Lo spettacolo teatrale-musicale “Percorsi Mediterranei” è una ballata siciliana, frutto di una profonda ricerca filologica e culturale, in cui si susseguono quadri diversi di vita siciliana, ognuno dei quali rappresenta un momento importante della cultura di un popolo.
Il quadro iniziale rappresentato ripropone scene di vita campestre durante la raccolta del grano e di come cantavano, pregavano, lavoravano e si divertivano i contadini siciliani.
Il secondo quadro presenta l’abilità nel verseggiare e nel cantare tipico dei contadini siciliani che amavano ripetere con ritmi sempre più incalzanti tiritere, filastrocche e scioglilingua, accompagnati da passi di danza.
Il terzo quadro si sofferma su scene di vita marinara in cui si raccontano diversi tipi di pesca: quella delle costardelle e la pesca del tonno, la cosiddetta mattanza.
Il quarto quadro rievoca lo sbarco dei Turchi in Sicilia, raccontando la storia dei rapimenti e delle violenze subite dai Siciliani durante le loro innumerevoli scorrerie. Le note dei canti fanno ancora trasparire un rancore ed una non sopita rassegnazione.
Il secondo tempo inizia con un quadro tipicamente siciliano: note di un carrettiere che canta il suo amore per una donna.
Il quadro successivo ripropone il tema della superstizione popolare, molto frequente nella cultura siciliana ed ha radici profonde sia nella tradizione orale che in quella scritta. Una donna rifiutata dall’uomo che ama, per gelosia lancia una sorta di maleficio contro la sua rivale al fine di provocarle dolore fisico e intima sofferenza: si tratta della mavaria.
Il terzo quadro è, invece, espressione della religiosità popolare; la melodia e la gioia del canto in onore della Madonna del Carmelo esprimono la profonda devozione dei fedeli e l’enorme importanza che il rito religioso riveste in tutta la cultura popolare siciliana. Il quadro si chiude con una danza benaugurale ancora oggi eseguita a Petralia Sottana, in provincia di Palermo.
Il quarto quadro è una preghiera di ringraziamento a Dio per tutto quello che ha creato e per l’amore di cui ha dotato l’uomo; l’amore è una fonte di ispirazione importantissima dei vari generi del canto popolare e le serenate e gli strambotti d’amore venivano cantate spesso sotto i balconi dell’amata con l’immancabile orchestrina.
L’ultimo quadro vuole essere un duellare amoroso e divertente tra uomini e donne, con melodie e ritmi che ricordano la dominazione spagnola in Sicilia.
Per quanto riguarda le danze, ci si è avvalsi soprattutto della testimonianza di alcuni anziani dell’Isola e di qualche documento antico, poiché, non essendo più esse un fenomeno attuale come fatto sociale e collettivo, oggi rappresentano soltanto un semplice ricordo del passato.
I costumi tradizionali utilizzati dalla Compagnia, sia quelli da lavoro che da festa, sono stati ricostruiti con particolare cura, sulla base di antiche stampe e disegni, sulla descrizione di alcuni studiosi e su alcuni originali conservati presso il Museo Pitrè di Palermo e rispecchiano la differente foggia di vestire nelle province siciliane alla fine del settecento, per i testi e la musica ci si è avvalsi delle raccolte del Pitré, di Salvatore Salomone Marino ed altri antropologi, mentre per la musica sono state utilizzate sia le tracce musicali riportate dal “Corpus di musiche Popolari” del Favara sia di testi originali composti proprio per l’opera, ricalcando sempre melodie e cadenze popolari tipicamente siciliane.
Da questo spettacolo è stato tratto un CD ha permesso alla Compagnia di vincere nel 1999 a Palermo il prestigioso Premio Internazionale G.Pitrè – S. Salomone Marino Città di Palermo, sezione F.I.T.P.