano ha perso la bussola dei valori orientando il tutto verso l’orrore dell’esistenza.
Veneziani, pur dimostrandosi nauseato di ciò che ci circonda, propone una via risolutiva che tende a proiettare radici che provano, come diceva Ionesco, ad
#infuturarsi senza mai perdere la strada di casa. Nella sua vita intellettuale ha vissuto e ha vivificato il pensiero di destra facendolo uscire dagli incantesimi soporiferi e nostalgici e dalle
#istigazioni ai fuochi fatui, fornendo materia magmatica, ma sempre coerente, ad un pensiero critico ordinato, che ha dato forza ad un viaggio civile e sentimentale a quanti si alimentano attraverso le sue pagine.
La sua razionalità è un assalto al cielo, quindi quasi un ossimoro filosofico.
Un
#cielo che bisogna sgombrare dalle persistenti nuvole fatte di troppe ipocrisie, ma la sua stringente logica è anche una suggestiva interpretazione di come l’uomo abbia bisogno di un immaginario diverso, ossia capace di declinare la presenza dell’uomo nella società, in maniera sincera che lo spinga verso un orizzonte in cui anche il ronzare sublime (perché anche questa è vita) di una
#mosca (non certo cocchiera) nella sua inutilità disturbante può condurre ad una dimensione umile, in cui l’uomo, pur vivendo il fastidio, è in grado di sopravvivervi.
Certo questa stessa umiltà gli serve per superare i limiti della “cappa”, di ribellarsi, di costruire un linguaggio comunitario che tenta di andare oltre le soggezioni e l’impoverimento dello spirito, perché sente la necessità di ritrovare la sua propria caratteristica dignità.
Questo è lo spirito che suggerisce
#Marcello_Veneziani, che ci fa vivere l’umana avventura, essendo lui un nostro riferimento intellettuale coltivato negli anni, capace di darci nuove consapevolezze.
In tutto questo suo “ardire pieno di ardore” si sente, ma non lo dice, un bisogno di politica, soprattutto perché la vita dell’uomo e le sue relazioni col mondo non possono prescindere dalla politica (nobile).
Rino Nania