Il prossimo 29 giugno
LA BAMBOLA VENUTA DA LONTANO E TEMPO CHE FU E TEMPO CHE SARA’ AL NEBRIS
Il Pianista senza le note continuava a suonare.
A farlo, durante la presentazione con il pentagramma reale, sarà la brava cantautrice tematica Oriana Civile. Scorrono le pagine e gli anni. Con essi l’orrido della violenza sulle donne e il malaffare che sconfina nella mafiosità.
In ginocchio pellegrino son le voci del 900! Ciro Carroccetto, Carmelino Emanuele, Giuseppe Mazzullo, Felicia Lo Cicero e perché no, chi scrive, il prossimo 29 giugno siamo chiamati, da relatori, a dare la giusta caratura ai diamanti della nostra terra.
PATROCINA LA PRESENTAZIONE IL CENTRO STUDI PAOLO E RITA BORSELLINO
“Il Pianista sull’Oceano” ovvero “Novecento”.
Cosi, se fosse stato possibile, avrebbe dovuto titolare Serafina La Marca il suo capolavoro letterario “La Bambola venuta da lontano”, libro senza tempo sulla violenza di genere e la disperata ribellione ad essa, lunga fatta di mille croci.
E si, perché scorrendo le pagine l’autrice ci conduce nel “secolo breve”, nelle sue contraddizioni e nei conflitti mai risolti di una società patriarcale e demenziale con al centro l’atavico dramma della condizione femminile, con la protagonista che “fugge” i chiusi orizzonti di un piccolo microcosmo nebroideo per rompere i “confini sociali”, scambiandoli “nel rombo di una motocicletta” per quelli del cuore. Lassù, nella grande Germania, dopo la fuitina e un viaggio che – a leggere tra le pagine e le righe – la dice lunga sulla questione meridionale, il possesso malato (non chiamatelo amore), i violati confini dell’animo da chi, forse sotto umane sembianze, pare nascondesse il suo essere fiera feroce, dedita solo a vietare, ordinare, isolare, rinchiudere… spingendosi financo a negare la vita presente e futura, sacrificandola sull’altare dell’egoismo e della violenza.
“La Bambola venuta da lontano” sarà presentata il prossimo 29 giugno alle 17.30 al Rifugio Nebros a San Fratello assieme ad un altro classico, “Tempo che fu e tempo che sarà” delle brave Rosalia Ricciardi e Mary Manasseri, che completa e illumina come un’Opera Omnia (seppure a livello locale) il percorso – già tracciato dai luoghi e dal tempo – del giocattolo umano, della schiava. Mille foto e altrettante didascalie per far comprendere gli ultimi cento anni di storia del paesino nebroideo posto e protetto dalla “Grande pietra”. Seduto davanti ad un gelato a conversare con Serafina sulla passeggiata a mare di Sant’Agata Militello, dove il dramma descritto sembra lontano, sfuocato… a condizione però che non si alzi lo sguardo più di tanto.
Non chiamiamola intervista.
Non potrebbe esserlo. I drammi di un secolo non si racchiudono nella classica regola delle 5 W. Una conversazione dell’animo – questo sì – con l’occhio attento alla copertina del libro, che da sola fotografa la questione femminile di ieri e, per certi versi e latitudini, purtroppo anche di oggi. L’autrice prova a tracciare il solco “rosso sangue”. Ne viene fuori una storia di coraggio in cui si riversano i peggiori chiaroscuri del 900 isolano, duri a morire. Scorriamo qualche pagina: “Quella volta la promessa non l’aveva fatta solo a se stessa, a Behla, (la bambola n.d.r.), al vento, ma l’aveva fatta all’essere piccino piccino che – per il suo stato – non aveva voce, “non aveva diritto a crescere e a vivere se quel primordiale diritto non glielo difendeva lei”. E ancora: “Benedetta, a sua volta, così come aveva fatto con il suo fratellino nei giorni lontani della sua adolescenza, aveva ripetuto lo stesso gesto di allora… Dall’oblò guardò la pista. Vide le luci blu di una volante della polizia che si avvicinava all’aereo”, “batteva” bandiera nera, rossa e gialla. Smise di tremare. Quelli c’erano e al bisogno non scherzavano.
Si sentì protetta”. Allora, sotto i raggi di un vulnus democratico schiarito da un sole malato, pochi pensavano ad un lampione con un cartello. Questa però è un’altra storia. Il Pianista senza le note continuava a suonare.
A farlo, durante la presentazione con il pentagramma reale, sarà la brava cantautrice tematica Oriana Civile. Scorrono le pagine e gli anni. Con essi l’orrido della violenza sulle donne e il malaffare che sconfina nella mafiosità. Il “Centro studi Paolo e Rita Borsellino” ha dato il patrocinio alla presentazione. Non accade facilmente. Rita e Paolo ne sarebbero stati fieri. Due figure che saranno ricordati come meritano.
Chi scrive ha conosciuto e apprezzato Rita (noi la chiamavamo semplicemente così ed era un privilegio) e siamo certi che, leggendo, avrebbe abbracciato Serafina. Torniamo a quest’ultima. “Mamma sono fogli bianchi. E’ il regalo per il tuo cinquantesimo compleanno. Scrivi, scrivi e continua a scrivere.
Ancora tra le pagine:” Il suo bambino era ora estasiato per la fiaba vera della loro vita che la mamma gli aveva raccontato.” Fiaba o realtà? Poco conta. In ginocchio pellegrino son le voci del 900! Ciro Carroccetto, Carmelino Emanuele, Giuseppe Mazzullo, Felicia Lo Cicero e perché no, chi scrive, il prossimo 29 siamo chiamati, da relatori, a dare la giusta caratura ai diamanti della nostra terra.
Enzo Caputo
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