Anche a Brolo presentata l’ultima fatica poetica di Salvatore Mezzopane, un volume intenso e ricco di emozioni.
La presentazione alla multimediale di Brolo, voluta dall’assessore alla cultura Maria Ricciardello, con una serie di interessanti contributi che hanno arricchito la serata.
Splendido l’intervento introduttivo di Salvatore Di Fazio, critico letterario, che ha anche curato la prefazione del libro pubblicato dalla casa editrice Kimerik di Patti.
“In questa nuova silloge la poesia – ha detto Di Fazio – oltrepassa il velo delle apparenze, indaga più a fondo il segreteo del cosmo, si accosta con maggiore e più penetrante consapevolezza alla vertigine delle passioni e dei sentimenti, primo fra tutti quello dell’amore, avvolti come sono le une e gli altri da una cortina di nebbia attraverso la quale percepiamo e catturiamo frammenti, riflessi, schegge di quell’enigma infinito che, da una parte, è il mondo esterno e dall’altra, quello interiore”.
Cono Messina e Nino Ferrara hanno letto alcune poesie dell’autore, ma certamente un forte contributo a determinare l’intensità della serata l’hanno dato le altre due voci recitanti quelle di Ornella Fanzone e Beatrice Rasizzi Spurio.
“La poesia i Corallo Roso, ha concluso nel suo dire il professor Di Fazio, è la voce di chi si sente magicamente ostacolato da una impenetrabile parete di oscurità e vorrebbe compiere una fuga verso il cileo di libertà mentre invece è condannato a portare il gravame della propria insofferenza: io volo d’oblio/ in un’altra sfera/ sotto la clessidra rotta/ nel sootovuoto della vita/ nella sabbia senza mare, confortato solo dalle sillabate preghiere delle sue mobili onde”.
A condurre l’incontro è stato Saro Parisi, che ha visto anche la partecipazione di Daniela Buttò, dell’ufficio stampa della Kimerik.
Salvatore Mezzopane nasce a Sant’Agata Militello nel 1950 dove vive.
Dirigente amministrativo e Direttore della Biblioteca comunale, esperto in Comunicazione Istituzionale, ha lasciato l’attività nel 2009 per dedicarsi esclusivamente alla scrittura.
Esordisce nel 1973 con “Il Coro delle Cose” poesie Editrice Sicilia Nuova . Nello stesso anno gli viene assegnato il I° Premio nazionale di poesia Città di Sant’Agata M.llo.
Viene riconosciuto nel 1983 “cittadino illustre” della propria Città, per meriti nel campo della poesia .
Vince altri premi e segnalazioni e, premiato, al primo posto al” Premio letterario Laurentum “on line 2010. Le sue poesie sono pubblicate in riviste letterarie e antologiche.
Dell’ autore hanno scritto e parlato : Giuseppe Amoroso – critico letterario, Vincenzo Consolo – scrittore, Salvatore Di Fazio – critico letterario, Maria Grazia Lenisa – poetessa, Ignazio Buttitta – poeta dialettale siciliano, Melo Freni – scrittore, Pippo Rescifina – giornalista, La Fiera Letteraria – Roma, Il Giornale del Mezzogiorno – Roma, Il Corriere di Viterbo – Viterbo, La Gazzetta del Sud – Messina. Il Giornale di Sicilia – Palermo, Nuova Italia – Edittrie -Sant’Agata M., Il Gazzettino di Sicilia – Radio – Pa
La sua poesia:
MADRE DOLCISSIMA
Ti cercherò madre dolcissima
nell’ascolto
di mille sparsi frammenti
di memoria umana
nel canto di una nenia di natale
sul braciere che non dà più calore
mentre la solitudine spesso
insegue questa nostra vita
sul dorso già curvo della fine
la morte per te Madre
non avrà mai solitudine
ancora sono al tuo seno
e ad’oriente laddove
sorge la divina luce
rivedo “corpo ed anima”insieme
come due cavalli allo stesso carro
in un una indecifrata differenza
sempre allo stesso non declinato amore.
A G.
Ora aspetta
non dormire sulla soglia del cuscino
appoggiati al fianco
concedimi lo sguardo come fosse
il tempo senza secondi
la fretta marcisce il fiore d’amore
questo pathos è d’ogni furore
umano e felino
sentire auree passioni
come uccelli senza bussola
dritti con le ali al tuo seno
ora potrai dormire
ed io sarò di veglia
in un sensuale respiro
a svelarti il piacere
la notte non sarà buia
ma destino che s’avvolge
al tuo gomitolo avvolto
da premuti desideri.
RICORDI
Siamo al di là del brivido
che ci lasciava la pelle
come peli di cinghiale sparato
s’allontana col suo respiro il bacio
si arrendono le mani
come prigionieri presi
in guerra e non v’è mai vittoria
ho ricordo di neve sulle pendici
di lievitate nuvole
a bassa quota fringuelli
su distesi fili di lucI
li ascolto con tristezza
di quel filo di canto
si fa sottile l’urlo dell’amore
aprendo finestre sempre chiuse
libertà vedo solo di un’isola arcana
tra prosciugate lenzuola
v’è lunga trama
mi rincresce il soffio di bollicine
verso la chioma che accarezzavo
ora vedo fuliggine forfora cinerina
quel giocare insieme ormai
è favola perdutamente via
come aquilone tonfa al suo volare
senza dove e qual luogo lo riposa
metafora smarrita d’ogni segno
farfalla senza polvere sui dorsi
pur sempre bella e immortale.