di Sabrina Provasoli.
Ecco quello che scrive questa maestra di yoga, che terrà a Brolo dal prossimo 28 agosto e sino al 3 settembre la seconda edizione di “Yoga a mare” . L’iniziativa è legata anche ad una campagna di sensibilizzazione e di aiuto verso il popolo tibetano.
Ho iniziato a conoscere e a praticare lo yoga, solo cinque anni fa. Sin dall’inizio per me è stata una esperienza positiva e appagante. Durante questo percorso che richiede sempre più un maggior impegno e dedizione da parte mia, mi sono resa conto di quanto sono immersa nella dualità; sento che in me si contrappongono due forze contrastanti: la forte esigenza di un continuo e costante approfondimento dell’argomento facendomi assorbire completamente da esso e al tempo stesso, l’esigenza di lasciar perdere per poter finalmente essere libera da tutto questo impegno che mi lascia poco tempo libero. Sono sempre stata poco incline a sottopormi ad una disciplina e ora sento che non posso più esimermi dal farlo. Sto lentamente rendendomi conto della necessità di sottostare ad una disciplina per conseguire e raggiungere uno scopo e sto nel contempo scoprendo i lati positivi nella disciplina stessa. Non ho mai considerato così importante raggiungere un obiettivo, quanto quello che si può scoprire per arrivare alla meta; ancora adesso non sono convinta a fondo di questa necessità, anche se in questo percorso mi sto rendendo conto che porsi degli obiettivi ci sprona maggiormente ad impegnarci e a dare il massimo.Riflettendo sul dualismo, mi rendo conto che esso appare da sempre nella storia dell’uomo sia in termini di contraddizione interiore sia in termini di manifestazione terrestre.
Tutti gli aspetti del cosmo o della coscienza cosmica sono rappresentati da forme duali; tutte le divinità maschili del mondo indiano, per esempio, sono legate a una compagna o a un’energia inseparabili da essi. L’unità duale appare in ogni forma di manifestazione. Alla luce di tutto ciò è importante comprendere che il contrapposto non è da valutare come il contrario bensì come un complemento; non un conflitto.
La natura di fronte allo spirito, la terra di fronte al cielo, lo spaziale di fronte al temporale, il femmineo – materno di fronte al mascolino – paterno.
Lo Yoga nasce e si esprime con il fine di armonizzare un mondo essenzialmente duale.
Una volta realizzato questo, la vita da praticante e personale hanno preso la medesima direzione e si sono intrecciate in un modo indissolubile. Prima di allora non si più dire neanche che ero una ricercatrice dello spirito. Stavo vagando nei meandri di me stessa e con il lanternino cercavo una via, un qualcosa che potesse guidarmi verso qualcosa di più ampio e più alto che non sapevo ancora… Dopo quell’esperienza ho capito cosa stavo cercando, perché e anche come. Decisi, tra le altre cose, che avrei intrapreso un percorso per l’insegnamento dello Hatha Yoga.
La parola HATHA significa: sole (ha) e luna (tha). Quindi Hatha è la congiunzione di sole e luna; i due corpi celesti sono la rappresentazione simbolica dei due opposti presenti nel mondo della dualità, l’uno impossibile senza l’altro. Surya, il sole: “è la porta del cammino degli dèi, con i suoi raggi instilla la vita nel frumento e negli esseri viventi. E’ il padre di tutti ma alla fine dei tempi dissecca il mondo intero in quanto distruttore” (Mahabharata). Attraverso l’energia solare gli esseri viventi sono portati all’estroversione, all’azione e alla forza fisica. Chandra, la luna: “regola l’ordine delle feste e dei digiuni. Adorando la luna l’uomo si libera delle sue debolezze fisiche e mentali e acquisisce la capacità di concentrare lo spirito. Focalizzando il pensiero sul disco lunare, gli yogi possono vedere gli avvenimenti passati, presenti e futuri.” (Devata tattva). L’energia lunare è relata all’introspezione e al pensiero contemplativo. “Il sole è il principio della vita e le acque primordiali sono la Luna. Queste acque sono la sorgente di tutto ciò che è visibile e invisibile. La luna è l’immagine di tutto.” (Prashna Upanishad).
A livello fisico troviamo questa polarizzazione nei sistemi simpatico e parasimpatico, che la pratica dello Yoga mira ad armonizzare. Quando i due sistemi sono portati a un funzionamento ottimale, il risultato sarà quello di avere un corpo in salute e una mente armonica. Nella creazione fisica, che le scritture indù chiamano maya (illusione cosmica), tutto trova il suo fondamento nell’alternarsi nella dualità: il giorno e la notte, la vita e la morte, l’uomo e la donna, il piacere e il dolore, ecc.
Anche i meccanismi che regolano la fisiologia umana sono basati su questa dualità. Infatti secondo la filosofia Yoga, esistono due principali energie interiori: una ascendente, collegata con l’inspirazione e una discendente, collegata con l’espirazione. Uno degli scopi fondamentali dell’Hatha Yoga è coordinare e dirigere queste due energie, creando uno stato di equilibrio interiore, preludio all’elevazione della coscienza umana verso quella divina. Praticando le asana (posizioni/posture) come immagini simboliche abbiamo la possibilità di ripercorrere la strada delle due energie: differenti ma sinergiche. E’ come se, eseguendo due forme, una e il suo “corrispettivo”, arrivassimo a percepire la completezza. In questo processo il simbolo diviene un’importante mezzo di comunicazione tra corpo e mente perché lavorando su asana e respiro ed essendo consapevoli di quello che rapprendiamo in quel momento (e dunque siamo) costituiremo materia di esperienza, perché, pur non ricalcando la realtà oggettiva, sveliamo a noi stessi i significati più profondi dell’essere, duale ma completo.
Lo Yoga, per me, è la chiave per armonizzare un mondo duale e per comprendere il contrapposto come complemento e non come contrario.