Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista all’artigiana Rosalba Lopinto, della quale – a seguire – è possibile leggere le risposte integrali alle domande a lei poste…
Buongiorno! Come si può leggere nella presentazione sul suo profilo Instagram [clicca qui https://instagram.com/rl.studiocreativo?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere alla pagina di Rosalba L. ArchiGiana], lei è un’architetta e un’artigiana creatrice di monili e accessori dallo stile retrò. Le chiedo quindi, subito, qual è stato il cosiddetto motore interiore che l’ha portata a intraprendere il suo attuale percorso professionale e, soprattutto, cosa l’appassiona particolarmente del passato. “Buongiorno Giulia! Dopo il diploma, avrei voluto iscrivermi a una scuola di stilismo e realizzare così il mio sogno… però i miei genitori non appoggiarono questo mio progetto dacché vedevano come difficile e complicato il mestiere dello stilista, la consideravano cioè una professione destinata a pochi. Ecco dunque che “ripiegai” sulla facoltà di architettura, che comunque dà una formazione artistica e mi ha permesso di esprimere la mia creatività. Nel frattempo ho sempre coltivato e portato avanti altresì un’altra mia passione, ossia quella per la danza, che mi ha avvicinata al mondo dello spettacolo e del teatro. Conseguita la laurea, ho iniziato a lavorare come architetta ma mi sono iscritta pure a un corso di sartoria e da lì tutto è cominciato (o, forse, ri-cominciato). Successivamente, in maniera del tutto casuale, ho preso a realizzare maschere ispirate alla commedia dell’arte e al balletto. Dalle maschere sono, poi, passata ai cerchietti e ai monili. Creazioni, codeste mie, spontaneamente orientate proprio al suddetto mondo del teatro e dallo stile vagamente retrò – probabilmente perché apprezzo la maggiore cura per i dettagli che vi era un tempo e il fatto che le donne, nel passato, avessero uno stile più sofisticato ed elegante”.
Da piccola a cosa immaginava, forse, di dedicarsi una volta divenuta adulta e che bambina è stata? Inoltre le domando l’ambiente geografico e sociale (compreso quello familiare!) e l’epoca in cui vive, ma altresì i primi input ricevuti durante l’infanzia, quanto e come sono stati e chissà se sono fonte di ispirazione e determinanti per la sua creatività. “Ero una bambina abbastanza timida e con due passioni, ovvero il disegno e la danza. Passavo le giornate a disegnare appunto gli abiti delle principesse e a ballare, nella mia camera, con la musica a tutto volume. Entrambe queste mie inclinazioni non sono state coltivate dai miei genitori… forse perché avendo cinque figli, dei quali io ero l’ultima, era complicato seguirci tutti. Soltanto quando sono diventata abbastanza grande per poter andare a scuola di danza da sola, ho cominciato a seguire dei corsi in maniera assidua. La mia passione per il mondo della moda invece, come già anticipato, per un bel po’ di anni è rimasta chiusa nel cassetto”.
Cosa rappresenta per lei e di cos’è sinonimo dal suo punto di vista la bellezza, la sartoria artigianale (diversamente da quella industriale), l’arte più in generale e quale ritiene che sia il loro principale pregio e potere? “La bellezza, per me, è sinonimo di arte e armonia. Ognuno di noi facendo bene e con cura ciò che intraprende, ricercando nientemeno che la suddetta armonia e la perfezione dei dettagli, può raggiungere la beltà. Nel mio caso, la cerco creando manufatti e seguendo una spinta interiore che non so neanche io dove ogni volta mi porta e mi porterà… ma che, tuttavia, ha bisogno di esprimersi. Prediligo la sartoria artigianale a quella industriale poiché nella prima c’è l’impegno di mani che lavorano a un pezzo che è immancabilmente unico. Adoro inoltre il fruscio del filo, nel tessuto, che viene tagliato su un cartamodello sempre diverso – cosicché, punto dopo punto, il capo prende forma”.
Quale ruolo le pare che giochi e quale le piacerebbe che avesse l’immagine visiva nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi e ambiti della vita – ad esempio a livello emozionale, d’impegno verso un qual certo “quid”, psicologico a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia? “Oggi più che mai, l’immagine gioca un ruolo fondamentale nella comunicazione… l’immagine è la parte visibile di qualcosa di concreto, di reale, che esiste davvero. Purtroppo, attualmente, mi sembra però che sia più importante apparire che essere e che dietro l’immagine appunto spesso si nasconda solamente un vuoto di emozioni e di ideali”.
Nel decorare, ideare e realizzare capi d’abbigliamento, calzature, gioielli e accessori vari l’attenzione e il rispetto per il Pianeta che ci ospita in quale rapporto sta con la sua visione della creatività e qual è quel “qualcosa”, il valore concretamente trasposto, che non deve mai mancare e che non viene mai meno in ogni pezzo che esce dalle sue mani? “Io sono capace di conservare oggetti, ritagli di tessuti, avanzi di passamanerie, bottoni spaiati, per anni ché aspetto che l’ispirazione arrivi. Che caratteristica devono avere le mie creazioni? Da un punto di vista estetico, mi devono piacere e basta… mentre da un punto di vista tecnico, devo sapere che sono stata il più possibile precisa nella realizzazione di ogni singolo dettaglio (anche del più nascosto!)”.
