“Un fiore che non morirà mai… Rita Atria a 20anni dalla sua morte”.
Una frase semplice, palloncini bianchi, foto e fiori sulla pietra aranaria che incisa, nel tempo, testimonia l’intitolazione della sala multimedaile del comune di Brolo a questa giovane ragazza. Tutto questo nel ventennale della sua morte, quando la sua tomba, a Partanna, non ha ancora una foto a a ricordarla.
Eppure il suo gesto, come ha detto Salvo Messina, il sindaco di Brolo, la sua denuncia estrema, rimane una testimonianza perenne, un monito per tanti, un esempio ed un impegno.
Rita Atria quindi non avrà una foto sulla tomba a ricordarla, neppure adesso che sono trascorsi vent’anni dalla sua morte, ma viene ricordata a Brolo, come in tutta Italia, e nel mondo, grazie al lavoro delle associazioni antimafia, principalmente di quella a lei intitolata, attivissima e rappresentata da Nadia Furnari, che si batte da anni contro illegalità, la malapolitica e tutte le mafie.
Rita Atria, giovanissima, testimone di giustizia, collaborò con Paolo Borsellino non riesce ancora a trovar pace.
Piera Aiello, cognata della ragazza e anche lei testimone di giustizia, donna-coraggio alla quale BRolo consegno la cittadinanza onoraria, dalla località segreta in cui vive con i figli dice “Che Rita sia ricordata in tutta Italia è molto bello – e continua – ma farlo anche a Partanna è un segnale forte e preciso, è un ricordo che lacera la famiglia e la comunità, quello della giovane Atria, perciò ancora oggi ricordarla in pubblico è un gesto affatto banale, che supera la retorica delle celebrazioni. Parlare ad alta voce di lei e della sua storia vuol dire cristallizzare in un modello positivo il coraggio della sua scelta, per riproporlo ai giovani e, soprattutto, agli adulti di Partanna.
“Solo dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici”, scriveva nel diario la ragazza.
E sapeva esattamente ciò che diceva perché lei, in una piovosa mattina di novembre, dai carabinieri c’era andata veramente, saltando scuola, per raccontare tutto ciò che sapeva dell’uccisione del padre e del fratello Nicola, ma anche degli affari dei mafiosi di Partanna. Senza tentennamenti aveva denunciato ai magistrati le persone a sé care, familiari e amici, seguendo le orme della cognata Piera, anche lei testimone di giustizia dopo l’omicidio del marito Nicola.
Il percorso di Rita sarà segnato da un incontro importante, perché la giovane troverà ad ascoltarla Paolo Borsellino, allora procuratore di Marsala, o “zio Paolo” come imparerà presto a chiamarlo.
Sarà lui a confortarla nei momenti di profonda solitudine, tentando persino di favorire una sua riconciliazione con la madre che l’aveva ripudiata e minacciata di morte.
Un rabbioso e disperato tentativo di riportare a casa la “picciridda”. Ma Rita non avrà tentennamenti e sopporterà a lungo e con caparbietà il peso della sua solitudine. Fino a che qualcosa si romperà. Quando nel terribile 19 luglio del 1992 la mafia ucciderà anche Paolo Borsellino. “Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita – scrive nel suo diario – Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi”.
Si getterà nel vuoto una settimana dopo. Domani a Partanna si proverà a ricordarla. Don Luigi Ciotti e il Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo monsignor Mogavero celebreranno una messa in suo ricordo. “Anche la celebrazione religiosa è importante – conclude Piera Aiello – perché rappresenta un passo in avanti rispetto al passato.
Quando anche le porte della chiesa di Partanna sono state per Rita un muro insormontabile”.
fonte parziali testi comunicato stampa e ilfattoquotidiano.it
aggiungiamo quanto arrivato in redazione:
… il ricordo dei Presidenti delle associazioni ACIB e Peppino Impastato di Brolo, nell’anniversario della scomparsa di Rita Atria, la ragazza che ebbe il coraggio di denunciare la mafia al suo “zio Paolo”, quel Paolo Borsellino che adorava e stimava e per il quale, una settimana dopo il 19 luglio, si gettò nel vuoto dalla finestra di casa sua.
Ecco il comunicato:
“Oggi è un giorno importante. Un giorno non meno importante della commemorazione del 19 luglio che ci lasciamo alle spalle.
Ricorre il ventennale della morte di Rita Atria, la ragazza coraggio di Partanna che ebbe la grinta necessaria per denunciare.
Rita è un’eroina, per la sua capacità di rinunciare a tutto, finanche agli affetti della madre (che la ripudiò e che dopo la sua morte distrusse la lapide a martellate), per inseguire un ideale di giustizia attraverso un percorso di crescita interiore che la porterà dal desiderio di vendetta al desiderio di una vera giustizia.
Rita (così come Piera Aiello) non era una pentita di mafia: non aveva infatti mai commesso alcun reato di cui pentirsi.
Ma, nonostante tutto, ebbe il coraggio di ribellarsi.
Di dire no a quegli stessi lupi che sedevano al tavolo con lei.
Ecco, una storia non meno atroce di quella di Peppino Impastato.
Brolo, tra l’altro, è un paese importante.
Una lapide commemorativa, un gesto per ricordare, per promulgare, per raccontare la storia di Rita.
Non sia un ricordo solo di facciata o propagandistico.
Diventi un modo disinteressato politicamente per far conoscere la storia di una giovane coraggio, simbolo di quel riscatto siciliano per troppo tempo atteso”.