Se passa l’emendamento dell’ex sindaco di Trapani, Mimmo Fazio, deputato al Gruppo Misto, che prevede di concedere la sanatoria alle case costruite nei 150 metri dal mare entro il 30 aprile 1991, per molti sarebbe una bella estate. Al di là delle singole valutazioni, dei distinguo – caso per caso , anzi casa per casa – resta una grande porcata della politica, che non ha saputo affrontare e dare risposte nei tempi giusti.
Qualcuno doveva metterci il cappello.
L’ha fatto Mimmo Fazio, rubando scena a tanti, levando colleghi, amici, avversari, dai giudizi positivi, ringraziamenti postumi o condanne senza appelli, prendendosi gli strali dell’assessore all’ambiente Mariella Maggio e gli impietosi giudizi del grillino Giampiero Trizzino, al momento che ha sottoscritto un atto che “sanerebbe tutto”, chiudendo un capitolo, quello dell’abusivismo edilizio che ha visto da decenni la politica nicchiare, la magistratura cerca di imporre la certezza dell diritto, e gli altri a guardare.
Quindi martedì la commissione parlamentare dell’Ars delegata al problema dovrebbe esprimersi.
Ovviamente ci sono dei paletti – anche se così com’è l’emendamento ribalta la legge – : La costruzione da sanare dovrebbe essere stata realizzata in aree ormai edificate “almeno parzialmente”e comunque costruita prima del 30 aprile 1991.
Quella dell’Ars quindi sarà una legge di sanatoria edilizia lungo le coste per bloccare la magistratura? In tanti lo pensano.
E sembrerebbe proprio di si, ma bisognerà vedere alla fine quanti e come dei 150 emendamenti presentati legati a doppio filo a quello dell’ex sindaco di Tapani, passeranno.
Una proposta che sembra cogliere in maniera trasversale il parere positivo di tanti (anche del Pd – contrari i 5 stelle ) ma questo vuol dir poco in quanto dell’attuale maggioranza dell’attuale Assemblea regionale siciliana c’è da aspettarsi di tutto.
Una mossa che bloccherebbe le demolizioni avviate dalla magistratura, ma non i grandi affari e gli interessi della mafia e degli speculatori ma che è vista come una vera e propria luce divina dai tanti piccoli proprietari – abusivi consapevoli – che negli anni hanno realizzato mini-ville, appartamenti residenziali, primecase, a dispetto della normativa, lungo le spiagge isolane.
Come è successo, senza andare molto lontano, a Brolo, anche se qui il fenomeno è “all’acqua di rose” rispetto a quello che è accaduto nel trapanese, nell’agrigentino, ad Agrigento e sulle coste del palermitano.
Insomma in Sicilia nessuna provincia è immune dal problema, che poi diventa non solo tecnico, ma anche sociale e di ordine pubblico.
Il dibattito che poi approderà in aula riapre quindi il dibattito sull’abusivismo, sugli ecomostri, su chi ha deturpato i tratti più belli della costa siciliana, sulle ruspe mandate per distruggere queste abitazione, su quelle che nel tempo – in verità poche – sono state abbattute, su anni di inchieste e lavoro della magistratura, degli uffici tecnici comunali, di intimidazioni, promesse e furti elettorali.
Un dato di fatto. Le leggi per difendere il territorio non sono mai mancate: è mancata la volontà politica di applicarle.
Per questo poi si arriva alle sanatorie che al di là di ogni giudizio hanno sempre un retrogusto amaro.
I sindaci non hanno fatti nulla per liberare la Sicilia dalle abitazioni.
E’ stata la magistratura a iniziare ad applicare la legge, dopo cause durate decenni.
Detto questo, a noi, nella storia dell’abusivismo in Sicilia non piace l’atteggiamento della politica siciliana. Non di tutta la politica, ma di una parte, trasversale, del mondo politico isolano.
Non dobbiamo dimenticare che già alla fine degli anni ’90 ci sono stati vari tentativi di fare approvare dal Parlamento siciliano una sanatoria generalizzata. Alla politica siciliana, tanto per intendersi, non è mai piaciuta la legge regionale numero 78 del 1976: è la legge che ha introdotto in Sicilia l’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia.
Alla politica siciliana, tanto per intendersi, non è mai piaciuta la legge regionale numero 78 del 1976: è la legge che ha introdotto in Sicilia l’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia.
Questa legge è stata travolta in molti tratti di costa della nostra Isola. A Licata, ad esempio, si parla proprio di questo: di abitazioni realizzate entro i 150 dalla battigia dopo l’approvazione della legge regionale n. 78 del 1976.
Sono abitazioni fuori legge che vanno abbattute.
Emblematico il pensiero del presidente della commissione Antimafia dell’Ars, Nello Musumeci.
“In generale – ha detto in una recente intervista pubblicata su I Nuovi Vespri – sono contrario alle sanatorie edilizie. Anche se i casi vanno distinti. Alla fine degli anni ’70 e nei primi anni ’80 del secolo passato, per citare un esempio, sono stato in prima fila a difendere i cosiddetti ‘abusivi per necessità’. Erano, per lo più, gli operai che lavoravano nelle miniere in Belgio. Che tornavano in Sicilia dopo anni di sacrifici e trovavano difficoltà enormi per costruirsi una casa. Vessati da una burocrazia inetta e da leggi penalizzanti”.
“Ricordo ancora la legge Bucalossi – prosegue Musumeci – che imponeva oneri pesantissimi alla povera gente. Diverso, molto diverso è il discorso delle seconde e terze case realizzate a due passi dal mare. In questo caso, è chiaro, sono contrario alla sanatoria”.
In effetti, non crediamo che a Licata, a Sciacca, a Selinunte, a Triscina, a Tre Fontane ci saranno tanti minatori. E forse non ce ne saranno nemmeno nel Catanese e nel Siracusano.
“Credo – conclude Musumeci – che la questione vada affrontata esaminando attentamente i casi. Non tutte le situazioni sono uguali. Per il resto non posso dire altro, perché ancora il disegno di legge non è arrivato in Aula”.
In ogni caso la magistratura, anche questa volta, è arrivata prima della politica. Ed è arrivata, ovviamente, applicando la legge.
Che significa questo? Semplice: che una sanatoria edilizia entro i 150 metri dalla battigia dovrebbe, in primo luogo, abrogare la legge n. 76 del 1978: e suonerebbe, piaccia o no, come una legge pensata dalla politica siciliana per bloccare l’azione della magistratura.
Martedì è fra 48 ore.. si vedrà
La redazione
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