non aspettatevi da me toni infuocati e affermazioni sopra le righe: sono abituata a ragionare e parlare con pacatezza, e con pacatezza cercherò di esporvi le mie idee.
Consentitemi prima di leggere un breve, vi assicuro “breve”,discorso che qualcuno ha fatto prima di me ai suoi concittadini, più di 2400 anni fa:
“Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
E’ questo senso forte di identità che mi sento di sostenere e di condividere.
C’è un modo di essere che alcuni dei miei competitori alla carica di sindaco non possono capire: è l’essere cefalutani.
Noi che non ci siamo mai sentiti “provincia di Palermo”, né di nessun altro!
Noi che non ci siamo mai sentiti feudo di nessuno, perché feudo non lo siamo mai stati e quelli che hanno provato ad “infeudarci” se ne sono sempre tornati nei loro tristi castelli con le pive nel sacco!
Noi che abbiamo sempre accettato e rispettato tutti, ma siamo sempre stati orgogliosi della nostra identità.
Noi che ci siamo sempre ritenuti fortunati e protetti dal cielo, perché ci ha voluto far nascere qui e spendere qui la nostra vita, con tutte le gioie, i sogni, le ansie e i dolori che ci competono!
NOI che siamo stai definiti campanilisti, presuntuosi, arroganti.
Forse, ma anche NOI miti, NOI onesti, NOI laboriosi, NOI rispettosi delle leggi, NOI riservati, NOI tolleranti, NOI che non amiamo il chiasso, le risse, le congiure, i secondi fini, NOI che non ci siamo mai accontentati del “meno peggio” perché sappiamo di potere aspirare all’eccellenza, NOI aperti al mondo, e, soprattutto, NOI LIBERI!
E ciò senza che nessuno rivendicasse per sé diritti d’investitura! Perche governare, amministrare è, innanzitutto servire, e servire non solo quelli che ti hanno eletto, ma tutti i cittadini.
E a questo proposito, vorrei rispondere ad alcune obiezioni che mi sono state rivolte da avversari o dagli stessi cittadini e che mi disturbano particolarmente, perché le considero strumentali e prive di ogni fondamento.
Anzitutto, il vecchio luogo comune del “voto inutile”: ho sentito spesso ripetere che avrei contribuito con la mia candidatura ad accentuare la frammentazione presente nel quadro politico cefaludese in vista delle prossime elezioni. In sostanza, ogni voto che mi venisse attribuito sarebbe il classico voto “inutile”, tale da disperdere i consensi che potrebbero invece andare più utilmente a candidati più forti.
Io mi chiedo e vi chiedo perché debba essere considerato inutile un voto attribuito a chi riscuote la nostra fiducia, a chi ci dà garanzie di trasparenza, di onestà e di dedizione alla cosa pubblica. Si dovrebbe semmai più correttamente parlare di “voto d’opinione”, cioè di quello che viene dato per convinzione, perché si crede nel programma e nelle idee di un certo candidato e nel metodo di governo che vuole portare avanti. Dico ancora che il candidato ritenuto “forte” perché si pensa che possa contare su un’ampia base elettorale non è necessariamente il migliore per le sue idee e la capacità di perseguire il bene pubblico.
Occorre valutare cosa sta dietro la presunta forza elettorale e non fermarsi alle apparenze. Io penso che se ognuno di noi voterà seguendo la propria intelligenza e la propria coscienza, se tutti lo faremo, il cosiddetto voto “inutile” diventerà quello che ci assicurerà il sindaco migliore.
Durante questa campagna elettorale, non ho chiesto niente a nessuno e a nessuno ho fatto promesse, tranne che alla cittadinanza: non sarò quindi esposta a ricatti e sollecitazioni meno che lecite.
Quanto ai partiti che mi sostengono, con me ci sono gli uomini e le donne del Partito Socialista e dell’Italia dei Valori, forze non numerose ma costituite da persone di valore e di dalle grandi idealità; uomini e donne che vogliono dare una svolta al modo di governare la città. Soprattutto, ho voluto scegliermi una squadra che sta insieme per convinzione, non per motivazioni elettoralistiche, e che non rischia quindi di sfasciarsi quando verranno meno i motivi della forzata collaborazione. Una squadra che sta insieme per il comune desiderio di dimostrare che può esservi un modo nuovo di governare questa città, senza prestarsi ad alleanze spurie e senza secondi fini di interesse personale e di lobbysmo.
