Domenica 8 Novembre 2009 alle 11h30, nell’atrio di palazzo Borea d’Olmo, Corso Mattotti,147, SanRemo (IM), si terràil concerto aperitivo e musicoterapia con il Maestro Vitaliano Gallo.
Ospiti della serata Maria Cristina Noris al clarinetto e Massimo Dal Pràal pianoforte
Musicoterapia e guarigione fisica mentale e spirituale
Concerto ispirato alla musicoterapia in occasione della ricorrenza dei SS Cosma e Damiano
Santi Medici esattamente potenti taumaturghi, fratelli, gemelli e medici”.
Questi erano in grado di operare prodigiose “guarigioni” e “miracoli” e la loro azione era completamente gratuita nei confronti di tutti, da qui l’appellativo (Anàrgiri”nemici del denaro).
Con questo termine si designavano nella Chiesa greca i santi che, secondo gli scritti agiografici, esercitavano la medicina senza alcuna retribuzione.
Prestavano la loro opera con assoluto disinteresse, senza mai chiedere retribuzione alcuna, né in denaro, né di altro genere, sia dai ricchi e sia dai poveri.
La chiesa ortodossa li commemora nel mese di Novembre.
In questo concerto il M° Vitaliano Gallo eseguiràmusiche tratte dalla tradizione del Monte Athos, dove è rimasta tutt’ora viva la tradizione di musica con funzione guaritiva.
Il concerto verràreplicato alle 15h30 al Nizza Francia al Teatro dell’Acropolis (ingresso gratuito)
Metoki San Nicola in Monoxiliti
Il metoki di San Nicola in Monoxiliti si trova in una valle circondata da boschi, al centro della quale la casa con annessa la chiesetta dedicata al Santo domina i 150 ettari del territorio.
Dotata di terra generosa, e’ sempre stata coltivata a vite ed ulivo ma, a seguito di un incendio, fu abbandonata circa 25 anni fa.
Oggi si intende riportare al primitivo splendore questo territorio benedetto dalla presenza di Panaghia Madre di Dio e Madre nostra, e protetto dal santo Nicola cosi’ amato da tutta la cristianitÃÂ
L’obiettivo, vista la vocazione del posto, consiste nel produrre vini di altissima qualitàcon metodi tradizionali, tra i quali il “namaâ€Â. Si tratta di un vino rosso (ancor meglio color “sangue di agnelloâ€Â), dolce, aromatico e ad alta gradazione ottenuto dall’appassimento delle uve ed usato per la celebrazione della Santa Liturgia. Questo vino viene fatto fermentare lentamente per almeno tre anni in botti di rovere ed esprime carattere di robustezza ed aromaticita’ che lo destinano al lungo invecchiamento.
La conduzione dei vigneti sara’ di tipo “biologico†senza uso di pesticidi o di fertilizzanti chimici.
Ma l’impresa necessita’ di disponibilità’ economiche sostenute per poter essere realizzata e a tal proposito si richiede l’aiuto agli amici che vorranno far parte di questo entusiasmante progetto.
Chi vorra’ rendersi disponibile in questo senso verra’ considerato “ktitoras†(fondatore/fondatrice e benefattore/benefattrice) del metoki di San Nicola ed iscritto nell’ apposito registro. Ogni anno nel giorno del “panighiri†(festa principale del Santo al quale e’ dedicata la chiesetta) che si celebra il 20 maggio, giorno della deposizione del corpo di San Nicola a Bari, il celebrante legge tutti i nomi dei “ktitoras†per raccomandarli a Dio. E tutto cio’ finche’ il mondo avra’ vita.
Nel monastero di Aghiu Pavlu il primo “ktitoras” dell’elenco che viene ricordato nei giorni del panighiri e’ un nobile donatore risalente all’anno 900 dopo Cristo (si tratta dell’imperatore di Costantinopoli Romano I Lekapinos che ha donato al monastero la Santa Reliquia di un frammento della Croce di Cristo). Ancora oggi la sua anima viene raccomandata a Dio perche’ nella sua pieta’ la accolga nella luce della Sua gloria. E via via ogni altro abbia aiutato il monastero. Il “ktitoras” puo’ anche sostituire il suo nome con quello di una persona cara (viva o defunta) che, in questo caso, sara’ iscritta nel “Libro dei Benefattori”.
Questi aiuti possono essere versati sul conto corrente bancario riportato sui moduli di iscrizione. Al ricevimento dell’importo verra’ rilasciata una ricevuta dal monastero di Aghiu Pavlu che, tra l’altro, permette di scaricare la somma donata dalle imposte.
Un luogo santo
Eravamo nel novembre del 1976 quando il monaco Andrea, concluso il suo primo mandato come abate del monastero di Aghiu Pavlu, volle ritirarsi nel silenzio di un metoki (possedimento) del monastero in località’ Monoxiliti nella prima parte del territorio del Santo Monte Athos, dove la chiesetta e’ dedicata a San Nicola.
