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SANREMO 2018 – Festival il giorno dopo, commenti, prospettive, primi dettagli sulle votazioni finali

-di Saverio Albanese –

 

Sanremo (Imperia)– Si è chiuso anche il 68esimo Festival di Sanremo con ascolti tv in linea con tutta la settimana, portando il sabato sera di Rai 1 al 58,3% di share media con 12,124 milioni di italiani collegati, con un’età media di 54 anni, così suddivisi: prima parte dalle 21.20 alle 23.46 con il 54% e 13,240 milioni, seconda parte dalle 23.51 all’1.26 con il 68,98% e 10,404 milioni. Claudio Baglioni è riuscito a conquistare il secondo miglior risultato dal 2002. Lo scorso anno la finale del Festival di Sanremo, che era condotto da Carlo Conti e Maria De Filippi, aveva portato a casa il 58,41% di share media con 12,022 milioni di spettatori, con un’età media di 53 anni.

Il bilancio non può che essere positivo, con una formula frizzante che si è dimostrata vincente per il Festival di Sanremo e mette d’accordo pubblico e critica.

Il direttore generale Mario Morfeo ha detto che è molto importante prendersi la responsabilità delle proprie scelte e la solidità della squadra di Baglioni e il lavoro della squadra Rai ha fatto sì che venisse messa in piedi un’offerta di grandissima qualità e di grande appeal: “Sanremo è stato un prodotto di qualità popolare, emozionante. Ringraziamo Claudio per le sue scelte e per le sue qualità, e anche Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino, che lo hanno affiancato”, esordisce il direttore di Rai1 Angelo Teodoli, “questo Festival è frutto di una crescita che va avanti ormai da quattro anni e che è partita con Carlo Conti. Speriamo di crescere ancora in termini di qualità e di telespettatori”.

La conduzione di Claudio Baglioni, un non-presentatore, bravo a riportare la musica veramente al centro e ad alternare la sua storia alla storia del Festival, e alle canzoni in gara: “Evidentemente quest’anno abbiamo aperto una strada diversa. Il conduttore-artista è una nuova opportunità che ci ha dato degli ottimi risultati“, dice il capostruttura RAI Claudio Fasulo, “è una risorsa e ci permette di guardarci attorno con un occhio differente senza i vincoli che tendiamo ad utilizzare di solito”. La RAI proseguirà su questa strada? “Nessuno, lo scorso anno, immaginava Baglioni alla conduzione del Festival 2018. Il prossimo anno potrebbe riservarci ancora un’altra sorpresa”, risponde Teodoli.

Nel corso della conferenza stampa di chiusura del Festival vengono svelati anche i primi dettagli relativi alle votazioni della finale. Nella prima parte della serata i più votati al televoto sono stati Ermal Meta e Fabrizio Moro, secondi Lo Stato Sociale, terza Annalisa. I più votati dai giornalisti della sala stampa sono stati i ragazzi di Lo Stato Sociale, seguiti da Diodato e Roy Paci e da Ermal Meta e Fabrizio Moro. Il più votato dalla giuria degli “esperti” è stato Ron, secondo il trio Ornella Vanoni-Bungaro-Pacifico, terzo Luca Barbarossa (Ermal Meta e Fabrizio Moro quarti). Diverso l’andamento delle votazioni per la finalissima a tre. Al televoto primi Meta e Moro, seconda Annalisa, terzo Lo Stato Sociale. I giornalisti della sala stampa hanno messo al primo posto Lo Stato Sociale, al secondo Ermal Meta e Fabrizio Moro, al terzo Annalisa. Nella classifica degli “esperti” prima Annalisa, secondi Ermal Meta e Fabrizio Moro, terzi Lo Stato Sociale.

