“El Novio de la Muerte”. A Malaga, nella cattedrale di San Domenico… anche questa è Pasqua
riproponiamo l’interessante video
I Legionari (ma anche i partecipanti al rito) cantano “Il Fidanzato della Morte” ovvero “El Novio de la Muerte”.
In questo rito della Settimana Santa, ogni anno, il Giovedì Santo, lo squadrone dei Legionari Guastatori del Terzo, corpo d’élite dell‘esercito spagnolo, celebra il cosiddetto Traslado del Cristo de la Buena Muerte (Traslazione del Cristo della Buona Morte), tradizionale e commovente cerimonia che risale al 1883, in cui troviamo i valori della Cavalleria di Cristo vale a dire Fede incrollabile, Obbedienza cieca, Disciplina.
Nessuno nel Reggimento sapeva
chi era quel legionario
così audace e temerario
che alla Legione si unì.
Nessuno sapeva la sua storia,
ma la Legione suppose
che un grande dolore lo avesse morso
come un lupo, al cuore.
Ma se qualcuno, chiunque fosse, gli chiedeva
con dolore e maleducazione lui rispondeva:
sono un uomo che la fortuna
colpì con zampa feroce;
sono un fidanzato della morte
che si unirà con nodo forte
ad una compagna così fedele.
Quando più arduo era il fuoco
e la lotta più feroce
difendendo la sua bandiera
il legionario avanzò.
E senza temere la spinta
del nemico esaltato,
seppe morire come un valoroso
e le insegne salvò.
E dissetando col suo sangue il terreno ardente,
mormorò il Legionario con voce triste:
Sono un uomo che la fortuna ha
colpito con zampa feroce;
sono un fidanzato della morte
che si unirà con nodo forte
ad una compagna così fedele.
Quando finalmente lo raccolsero,
nel suo petto trovarono
una lettera e una foto
di una donna divina.
E quella lettera diceva:
“… Se un giorno Dio ti chiama
reclama un posto per me
che presto a trovarti verrò “.
E nell’ultimo bacio che le inviò
ha dedicato il suo ultimo addio.
Per vederti a mio lato
mia più leale compagna,
mi feci fidanzato della morte,
La strinsi con laccio forte
e il suo amore fu il mio destino!
Ecco il testo in Spagnolo:
Nadie en el Tercio sabía
quien era aquel legionario
tan audaz y temerario
que a la Legión se alistó.
Nadie sabía su historia,
más la Legión suponía
que un gran dolor le mordía
como un lobo, el corazón.
Más si alguno quien era le preguntaba
con dolor y rudeza le contestaba:
Soy un hombre a quien la suerte
hirió con zarpa de fiera;
soy un novio de la muerte
que va a unirse en lazo fuerte
con tal leal compañera.
Cuando más rudo era el fuego
y la pelea más fiera,
defendiendo su Bandera
el legionario avanzó.
Y sin temer al empuje
del enemigo exaltado,
supo morir como un bravo
y la enseña rescató.
Y al regar con su sangre la tierra ardiente,
murmuró el legionario con voz doliente:
Soy un hombre a quien la suerte
hirió con zarpa de fiera;
soy un novio de la muerte
que va a unirse en lazo fuerte
con tal leal compañera.
Cuando al fin le recogieron,
entre su pecho encontraron
una carta y un retrato
de una divina mujer.
Y aquella carta decía:
“…si algún día Dios te llama,
para mí un puesto reclama
que a buscarte pronto iré”.
Y en el último beso que le enviaba
su postrer despedida le consagraba.
Por ir a tu lado a verte
mi más leal compañera,
me hice novio de la muerte,
la estreché con lazo fuerte
y su amor fue mi Bandera.
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