Attualita

SANREMO 2025 – La seconda serata vista da Italo Zeus

Bianca Balti, una ventata d’aria fresca

La seconda e la terza serata solitamente sono le due nelle quali le canzoni e gli artisti si liberano, a seconda, delle forti invadenze di paura, ansia, emozioni, lasciando al brano di parlare con una voce e un tempo più solide.

Rispetto a prima però i brani sono fruibili, (prima la dovevamo aspettare di più la seconda esibizione per riascoltare la canzone) scaricati liberamente dal web, sui social nelle radio, in tv, dove però cominciano a girare anche i brani senza l’orchestra, quindi necessariamentte più poveri, se non quelle dei brani più campionati. Anche li comunque si sente uno svuotamento

I co- conduttori di questa seconda serata sono stati Frassica, Malgioglio e Bianca Balti.

Mentre i primi due hanno fatto per lo più se stessi, la comicità stralunata ma ormai centrata da anni del primo, e i vestiti, il trucco, gli inciampi e il continuo ritorno alla sessualità ambigua (molto simile al film “il vizietto) di Magioglio.

La vera aria fresca l’ha portata Bianca Balti, che si mostra per quella che è, un pò fuori di testa e libera di mostrare il suo corpo statuario, ferito dalla malattia e dalla mancanza dei capelli, con una serenità che mai ricalca il messaggio che porta alle donne, ma anche agli uomini feriti, di non nascondersi dal dolore ma senza essere vittime del caso crudele. Difficilissimo ma lei è riuscita. Ricordiamo l’intervista a “Belve” dove si è fatta conoscere senza filtri, bucando lo schermo e il cuore.

Damiano David, che cerca di mostrare un volto più limpido, fuori dal rock, tenendosi stretto però il velo della fluidità che di questi tempi non fa male. Decisamente costruito a tavolino per il pop statunitense perde il suo carisma ma tiene il palco come pochi.

Molto meglio l’attore Alessandro Borghi e un bambino, in na fotografia in bianco e nero funzionale ma scontata da morire.

Parlerei un attimo della regia televisiva di Paglioncelli. Statica, di mestiere, asettica nelle inquadratura con quei neri che frammentano continuamente le esibizioni. A tratti va bene ma continuamente no, appesantisce e distrae. Altro “guizzo” le inquadrature da tik-tok(santo cielo).

Gli anni di Amadeus, soprattutto l’ultimo, cercavano di £vestire” il brano e l’artista. Quasi dei videoclip calcolati sulla canzone e sui movimenti. Restavono sempre uguali ad ogni esibizione ma esaltavano comunque l’interpretazione. Vi ricorderete sicuramente la cover di Angelina Mango, “la rondine” brano del padre? C’è stata un’inquadratura che ha enormemente risaltato l’esibizione, una semplice carrellata intorno alla cantantedurante il ritornello accompagnando il salire degli archi. Niente di straordinario, ma, secondo me ovviamente come sempre, è stata fondamentale, non solo per la cover, traballante nella vocalità, ma per la vittoria stessa. Questo manca totalmente, la regia preme solo  il bottone e poi si mette a sedere fumandosi in tranquillità una sigaretta.

Questa, come altre cose che scriverò alla fine del festival, sono i cambiamenti rispetto ad Amadeus, tutte rivolte al tema vero del festival, “la noia”, brano vincitore dello scorso anno; forse hanno pensato di prendere alla lettera il titolo, perchè poi il brano non parlava per niente della noiosità ma del tempo della noia.

Approfondiremo, anche sulla questione dei i milioni di spettatori superiori ad Amadeus .

Per quanto riguarda i cantanti:

Simone Cristicchi: convalida il successo che lo accompagna dall’inizio del festival, canta meglio, si sentono meglio tutti i suoni e la sala esplode. Sarà la stessa sala che si rivolterà durante la finale.

La cosa che più sta invadendo il poetico brano di Cristicchi soprattutto, ma non solo è questa sovraesposizione che sta sminuendo l’intento intimo e portandolo in un continuo dibattito sulla madre malata: “anche io ho vissuto questa situazione…ecc.”. Non è una buona cosa perchè rischia di diventare priva di rabbia in una situazione devastante che è sicuramente un’emozione che aleggia tra la famiglia e la donna stessa. Io credo che il mood di Cristicchi sia invece quello di t”ti regalerò una rosa” portare la voce di dolori che non si dicono senza calcare l’inevitabile rabbia. Speriamo resista perchè il brano merita

Giorgia: non sbaglia una vrgola, riprendendosi quella tenuta spaventata della prima sera. Sottolineanto di più e con sicurezza l’enorme tecnica. Resta sempre la migliore in assoluto e il duetto di venerdì con Annalisa, sul brano di Adele premio oscar “Skyfall” inevitabilmente diverso dall’originale.

Elodie: tre parole: ballerine, boa, bellezza. Lei canta sempre con precisione ma il brano è inconsistente, anche se avrà molto spazio.

Lucio Corsi: sancisce definitivamente il suo essere la vera novità di quest’anno e Sanremo sarà per lui un lancio sul serio. Nel suo modo di performare si sente tanto la grande gavetta nei piccoli locali, qualcosa che grazie ai live sembra essere sparita. Decisamente il momento giusto per lui, di mostrarsi attraverso la lente deformante della tv. Resta libero e sincero.

Rose Villaine: anche per lei stessa identica regia, il velo che mostra la sua silouette ad inizio brano. Stupenda, ma l’abbiamo detto, è un brano per i fan raccolti lo scorso anno

Fedez: Comincia la sua rivincita. Il pezzo cresce ed arriva sempre di più nel suo coraggio. Deve spingere ancora di più nei toni bassi e poi è fatta. La sua entrata nella inquina finale è il primo segno che dal ribaltamento di queste ore si ribalterà. Credo che stasera sarà Olly ad entrare nella cinquina.

Francesca Michielin: Sempre più dentro al brano con esplosione finale di un pianto liberatorio e conseguente vero abbraccio ai conduttori.

The Kolors: uguali.

Bresh: entra sempre di più nel campo dei cantautori contemporanei. Magari il brano è un pò debole, ma non è sicuramente un Sanremo per vincere la guerra ma un’importantissima battaglia per la sua carriera.

Rocco Hunt: Anche lui uguale, ne arte ne parte.

Serena Brancale: energica, presente, coinvolgente, si sentono di più le contaminazioni jazz, sudmaricane, hip pop. Secondo me uno dei migliori arrangiamenti. Si sente la voglia di vederla muovere sul palco, ma la console che sua lei la impedisce piu’ di un pò.

Willie Peyote: la sua è la classica canzone che bisogna ascoltare, la padronanza del palco mostra anche per lui la gavetta live nei festival o nei club. Piccola chicca, il comico (che io amo) Luca Ravenna tra i coristi.

Rkomi: il mio pupillo della classe, con la scelta di un brano un pò fuori dai suoi classici più immediati. Ogni ascolto un punto in più. Andrà alla grande

Marcella Bella: già che scrivo il suo nome per me è già troppo.

A domani.

Italo Zeus

Redazione Scomunicando.it

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