Il litorale che fiancheggia il metoki e’ caratterizzato dalla presenza di molte rocce, tre delle quali, molto simili tra loro, spuntano dal mare e vengono chiamate “tria adelfia†(tre fratelli). La casa del metoki e’ situata al centro di una valle, separata dal mare da un piccolo colle che non permette di scrutare l’orizzonte. Pater Andrea era solito scendere al litorale pregando con il kombuskini (il “rosario†ortodosso)in mano, per raccogliere qualche ramo o qualche ceppo di legno molto utile per il focolare.
Un giorno una terribile tempesta imperverso’ violenta sul metoki sconvolgendo tutta la costa. Giunto il sereno pater Andrea decise di scendere sul litorale sapendo che la forza della marina avrebbe portato alla deriva numerosi tronchi di legno. Ma nel contempo non escludeva che a seguito del maltempo qualche naufrago potesse essere bisognoso di aiuto.
Poco lontano dal luogo in cui stava raccogliendo la legna, pater Andrea scorse qualcosa molto simile ad un corpo umano e, pensando si trattasse di un naufrago in stato di necessita’, si avvicino’. Vide che effettivamente, per quanto paradossale essendo proibito nel monte Athos, si trattava di una donna. Era vestita di nero come una monaca e, seduta su una roccia, aveva due libri accanto ed uno sulle ginocchia sul quale stava scrivendo.
Sorpreso ed ancora incerto chiese, con la tipica cadenza dialettale di Cefalonia da dove proveniva: “Chi sei signora mia? Cosa vuoi e cosa fai qui? Hai forse bisogno di aiuto?â€Âpensando si trattasse di un passeggero di un’imbarcazione naufragata. “No, Ieronda (titolo che viene dato ai monaci anziani) – gli rispose – non voglio aiuto. Io sono di questo posto e faccio questo lavoroâ€Â. “E cosa sono i tre libri che hai con te?†La signora gli rispose “Sul primo segno il nome di chi entra in questo Luogo (intendendo nel Monte Athos), sul secondo quelli che se ne vanno, e sul terzo, che e’ il Libro della Vita, segno il nome di quanti resteranno qui fino alla fineâ€Â.
Non volendo disturbare oltre, visto che non era necessario il suo aiuto e senza aver capito chi fosse la signora che aveva visto ed udito, pater Andrea inizio’ a risalire verso la casa del metoki. Fattasi l’ora dell’ apodipno (preghiera prima del riposo) si affretto’ nella chiesetta dedicata a San Nicola per pregare. Quando inizio’ la preghiera dell’Akatistos (lo splendido e poetico inno a Panaghia da recitarsi in piedi) davanti all’icona della Santa Vergine e a cantare: “ΤÃÅ’ ÀÃÂοÃĀαÇθÎÂν μÃ…ÃĀικΠλαβÎν εν γνÎÃει…†(“Quando l’incorporeo ha conosciuto l’ordinato mistero…â€Â) si aprirono gli occhi della sua anima, intui’ che quanto era successo non era un fatto normale e che la signora incontrata sul litorale era la stessa dipinta nell’icona. Solo allora ebbe la rivelazione: aveva parlato con Panaghia.
Ritorno’ quanto piu’ veloce pote’ sul litorale il buon Ieronda, nonostante la sua veneranda eta’ ed il difficile sentiero roccioso, per ritrovare la Madre che aveva sempre profondamente amato fin da bambino, alla quale aveva sempre rivolto tutte le sue richieste ed affidato la sua salvezza riponendo in Lei ogni sua speranza. Ma sul posto la Signora non c’era piu’.Ma un soavissimo ed ultraterreno profumo inondava il luogo dove era stata la Signora del Santo Monte.
Il fatto fu confessato dal monaco Andrea al suo padre spirituale, pater Dionisio di Micriaghianna, come fa ogni monaco, per essere certo non fosse stata un’apparizione del maligno, che puo’ apparire anche con l’immagine di un angelo luminoso, come dice l’Apostolo Paolo. Il padre spirituale, che conosceva bene le grandi virtu’ spirituali dello Ieronda Andrea, lo conforto’ illuminato dallo Spirito Santo, assicurandogli che l’Essere spirituale che aveva incontrato era Panaghia, la Santa Vergine. Allora pater Andrea gli disse: “Bene, santo padre spirituale. Ma per favore, non rivelarlo a chicchessia perché’ non vorrei mi scambiassero per qualche santoâ€Â.
E cosi’ avvenne. Il padre spirituale per stima e rispetto nei confronti dello Ieronda, mantenne il segreto. Da allora, per varie volte durante la recita dell’ Akathistos Imnos, la lampada ad olio davanti all’icona di Panaghia dondolava dolcemente, mentre le altre lampade davanti alle altre icone rimanevano immobili. E ciò’ per fargli ricordare il santo incontro.
