“Piera Aiello ha messo la propria vita nelle mani della giustizia per aiutare lo Stato nella lotta alla mafia. Oggi, lo Stato ha ripagato questo gesto di coraggio e alto senso civico infliggendole una doppia ingiustizia e mettendo la sua vita a repentaglio”. Così Rita Borsellino ha commentato la vicenda che vede protagonista Piera Aiello, la testimone di giustizia che nel 1991, insieme alla cognata Rita Atria, ha denunciato i boss della cosca mafiosa di Partanna. Circa un anno fa, un maresciallo dei Carabinieri avrebbe svelato la località segreta in cui vive oggi la Aiello. Il processo istruito a seguito di questa presunta rivelazione si è chiuso con l’assoluzione del maresciallo. “Non commento la sentenza – continua la Borsellino – Quello che reputo grave è il modo con cui si è arrivati a questa sentenza. Innanzitutto, perché Piera non è stata considerata parte lesa. In secondo luogo, perché nelle carte processuali Piera è stata definita collaboratrice di giustizia, quando è una semplice testimone che, a differenza dei collaboratori, non ha mai commesso nessun reato. Infine, perché in queste carte sono stati pubblicati residenza e numero di telefono di Piera, dati sensibili che potevano e dovevano essere coperti con omissis. A prescindere dalle motivazioni delle sentenza – conclude l’europarlamentare – mi chiedo come mai dei funzionari dello Stato abbiano agito con una tale leggerezza nei confronti di una donna che avrebbero dovuto proteggere. E mi chiedo come degli uomini di legge possano scambiare una testimone per un collaboratore. E’evidente che, nei confronti di Piera Aiello, la giustizia non ha fatto il suo corso”.