Alla multimediale. Alle ore 17,30. La manifestazione è patrocinata dall’amministrazione comunale. Ecco dieci motivi per leggere…… il suo libro:”Storie di vita vissuta raccontate attraverso la poesia” e quindi esserci alla sua presentazione.
Proprio perché si tratta di storie di vita vissuta che si snodano nei versi della raccolta di poesia e che hanno come scenografia, uno scenario che ci appartiene e cioè: Naso ( ma potrebbe essere uno dei tanti paesi dei nebrodi), la sua cittadina.
Perché l’autrice manifesta tutta la sua totale fiducia in Dio che accompagna i nostri passi.
Perché dedica alla mamma “ Bontà infinita” e ne fa un ritratto esternamente duro e granitico come una roccia salda a cui ancorarsi durante le tempeste della vita ma al contempo addolcito e smussato da una tenerezza infinita nel rapporto madre – figli.
Perché in tutta la raccolta si respirano profumi di fiori di campo e aria salutare di campagna.
Perché si avverte una forte commistione tra la natura e i sentimenti; molte descrizioni bucoliche sembrano celare la ricerca di un più diretto contatto con la natura, quasi l’esigenza di rigenerarsi attraverso una fase intermedia catartica.
Perché il linguaggio utilizzato risulta essere estremamente semplice, diretto e incisivo oltre che prosaico.
Perché la raccolta contiene “Paese mio”, una malinconica e melanconica ode che sprizza amore per il proprio paese di residenza e per il suo santo Patrono – in questo caso San Cono – , ma la cui realtà rattrista l’animo per via del progressivo spopolamento.
Perché l’autrice manifesta una duttilità e una poliedricità ammirevoli, in quanto si rivela componitrice non solo di poesie ma anche di musica. Così la sua spiritualità trova espressione nell’uno e nell’altro modo.
Perché l’autrice tiene in grande considerazione i valori fondamentali della vita: l’amore, la famiglia, l’amicizia, la compassione ( nel senso latino del termine cum patior: “condivisione della
sofferenza”) per il dolore altrui.
Perché vive la sua sensibilità in simbiosi con l’arte; l’orgoglio di mamma verso il figlio artista (anch’egli poliedrico in quanto pittore, artista della ceramica e del legno), rappresenta per l’autrice la parte di sé
mancata.
Note sulla poetessa
Teresa Galati Rando è nata a Tortorici il 30 Gennaio del 1955 da Salvatore, originario di Tortorici, il paese della Valle dell’ingegno e da Rosaria Ipsaro Passione, di nobili origini. Subito dopo la nascita i genitori si trasferiscono a Naso, paese originario della mamma. Il 23 agosto 1972 si sposa con Francesco Scardino e si trasferiscono a Torino.
Il 15 maggio del 1973, nasce a Torino il primogenito Pier Luigi che fin dai primi anni ha messo in atto le sue doti artistiche. Il Dicembre del 1986, nasce sempre a Torino nasce la seconda figlia Sara che si laurea in Scienze Politiche a Palermo nell’anno 2012.
Nel 1980 inizia il percorso lavorativo nel ruolo Amministrativo in diversi Enti Pubblici della città di Torino. Nel 1986 viene assunta a tempo indeterminato alla U.s.l. n° 3 di Torino e nel 1999 trasferita alla U.s.l. n° 5 di Messina AL Presidio Ospedaliero di Naso.
Prefazione del volume edito dalla MaGi editore e curato dall’Associazione Teatro-Cultura “Beniamio Joppolo” di Patti.
È una cosa difficile scrivere una prefazione per un libro di poesia perché, a mio avviso, ritengo essa sia divenuta, giorno dopo giorno la forma d’arte meno adatta, (anche se la più sfruttata) all’attuale civiltà del materialismo. Tutto questo per un motivo essenziale: essa ha bisogno di grande e silenziosa attenzione e quindi di attiva partecipazione.
I contenuti di questa raccolta: “Storie di vita vissuta raccontate attraverso la poesia” tengono conto della grande religiosità di Teresa Galati Rando nonché del suo attaccamento alla famiglia, agli affetti più cari, agli amici e a tutto ciò che la circonda.