Lei è dell’avviso che i capi d’abbigliamento e gli accessori – i loro modelli, colori, materiali e fantasie – abbiano o non abbiano un genere in base al sesso di nascita ossia pure, quando li progetta e poi li dà alla luce, ha in mente che una medesima borsa o giacca etc. che sia possa essere indossata e far parte del guardaroba sia delle femmine che dei maschi oppure invece segue certe categorizzazione che vogliono una distinzione tra cose “da femmine” e cose “da maschi”? “Gli accessori che creo sono sicuramente ispirati dal mondo femminile e al mondo femminile. Nel campo della sartoria artigianale, sia maschile che femminile, l’abito si modella sul corpo di chi l’indosserà (altrimenti non sarebbe più un abito su misura) quindi è imprescindibile la conoscenza del corpo delle femmine e di quello dei maschi… che sono diversi per natura. Quando realizzo una maschera invece, visto che essa nasce per nascondere l’identità di chi l’indossa, mi lascio trasportare dalla fantasia e dalla creatività!”.
Quali sono i materiali, i colori e i modelli che solitamente predilige per la realizzazione delle sue collane, gonne, giacche, cappotti, casacche, scarpe, maschere del balletto e della Commedia, velette e dei suoi orecchini, bracciali, cappelli, cerchietti, panciotti, pantaloni e per quale motivo? “Nella realizzazione di un abito è molto importante la scelta del tessuto, un tessuto di qualità è determinante per la buona riuscita di un modello. Per quanto riguarda le altre mie creazioni utilizzo passamaneria, corallini, piume, tulle e tutto quello che mi è di ispirazione. I cappelli invece li creo con la lana cardata sarda e con la tecnica dell’infeltrimento a mano, che è una procedura lunga e laboriosa che ho imparato da una maestra feltraia in Sardegna. È stata proprio lei che mi ha introdotto in tale magico mondo (della lana cardata)…”.
So che lei ha disegnato i figurini per un libro del maestro Santo Zumbino, il quale è autore sia del “Manuale di sartoria artigianale. Moda maschile – Il capospalla su misura italiano” che del libro “Vestire su misura. Conformazione irregolare – La correzione dei difetti nella sartoria artigianale”. Ha, pertanto, piacere di raccontarci com’è nata la vostra collaborazione e di cosa si tratta nello specifico? “Il maestro Santo Zumbino ha il grande merito di avermi introdotta alla conoscenza della sartoria maschile, alla quale all’inizio mi ero avvicinata solo per approfondire e migliorare le conoscenze che avevo già acquisito nell’ambito di quella femminile. Piano piano, invece, mi sono ritrovata a voler conoscere e studiare sempre più tutti i segreti proprio della sartoria maschile, di cui il citato maestro è uno degli ultimi custodi. Questa è un’arte che era destinata a scomparire poiché i giovani si sono allontanati da ogni forma di artigianato e i sarti sono diventati sempre più anziani e sempre più rari. Ultimamente, però, si è verificata un’inversione di tendenza tant’è che si sta tornando a voler apprendere le arti manuali e i vecchi artigiani possono finalmente tramandare le loro conoscenze e fare sì che esse non si perdano. Durante gli anni in cui ho studiato con il maestro Zumbino, ho avuto il privilegio di disegnare i figurini per il suo ultimo libro “L’arte del taglio”, che uscirà prossimamente. Anche quest’ultima è stata, oltre che una bella esperienza, una grande opportunità per imparare e apprendere sempre di più i segreti di codesta arte antica!”.
Nei mercatini ai quali partecipa, vende anche i saponi di feltro ovvero saponette dalle profumazioni assortite che – la cito – vengono avvolte in lana di pecora sarda e da cui, dopo un lungo lavoro di infeltrimento, si ottengono dei veri e propri saponi esfolianti (dacché la lana infeltrita ha un effetto scrub sulla pelle del viso e del corpo …e continua a infeltrirsi a ogni lavaggio sino a divenire una spugnetta colorata da utilizzare per la cosmesi quotidiana). Ebbene, tali saponette vengono usate altresì come profuma biancheria o per arredare il bagno ma lei ha la percezione che oggigiorno comunemente si sia attenti come, o più o meno, rispetto ai decenni precedenti alla propria persona o/e alla propria casa? “I saponi di feltro sono stati un’altra grande scoperta dovuta alla mia maestra feltraia. Sono veramente infinite le cose che si possono fare con la lana di pecora… perfino la coibentazione delle nostre abitazioni, usando un prodotto naturale e non inquinante! Mi pare che oggigiorno si sia più attenti alla cura della persona e pure della casa e che si sia anche più consapevoli dei prodotti che si usano per la cosmesi e di cui ci si nutre, ma ritengo comunque che ancora tanta strada ci sia da fare per riappropriarsi di un rapporto sano e consapevole – e soprattutto rispettoso – del mondo che ci accoglie”.
Infine, prima di salutarci, vuole condividere con noi quali sono i suoi prossimi progetti e qualche eventuale novità in anteprima? “Progetti per il futuro? Dopo vari anni trascorsi a Milano, dove ho studiato col maestro Santo Zumbino, sono tornata in Puglia e da qui sto cercando di ripartire… riunendo tutte le conoscenze apprese fino a questo punto del mio percorso. Prossimamente vorrei creare un mio sito Internet che sia una vetrina per le mie creazioni, sto cercando di capire come utilizzare i social e tutti i potenti mezzi che abbiamo a disposizione per fare in modo che ciò che creo possa essere visto da più persone possibile… come, immagino, tutte le persone creative difatti “litigo” un po’ con tutto quello che è tecnologico. Insomma, mi sto impegnando affinché la mia passione per l’arte e per l’artigianato diventi sempre più un “lavoro” per me. La ringrazio, Giulia, per questa opportunità e per la pazienza avuta nei miei confronti!”.