Come era prevedibile la controreplica, immediata e pungente. Cono Condipodero non perde tempo e risponde alla nota del vicesindaco che lo aveva identificato come il dottor Henry Jekyll ed Edward Hyde dell’immortale romanzo di Stevenson risiedente tra banchi del consiglio comunale.
Così questo “doppio” personaggio viene utilizzato come “il bene e il male” nello stesso corpo, come una doppia personalità vissuta come un disturbo dissociativo che coinvolge la sfera cognitiva, affettiva e interpersonale del protagonista del romanzo, dopo Gaetano Scaffidi viene utilizzato anche da Condipodero.
Dunque sia Scaffidi e Condipodero attingono alla letteratura che nel tempo ci ha offerto tante storie di altri se stesso: dalla scissione in forma di sfacelo morale con Oscar Wilde ne “Il ritratto di Dorian Gray” alla disgregazione dell’io con Pirandello in “Uno, nessuno e centomila” fino alla netta separazione tra parte buona e malvagia ne “Il visconte dimezzato” di Italo Calvino per arrivare a Robert Louis Stevenson che nello “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, presenta il suo dottor Henry Jekyll, persona ordinaria e rispettabile, che dopo essersi sottoposto ad un esperimento che, grazie ad una una pozione chimica, libera la parte selvaggia e antisociale del suo essere che si abbandona alla lussuria e all’aggressività fino a commettere un omicidio.
Ovviamente non è il caso dei due esponenti dell’amministrazione, ma l’accostamento “politicamente scorretto” fa il suo effetto.
E’ evocativo, pesante, e la similitudine ha fatto l’effetto desiderato con battute e commenti.
Quindi ora Condipodero replica e ricostruisce il fronte della similitudine con la quale il vicesindaco lo tratteggiava, e puntualizza, quasi filosofeggiando, che “l’eterna lotta tra il bene ed il male che, in proporzioni diverse da individuo ad individuo, albergano in ciascuno di noi esseri umani” per poi aggiungere quasi stoccando che “Il dramma è per coloro che sono posseduti pressoché esclusivamente dal dèmone […] incarnato dal malvagio Hyde“.
Condipodero poi entrando nel merito politico-tecnico della querelle e scrive: “Leggendo la replica del vicesindaco […] ho avuto la netta sensazione che ancora una volta non siano stati compresi gli interrogativi da me sollevati.
E che non soltanto le risposte siano mancate nell’aula consiliare, ma difettino persino nella replica.
D’altronde, mentre nessuna riserva era stata sollevata dal sottoscritto in relazione alla variazione di bilancio relativa all’indennità dei revisori, i dubbi concernenti l’impossibilità di gestire col personale interno la ricognizione dei tributi e l’adeguatezza dello stesso personale ad effettuare una simile operazione sono rimaste, al di là delle battute, senza alcuna risposta”.
Per Condipodero rimane senza risposta ancora l’interrogativo sollevato in relazione agli atti amministrativi sin qui adottati dall’attuale maggioranza che a suo dire “non è nuova a declinare numeri poco attendibili in occasione di dissesti e bilanci riequilibrati”.
Quindi, a sua volta, rimprovera al vicesindaco che “ha ben poco da ironizzare – in quanto – oltre all’ineguagliabile record di bilanci arretrati e di dissesti, si fa oggi promotore di un nuovo balzello a carico della collettività brolese: una ditta esterna sarà chiamata ad accertare i crediti tributari del comune”.
Per il consigliere di minoranza, ex capogruppo della minoranza, oggi in splendida solitudine tra i banchi dell’opposizione (gli altri consiglieri sono rimasti nel gruppo “per Brolo” ) la maggioranza cercare di salvare “un bilancio (riequilibrato?) che evidentemente presenta falle ed incongruenze e che rischia di essere respinto al mittente con la conseguente rimozione degli amministratori”.
In questa logica Cono Condipodero – che scrive di essere sempre determinato a difendere gli interessi dei suoi concittadini. – conclude chiedendosi se: “Sarebbe meglio stare in silenzio o è davvero il caso di fare ironia?”
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