“Non costruire la vita come fosse un’opera d’arte, ma l’opera d’arte come fosse la vita”: così era per Pier Paolo Pasolini e la Sua poesia e così è anche per Teresa che nel “poetare” non ricorre mai a nessun estetismo, finzione o superficialità. I Suoi scritti percorrono e illustrano il rapporto fra poesia e vita, ma non nel senso tradizionale, bensì in quello opposto, che è quello del vitalismo. Una lirica che è sempre diretta, intensa e portatrice di verità, autentiche, quelle stesse che caratterizzano la vita stessa.
Per ciò che attiene invece alla forma lirica della Nostra, appare evidente come essa sia molto limpida e prodotto di un intimo lavorìo e travaglio in tutto e per tutto privi di qualsiasi convenzionalismo.
Teresa compone, liriche di notevole potenza espressiva anche senza ricorrere alla metrica e senza versi intesi nel senso più tradizionale del termine, perché è la poesia stessa che si impone in Lei e si poggia dove vuole in ogni piega della Sua anima per dar luogo ad un “fluido” che, attraversando le vene, germogli e apporti luce a se stessa e all’Umanità.
La Sua, risulta infatti, una scrittura che proviene dalla sapienza e dallo spirito di verità personale che è apprezzabile anche per l’uso di una certa purezza di dire che giustifica il “vivere” e lo “stare al mondo”.
Chi legge con attenzione le poesie contenute in questa raccolta si renderà conto di come esse diventino con un lento incalzare “un attimo di vita” e tasselli in un mosaico che esprime in tutta la Sua efficacia la valenza autobiografica della Nostra.
Le Sue sensazioni ed emozioni vengono tutte traslate dalla vita alla poesia. Tale binomio inscindible, “compositore-composizione”, risulta così il momento esistenziale trasposto in versi.
Ognuna di queste poesie rappresenta dunque il“passato”, il “presente”, il “futuro”, nell’incedere delle stagioni nel tempo, attribuendo ad esse la capacità di avvicinarle a un pubblico differenziato, con una ricchezza di temi e di spunti, quali: l’amore, il ricordo, la fede, tali da render “vive”, in chi legge, le stesse emozioni che hanno indotto Teresa a scriverle.
Per Giuseppe Ungaretti, la parola, è una parola scavata nell’animo, una parola rivelatrice, che esprime il senso del reale e racchiude in sé tutti i significati: la propria vita, il mondo, l’umanità intera. Ricercare la parola poetica equivale ad inoltrarsi in un abisso, con lo scopo di portare in superficie la verità una parola quanto più aderente al vero: “…una parola scavata nella vita/ come un abisso”.
Anche per Teresa, la parola diventa un’occasione per trarre dall’”abisso Ungarettiano” la presenza di un orizzonte di vita, raccontandola, in tutte le sue sfaccettature e sottolineando e talune volte spiegando lo svolgersi degli avvenimenti e dei fatti la caratterizzano.
Un rapporto con la poesia che è nato istintivamente da qualsiasi sentimento che influenzi la coscienza di Teresa che usa le parole come velo per immagini, nette e chiare, attraverso cui offrire la Sua scoperta del senso profondo della vita e raccontarla attraverso il quotidiano e l’ordinario.
Una poesia deve essere scritta con l’immaginazione del momento privilegiato per offrire attraverso poche frasi il “senso dell’esistenza” così come fa Teresa Galati Rando in questa raccolta cui ha voluto affiancare immagini pittoriche realizzate dal proprio figlio Pier Luigi.
Qui l’accostamento tra poesia e opera pittorica, si mostra come splendida via per esprimere la stessa percezione del mondo e dell’esistenza.
Si palesa la proverbiale distinzione tra poesia e pittura sulla base della temporalità e della spazialità perché i disegni inseriti nella raccolta mostrano un “racconto poetico” sequenziale, capace anche di superare l’idea che la poesia esprima l’azione, mentre l’arte visiva i corpi.
Un’ultima connotazione infine ci pare doverosa farla; essa attiene al “bisogno d’amore”, colto in tutte le pagine del libro e che è sintetizzato nella formula magica della poesia che gli ha offerto la possibilità di sfruttare questo momento, perché “Non v’è cosa al mondo per la quale non venga un momento decisivo, e il capolavoro della buona condotta è riconoscere e cogliere quel momento ”Cardinale di Retz in “Memorie”.
Teresa lo ha fatto e di questo gliene siamo grati.
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