Non è vero poi che io non abbia esperienza amministrativa, e in ogni caso con me ci sono e ci saranno persone di elevato spessore professionale e culturale, come, per esempio, l’avv. Agostino Terraggino, che mi daranno sostegno e collaborazione, gratuitamente e senza secondi fini.
E dopo aver cercato di sgombrare il campo dai malintesi, veniamo alle idee.
Secondo noi, questo metodo è giusto soprattutto in un momento qual è quello attuale, in cui la crisi economica e la scarsità di risorse impongono una “navigazione a vista”, una continua modulazione e rimodulazione delle singole azioni, purché questo non significhi la realizzazione di interventi a pioggia, e una perdita del senso generale del progetto.
Siamo fiduciosi che molto potremo fare anche nel difficile momento attuale, se proprio la scarsità di risorse saprà stimolare in noi maggiore progettualità e la ricerca di soluzioni innovative.
Ed ecco quali sono le nostre priorità:
Creare lavoro – il più possibile stabile e qualificato – sarà il nostro obiettivo principale. Perché il lavoro non è solo fonte di sostentamento per i singoli e le famiglie, ma dà forza e dignità a chi lo possiede, è strumento di partecipazione alla vita sociale e requisito fondamentale per la realizzazione della cittadinanza attiva.
Noi non abbiamo promesso “posti” a nessuno, e vi consiglio di non credere a chi ve li promette. L’epoca del clientelismo è nel nostro passato, ma non nel nostro futuro. Vi promettiamo però che metteremo in campo azioni ed interventi che il lavoro possono crearlo a beneficio di tutti.
Creare lavoro si può attraverso l’agricoltura moderna, la pesca, gli interventi per la qualità della vita; ma sappiamo tutti che la via maestra per il rilancio e l’ulteriore sviluppo dell’occupazione passa inevitabilmente a Cefalù per il settore turistico. Il turismo non crea solo un’occupazione diretta, ma esercita un impulso fondamentale su altri settori, come l’edilizia, i trasporti, le attività commerciali sino alle agenzie di viaggio, di pubblicità, alle attività ricreative e culturali.
Parlare oggi di turismo significa però ben altro rispetto a ciò che significava negli anni Sessanta e Settanta. Parlare di turismo oggi significa riferirsi a forme nuove, nelle quali Cefalù gode di un forte vantaggio competitivo, che è quello della storia, della cultura, delle risorse artistiche e monumentali.
Privilegeremo tra queste forme nuove il turismo culturale, quello congressuale e quello della terza età, per far nascere e crescere un turismo che non si concentri esclusivamente nei tre/quattro mesi estivi, ma possa svolgersi lungo tutto l’arco dell’anno: quella che si chiama destagionalizzazione del turismo e che è anche rimedio alla congestione e all’invivibilità, da un lato, alla precarietà e stagionalità del lavoro nel settore turistico dall’altro.
LA CITTADINANZA ATTIVA
Il principio-cardine al quale terremo fede nella nostra azione decisionale e amministrativa sarà la condivisione con i cittadini delle scelte concrete e delle loro modalità di realizzazione. In democrazia, i cittadini non sono soggetti passivi e oggetto di decisioni che passano sulla loro testa; ma devono essere considerati a tutti gli effetti elementi attivi di scelta e autogoverno. Come si possono discutere e affrontare problemi che influenzano da vicino la vita quotidiana e il futuro dei cefaludesi senza interpellare i diretti interessati e renderli partecipi delle scelte che si andranno a compiere?
Quindi, le decisioni di maggior rilievo, quelle che influenzano direttamente la vita e il benessere dei singoli e delle famiglie, saranno sottoposte al giudizio della popolazione, adeguatamente informata, attraverso l’istituto – democratico per eccellenza – del referendum popolare. E’ questa la cittadinanza attiva che vogliamo perseguire.
Ma anche nelle questioni ordinarie, le decisioni saranno prese raccogliendo le istanze delle varie categorie di cittadini, scegliendo insieme le soluzioni più opportune, instaurando metodi e azioni concrete di collaborazione diretta, coinvolgendo i gruppi, le associazioni, i singoli cittadini.
La possibilità di muoversi agevolmente da un luogo all’altro, l’ordinato svolgimento delle attività, la pulizia e la cura delle strade e dei luoghi pubblici. Pensiamo che il centro storico meriti certamente grande attenzione, ma altrettanta attenzione si deve prestare ai quartieri periferici e alle contrade, in atto spesso del tutto abbandonati a se stessi. Spinito, Pacenzia, Villaggio dei pescatori sono luoghi che hanno ciascuno una propria identità, problematiche ed esigenze specifiche; così come le contrade e Sant’Ambrogio, spesso dimenticata. Anche noi proponiamo la costituzione di COMITATI di Quartiere, che oltre ad essere un valido strumento di attuazione della Cittadinanza attiva, possono rappresentare un forte contributo al controllo del territorio.