Arriva poi Claudio Baglioni, che sul suo Festival dice: “Ho cercato di prendere il titolo, Festival della Canzone Italiana, e l’ho tradotto in fatti. Penso che il format sia ripetibile, mi auguro che la gran parte degli operatori del nostro settore, dai discografici agli editori musicali, passando per gli autori, si dia una struttura più importante, anche a livello culturale, con l’ambizione di far meglio. Non inseguire il pubblico, nei gusti, ma precederlo: avere maggiore responsabilità nella proposta. Il Festival non deve essere solamente la destinazione finale, ma anche l’origine e la fonte di un movimento artistico”.

Baglioni ci sarà anche nel 2019? Lui, per ora, non si sbottona, ma dice: “Suggerimenti per il futuro? Si possono organizzare meglio alcune cose, estremamente tecniche: la suddivisione delle prove, ad esempio, o la situazione degli ascolti. Per il resto mi sembra che il Festival non vada toccato più di tanto: c’era prima di noi e ci sarà anche dopo”. “Essere qui mi ha permesso anche di prestare attenzione alla musica di oggi”, prosegue il cantautore romano, tracciando un bilancio di questa esperienza, “perché dopo i 25 anni rischi di non ascoltare più la musica altrui. Mi sembra che lo stato di salute della musica italiana di oggi sia buono, ma non buonissimo. È un momento di transizione: gli artisti, compositori e gli interpreti sono delle antenne sensoriali. Captano quello che gli gira intorno e se quello che gli gira intorno non è chiaro, è difficile trasformarlo in qualcosa di chiaro. La televisione usa molto la musica, ma lo fa a scopi propri: la ingloba nei propri meccanismi. Non ci sono rubriche musicali, come ‘Adesso musica’ o ‘Discoring’. E i discografici dovrebbero essere più attenti e più appassionati. Le vendite non premiano, le rendite sono scemate rispetto al passato: pensate al valore che aveva una volta il disco d’oro e il valore che ha oggi. La morale di questo Festival? Bisogna ricominciare a sporcarsi le mani, anche a costo di rompersi il muso: bisogna prendersi delle responsabilità”. 

Favino: “Mi do sei e mezzo e la mia canzone preferita è quella di Max Gazzé, sorprendente anche per l’orchestrazione”.

La Hunziker: “Quando devi cantare accanto a Baglioni è difficile, quindi mi darei una sufficienza. Al primo ascolto mi erano piaciuti subito Gazzé, Vanoni, Lo Stato Sociale, ma durante il Festival Le Vibrazioni mi hanno convinto totalmente e poi volevo dire che Ultimo mia figlia Aurora lo aveva già scaricato ancora prima del Festival e mi piace molto”.

Un festival «indimenticabile, capace di migliorare se stesso e di battere record di ascolti serata dopo serata. Il principale merito di questo straordinario successo va al direttore artistico Claudio Baglioni, che ha saputo costruire un grande e originale spettacolo televisivo mettendo al centro parole e musica ma anche mettendo se stesso in gioco sul palco dell’Ariston». È la soddisfazione del dg Rai Mario Orfeo, che sottolinea il gioco di squadra’ e un trionfo nel «segno della qualità e della modernità che Rai è in grado di offrire».

Il plauso di Orfeo va anche a «Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino che hanno dato una magnifica prova dei loro talenti in un gioco di squadra che ha regalato momenti emozionanti e divertenti, di riflessione e di comicità a milioni di telespettatori». «Il trionfo di Sanremo 2018 – sottolinea ancora il direttore generale della Rai – è il segno della qualità e della modernità che Rai è in grado di offrire con il lavoro eccezionale di un gruppo che a ogni livello – dal direttore di Rai1 Angelo Teodoli al regista Duccio Forzano, dagli autori e dai musicisti alle colleghe e ai colleghi impegnati nella organizzazione e nella produzione dell’evento – ha dato il meglio di sé. A tutti loro va il mio ringraziamento e quello dell’azienda. Viva il Festival, viva la Rai».

 

 

Redazione Scomunicando.it

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