Questo avvenimento non era certo cosa fortuita. Lo Ieronda era instancabile nella sua ricerca della perfezione spirituale, aveva il dono di dedicare pochissimo tempo al sonno, di svegliarsi molto presto e di pregare incessantemente. Quindi non era per nulla strano che Panaghia, Madre nostra, lo onorasse con la Sua apparizione. E non solo Panaghia…
Durante la sua pemanenza al metoki lo Ieronda Andrea, acconsenti’ spesso ad accogliere monaci del monastero di Esfigmeno che insistevano affinche’ facesse parte della loro confraternita che si era isolata dal resto della comunita’ athonitica. Portavano come ragione di cio’ alcune aperture ecumeniche su alcuni aspetti ecclesiali che, a loro parere, danneggiavano lo zelo per la precisione nella tradizione della fede. Questo invito e queste considerazioni iniziarono a farlo orientare in tal senso e percio’ ritenne indispensabile affidare al Signore le sue indecisioni e i suoi turbamenti, pregando con fervore. Il dilemma era lacerante: come abbandonare il voto di obbedienza al suo monastero e dividersi dai propri fratelli monaci? Ma dall’altra parte i contestatori si eleggevano come difensori della perfezione dai pericoli di queste aperture e quindi avrebbe dovuto rigettare il passato per conservare l’integrita’ della Fede.
Durante il periodo in cui era sotto l’influsso di questo irrisolvibile dilemma , un religioso si presento’ al metoki. Aveva un’espressione dolcemente tranquilla ed un volto lieto, veramente, come dice l’inno “εικÌνα ÀÃÂαÃ΀ηÄο†(“immagine della mansuetudineâ€Â). “Ieronda -gli chiede- la pace di Dio sia con te. Per dove e’ la strada che va a Kariesâ€Â? (il piccolo villaggio monastico dove si trova la chiesa del Protato e la sede della Iera’ Kinotita composta dai rappresentanti di tutti i monasteri della Santa Montagna ad esclusione del monastero di Esfigmeno per il suo mancato voto di obbedienza). Pregava al buon Ieronda perche’ lo indirizzasse. “Come vi chiamate paterâ€Â? Gli chiese. “Pater Nikolaos†gli rispose. “Di dove seiâ€Â? “Da Cipro sono partitoâ€Â. Lo saluto’, visto che gli aveva indicato il sentiero da seguire ed incomincio’ a camminare per tornare verso casa. Ma immediatamente penso’: “Non ho chiesto a quest’uomo se avesse fame, se forse gli servisse qualcosa visto che la strada fino a Karies e’ molto lungaâ€Â. Si giro’ ed inizio’ a chiamare gridando “Pater Nikolae, pater Nikolae, pater, pater…â€Â. Pater Nikolaos era sparito eppure non aveva percorso neppure dieci metri.
Ma insieme al passante invisibilmente sparito, sparirono anche le indecisioni e le perplessità’ che lo avevano turbato per molto tempo, ritrovo’ la serenita’ e si rese conto che, nonostante la sua sensibilita’ ai temi relativi alla conservazione della Fede, l’accettare tale invito avrebbe significato portarlo fuori dalla Chiesa. Cosi’ pater Nikolaos, che evidentemente era San Nicola, gli indico’ la strada da percorrere per il resto della sua vita, cioe’ di non allontanarsi dalla Madre Chiesa. Sottolineiamo che secondo la tradizione, San Nicola inizio’ il Suo percorso sacerdotale dal monastero di Iereon che si trova vicino a Pafo di Cipro.
Quando lo Ieronda, per problemi dovuti all’eta’, non pote’ continuare la sua vita al metoki, torno’ al monastero di Aghiu Pavlu a concludere la sua vecchiaia. Al monastero lavorava da molti anni un operaio, molto rispettoso e devoto, che si ammalo’ tanto gravemente da essere ancorato al letto. Poco prima di morire l’abate gli propose di diventare monaco. La sottomissione ai voti monacali e’ un secondo battesimo con cui vengono perdonati tutti i peccati della precedente esistenza. L’operaio tra le lacrime di commozione sgorgate al sentire tale proposta, accetto’ con grande gioia.
Cosi’ si addormento’ nel Signore come Monaco, e proprio il 2 febbraio quando il monastero di Aghiu Pavlu celebra il suo grande “panighiri†(festa patronale) nel giorno della Presentazione di Gesu’ al Tempio da parte di Panaghia . Questo operaio veniva continuamente riportato da pater Andrea come esempio, dicendo: “Ma quanto ha amato quest’uomo Panaghia nostra Madre? Quale onore averlo chiamato nel giorno della Sua festaâ€Â!
Arriviamo al 2 febbraio del 1987. Il monastero di Aghiu Pavlu festeggiava il suo panighiri della Presentazione al Tempio del Signore. Una notizia inizio’ ad estendersi passando di bocca in bocca e lasciando in tutti grande commozione. Normalmente avrebbe dovuto generare una grande mestizia ma invece ingenerava tra i monaci una immensa gioia ed euforia. Pater Andrea si era addormentato nel Signore durante la veglia notturna che si teneva nella chiesa del monastero. La conclusione Beata di una vita. Nella successiva liturgia il suo padre spirituale rese noti questi fatti fino ad allora rimasti segreti, che suggellavano la grandissima virtù’ di quest’uomo.
Pater Andrea e’ stato sepolto nel piccolo cimitero e continua a proteggere i monaci del nostro monastero.
Che ci dia la sua benedizione, la sua protezione, la sua preghiera.