La pulizia e la cura delle strade e dei luoghi pubblici, la possibilità di muoversi, di giocare in luoghi attrezzati e sicuri, l’esistenza di luoghi dove potere aggregarsi, sono tutti elementi che attengono alla gestione “ordinaria” della città: oggi, purtroppo, a Cefalù tutto ciò è diventato “straordinario”.
E quando parliamo di qualità della vita pensiamo soprattutto alle fasce deboli della popolazione, agli anziani,ai bambini, ai ragazzi, ai disabili. Certo, vanno realizzati gli indispensabili interventi materiali, come l’eliminazione delle barriere architettoniche, la razionalizzazione del traffico, la creazione di strutture di aggregazione e di svago, ludoteche, biblioteche multi –mediali, ma pensiamo anche una maggiore integrazione tra servizi sociali e sanitari, sempre enunciata sulla carta e mai concretamente realizzata.
Pensiamo però e soprattutto al recupero di quella solidarietà sociale, di quello spirito di cittadinanza che una volta avevamo e che ci sembra andato perduto.
Dobbiamo ritrovare il senso vero della nostra appartenenza ad una comunità; se non lo faremo, sarà difficile che la nostra città rinasca, e non solo sul piano sociale ma anche su quello economico.
Siamo fortemente convinti che il primo passo da compiere per ridare slancio alla Città sia rendere quanto più efficiente possibile la macchina burocratico-amministrativa comunale. Senza questo strumento essenziale, che deve dare attuazione alle deliberazioni della Giunta e del Consiglio comunale, non sarà possibile imprimere alcuna svolta alla vita collettiva di Cefalù.
Oggi, l’apparato amministrativo del Comune è ben lontano dall’efficienza e dall’efficacia che sono indispensabili per governare una città come la nostra; sia chiaro, non addebitiamo al personale la responsabilità di questa situazione, ma a coloro che nel tempo hanno trascurato quegli adempimenti, anche minimi, che sarebbero stati necessari per ottenere lo scopo desiderato.
Da molti anni a questa parte, il Comune non ha destinato alcuna somma allo svolgimento di corsi di formazione per la riqualificazione del personale e per l’utilizzo delle più moderne tecnologie; gli impiegati sono rimasti abbandonati a se stessi. Non si è adottato un sistema premiante per gli elementi più capaci e meritevoli; è mancato un nuovo modello organizzativo che guidasse la riorganizzazione dei vari uffici.
Anche il risanamento del bilancio – uno dei primi problemi cui la nuova Amministrazione si troverà a far fronte – passa per una maggiore efficienza della macchina comunale, con riguardo soprattutto ad una maggiore capacità operativa da parte dei singoli Uffici e di comunicazione tra i vari Uffici.
vorrei in conclusione trasmettervi una parola di fiducia e di speranza. Abbiamo le risorse e le capacità per andare avanti, per costruire il futuro nostro e dei nostri figli.
Cefalù si può definire un enorme giacimento di beni storico-artistici, di tradizioni, di memoria e di cultura popolare. Sono queste la risorsa primaria della città, che può e deve assicurarle un futuro materiale e ideale, perché un albero privo di radici, estirpato dal proprio territorio non può crescere e produrre frutti. Solo attraverso un recupero delle tradizioni e dell’identità Cefalù può guardare al futuro, e sfuggire al rischio di veder snaturata la propria essenza più di quanto non è già purtroppo avvenuto, per l’affermazione di un turismo “di rapina” che ha distrutto il territorio e le sue peculiarità.
I cefaludesi devono farsi artefici delle proprie fortune, ritrovando quell’identità, quel senso di appartenenza ad una comunità che furono propri del passato.
Io ancora una volta vi ribadisco il mio impegno, in questa campagna elettorale e dopo. Vi assicuro che anche se non verrò eletta, farò di tutto perché le nostre idee, il nostro progetto rimangano in vita e diano un contributo concreto a beneficio della città. Consentitemi in chiusura di ringraziare i miei collaboratori, che mi aiutano e sostengono con tutto il loro impegno, e tutti coloro che si sono candidati con me al Consiglio comunale. Il loro apporto sarà decisivo, ed io conto su tutti e su ciascuno di loro.
MA CONTO SOPRATTUTTO SU DI VOI!
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