All’interno della manifestazione l’evento clou sarà costituito dalla presentazione, alla presenza di critici e storici dell’arte di fama internazionale, della scultura donata da Bruto Pomodoro alla città aluntina dal titolo: “La Pietà” e realizzata dall’associazione “Fabbri d’Arte”.
Così descrive la personalità e lo stile dell’artista il noto critico d’arte, Caterina Zappia: «Scienziato per studi, pittore per vocazione e scultore per necessità; l’esigenza di esprimersi attraverso la plastica si è, infatti, ormai imposta a Bruto Pomodoro che, a lungo, aveva evitato il confronto con le ingombranti figure del padre Gio’ e dello zio Arnaldo.
Oggi artista maturo – vanta un’ esperienza ormai ventennale – Bruto Pomodoro non vuole e non può liberarsi del proprio passato da scienziato, ben riconoscibile non solo nella meticolosità e nella coerenza della sua ricerca, ma anche in quello che è l’elemento principe di ogni sua opera pittorica o plastica: l’immagine archetipa della forma embrionale primordiale, forma comune a tutte le specie, dettata dell’ontogenesi, ricapitolazione della filogenesi. L’impronta che dà inizio alla vita, contrassegno di nascita e morte, matrice biologica, filosofica e psicoanalitica, idea innata e predeterminata dell’inconscio individuale e collettivo, è elemento astratto sempre uguale a se stesso, che tuttavia Bruto, con inesauribile fantasia e il supporto di una tecnica magistrale, è capace di rinnovare ad ogni opera.
Chiamato a ideare una scultura per la piazza che dà accesso a San Marco d’Alunzio, Pomodoro ha dunque ancora una volta adottato la consueta cifra, l’elemento astratto cardine di tutti i suoi lavori, che tuttavia qui si fa leggibile e riconoscibile e dà forma ad uno dei più gettonati temi dell’iconografia religiosa: La Pietà, cioè la madre che piangendo il corpo del figlio morto, giacente sul proprio grembo, rammenta quando lo cullava da bambino e ingaggia con lui un muto ma intenso colloquio di sguardi. In questo monumento al dolore femminile – è questa, che io sappia, la prima Pietà laica della storia dell’arte – strazio qui rappresentato nel più drammatico degli eventi, l’equilibrio dei due elementi, le forme essenziali, che tuttavia nelle loro eleganze sinuose rimandano al barocco, legano questo tema universale alla storia del luogo per il quale è nato: alle litofore che dal greto del fiume portavano i sassi fino al paese, alla strada a serpentina che dalla costa giunge a San Marco d’Alunzio, come ai ruderi del castello di Roberto il Guiscardo, fino agli stucchi serpottiani che ornano la chiesa del Salvatore. L’ennesima sfida per Bruto e per i mastri forgiai che materialmente hanno realizzato la scultura nelle grandi dimensione, trasponendola in ferro e sperimentando per essa una complessa ed inedita tecnica di lavorazione, messa oggi in risalto dal mostrare l’opera ancora in fieri.
Scelta coraggiosa da parte dell’artista e degli artigiani che lo coadiuvano, fatta anche per consentire ai cittadini di San Marco di prendere anticipatamente visione della Pietà di Pomodoro e appropriarsene come elemento della collettività. La scultura, dunque, non è più un “dono” imposto agli aluntini e non è neanche un arredo urbano pensato per abbellire la città, ma diviene frutto della partecipazione popolare che, si auspica, la collettività faccia e senta completamente proprio».
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