SANTA RITA – A Brolo era la Santa dei Reduci
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SANTA RITA – A Brolo era la Santa dei Reduci

OGGI SI CELEBRA SANTA RITA DA CASCIA, MA A BROLO LA “FESTA” AVEVA MOLTO DI SPECIALE (foto presa dalla pagina fb della Parrocchia Brolese)

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Era ed è quella dedicata a Santa Rita, che la Chiesa festeggia oggi, una festa del popolo che, al Santuario di Cascia in tutto il mese di maggio, fa ancora accorrere gente da ogni angolo della terra per partecipare agli eventi “ritiani”, per fermarsi accanto all’urna della Santa e trovare la comprensione, il raccoglimento e l’ascolto di cui ognuno di noi ha bisogno.

A Brolo, la statua della Santa venne “portata” dai reduci della seconda guerra mondiale, che la fecero realizzare “dopo che si erano rivolti a lei chi sul fronte dei Balcani, chi in Russia o in Africa orientale per ottenere la grazia del rientro a casa”.

Già negli anni 50′ crebbe anche a Brolo il culto della Santa, e ricordandone la vita familiare, vissuta cristianamente con semplicità e laboriosità, numerose donne ne indossavano, come voto, l’abito proprio a ridosso della festa di maggio e poi in tanti  partecipano alla processione ricevendo in dono una rosa. In quel tempo c’erano anche i classici nove giorni per prepararsi alla festa del 22 maggio.

 

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Ma tornando ai militari brolesi, qui rappresentati da una foto simbolo, quella di Don Santo Briguglio, e la sua medaglia, posta sul suo petto da padre Nino Lo Presti, possiamo dividerli in due gruppi.

 

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Chi non tornò mai a casa, come Carmelo Giuffrè, “ucciso dalla mitraglia”.

Lui, non morì sui monti di Trento, come cantava De Andrè, ma sulle spianate di Monte Rosso Almo, nel luglio del 43. Aveva 31 anni, era un soldato del regio esercito. E tra qui brolesi,, come tanti, morti combattendo, decorati, eroi senza fanfare, ricordiamo anche Giuseppe Micalizzi – classe 1909 – deceduto nel 1944 e rimasto ad Amburgo, sepolto nel cimitero militare italiano d’onore (riquadro 5 fila n. tomba 15) e Giuseppe Mirenda, morto sul fronte russo, al quale venne dedicata una piazza.

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E quelli che ne fecero ritorno.

Molti di questi uomini in divisa, quelli del fronte Greco Albanese nell’anno di guerra del 43 sono ricordati nella lapide posta sotto la statua di Santa Rita alla quale si “rivolsero cercando protezione”.

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Tornarono dai Balcani: Rosario Scaffidi Militone, il sottotenente poi insignito di una croce di guerra e della medaglia al valor militare per quanto fatto al fronte, in Africa orientale.

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Onorificenza spettata anche a Giuseppe Baudo, altro decorato di guerra – una medaglia d’argento ed una via per ricordarlo – come avvenne per un altro sottotenente, Giuseppe Mirenda, morto da eroe sul fronte Russo (anche se molti dicono che sia morto in un campo di concentramento russo, dove, ferito, venne deportato) al quale venne dedicata l’attuale piazza che porta il suo nome, una volta piazza Nasi; ed al “sergente” Raffaele Addamo che perse anche una gamba.

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Tra quei reduci, sulla lapide, spiccano i nomi di Antonino Scaffidi Militone, del brigadiere Carmelo Marino, dei graduati, tra caporali, artiglieri, e soldati di Antonino Ricciardello, Antonino Sapienza, Francesco Scaffidi, Antonino Buttà, Nunzio Lavena, Natale Cipriano, Antonino Catania, Antonino Vizzari, Antonino Maniaci, Salvatore Gentile, Vincenzo Calderaro, Giovanni Scaffidi Mangialardo, Antonino Ricciardello, Francesco Calderaro, Michele Dimunnu, Salvatore Toscano, Salvatore Cardaci, Basilio Caruso, Vittorio Fabbiano, Cono Merenda, Carmelo Giuffrè, Gaetano Mancuso, Rosario Ricciardello, Salvatore Gasparo, Cono Bonina, Francesco Rifici, Teodoro Lo Biondo, Pietro Insana, Pietro Laccoto e Basilio Agnello,

Ma l’elenco di nomi si allunga.

Brolo ha dato il suo consistente contributo alla “Patria” di sangue e dolore anche nella seconda guerra mondiale.

In quell’elenco annoveriamo, sicuri comunque di dimenticarne qualcuno. chi ha avuto onori e medaglie – consegnate alla memoria a figli e nipoti – quando venne inaugurato il monumento ai “Cadute del mare”, voluto dall’amministrazione comunale del tempo, guidata da Basilio Germanà.

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In quell’elenco c’erano i nomi di Giovanni Giuffrè, Calogera Salvatore Barà, Giuseppe Lacchese, Giuseppe Bruno, Pietro Ceraolo, Francesco Rizzo Ricciardi, Antonino Natoli Timpirino, Nicolò Bongiorno, Carmelo Perdicucci, Francesco Scaffidi Militone, Giuseppe Micalizzi, Salvatore Mendolia e Giovanni Scaffidi Mancialardo.

Età media 23 anni. Tutti eroi senza fanfare.

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E senza essere nostalgici, ma rammentando che per ridare all’Italia Trento e Trieste erano morti settecentomila soldati e molti altri erano rimasti mutilati o invalidi. Crediamo che questo sacrificio non può essere dimenticato.

Tra quei “cafoni” mandati al macello c’erano anche: Vincenzo Agostino Gasparo, Antonino Busacca, Gennaro Caruso, Basilio Castrovinci, Natale Catania, Antonio De Luca Cardillo, Carmelo De Luca Cardillo, Antonino Aliberto, Antonio Gentile, Giuseppe Gentile, Paolo Giuliano, Vincenzo Magistro, Basilio Mancuso, Costantino Merenda, Gaetano Onofaro, Carmelo Ricciardello, Cono Speziale, Basilio Starvaggi, Calogero Terranova, Carmelo Tripi, e tra loro anche Antonino Speziale di Basilio, dimenticato sulla lapide.

Ultima nota su Santa Rita, la statua venne riacquistata, in quanto la prima era divenuta friabile per via della colonia di tarli che si erano albergati tra le pieghe della sua veste, negli anni settanta.

Ma qui c’è un piccolo “giallo”, in quanto pare che la Statua che fu mandata a Brolo non raffiguri la Santa da Cascia ma un’altra Monaca.

Ma poco importa a Brolo Santa Rita è Santa Rita.

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Autore:

redazione


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