Tra il 1094 ed il 1100 il conte Ruggero di Altavilla fondò l’abitato trasferendo i villani di Sicilia. Il primo a scoprire la “regioneâ€Â, il docente di Toponomastica Michele Fasolo
di Giuseppina Laguidara
Il Dipartimento di Storia dell’universitàdi Lancaster, nell’Inghilterra nord-occidentale, ha deciso di promuovere una ricerca su Focerò, il territorio dei Nebrodi, compreso tra Capo d’Orlando ad Ovest, Capo Tindari ad Est e Polverello a Sud, dove, tra il 1094 ed 1100, il Gran Conte Ruggero di Altavilla decise di raccogliere tutti i villani non legittimamente detenuti di Calabria e Sicilia nel tentativo di ripopolarne le aree boschive ed incolte che lo caratterizzavano. A condurre lo studio saràil medievista Alex Metcalfe.
L’iniziativa nasce dopo l’identificazione della regione da parte di Michele Fasolo, studioso di Topografia Antica dell’universitàdi Roma, e autore di una pubblicazione dal titolo “Alla ricerca di Foceròâ€Â. Tra le ipotesi in oggetto degli studi “certosini†a cura del professore Fasolo anche quella del “castello†fatto costruire dal sovrano normanno presso il monte Fossa della Neve a Sant’Angelo di Brolo. Una logica conferma di quanto asserito dallo studioso romano sembra giungere dal rinvenimento, avvenuto a maggio dello scorso anno, da parte di Pippo Palmeri, responsabile della CGIL di Sant’Angelo, proprio in localitàFossa della Neve, nell’area a ridosso del torrente Zangaria, di frammenti di vasi e pesi da telaio di materiale ceramico di etàellenistica (IV sec. a.C) in cui spiccano pezzi di anfore, di ceramiche a vernice nera dell’ultima fase, un peso da telaio piramidale ed alcune fuseruole. L’episodio è stato segnalato alla Soprintendenza Archeologica di Messina, che ha disposto un sopralluogo nei luoghi interessati alla scoperta, i quali, tra l’altro, si trovano non a grande distanza dall’altro sito greco di Gioiosa Marea. L’area di Focerò ricade oggi negli ambiti amministrativi dei comuni rispettivamente di Brolo, Piraino, Ficarra, Sinagra, Sant’Angelo di Brolo, Raccuja e San Piero Patti ed è molto probabile che tanti degli insediamenti umani presenti abbiano avuto inizio proprio con la “colonizzazione†normanna della regione.
L’intervento di Ruggero e le vicende nel mezzo secolo immediatamente successivo sono conosciute grazie ad una lettera del 2 novembre 1141 con cui alcuni personaggi eminenti della zona denunziarono a Ruggero II, i misfatti e le sopraffazioni di tal Algeri, forse signore di Ficarra, che è ancora oggi conservata nell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Patti ed è stata pubblicata nell’Ottocento da Salvatore Cusa. Nella regione di Focerò (Phokairòs o Phokairòn) esisteva giàun κάÃĀÃÂον nei pressi del quale il gran conte ordinò fosse costruita una torre, ÀÃÂÃÂγοÂ, che fosse da lui visibile da Mileto.
Cinquecento famiglie, radunate nell’area tra λιβίÃÂιν e μιλÎÂοÃ… , furono trasferite a Focerò dove con il loro insediamento si procedette ad una suddivisione del territorio curato da dodici Arconti. Seguì alla morte del Gran Conte (1101) la dissoluzione del κάÃĀÃÂον, per responsabilitàdegli arconti che allora dominavano a Focerò, e la successiva ricostruzione ad opera di Adelasia dopo la vittoria sui ÄεÃÂÃÂÃŽÂÃÂιε ribelli ed ancora una distruzione sino alla ricostruzione successiva alla loro definitiva sconfitta, avvenimenti tutti da collocare durante il periodo della reggenza della sovrana (1101-1112). Il documento del 1141 contiene anche una individuazione dei confini originari (precedenti alla morte del conte Ruggero). Nei secoli successivi il feudo di Focerò appartenne al vescovato di Patti, subendo ulteriori restringimenti territoriali.L’incrocio delle indicazioni fornite dai documenti medievali con i dati provenienti dal terreno hanno orientato le ricerche dell’insediamento di Focerò da parte di Michele Fasolo verso un settore di versante collinare, esposto ad O,ricco di risorse idriche, compreso tra il bacino idrografico del torrente Zangaria a settentrione e quello del torrente Marcurella a meridione immediatamente al di sotto di monte Fossa della Neve (992 m s.l.m.), picco lungo la cresta che dal crinale dei Nebrodi si distacca correndo in direzione N verso la costa. L’area è costeggiata lungo i margini da un antico percorso che dalla costa ed in particolare da Gioiosa Guardia si inoltrava verso l’entroterra per Santa Domenica e Randazzo, ai piedi settentrionali dell’Etna, portando nella zona di Catania. Va evidenziato come il toponimo Phôkairòn o Phôkairòs sia un possibile richiamo al chorion di Lentini di etàclassica denominato Phôkeai o Phôkaiai ricordato insieme ad un altro avamposto lentinese denominato Brikinnai in un passo di Tucidide (V, 4, 4). Le due localitàsono state sinora ricercate a grande distanza da Sant’Angelo di Brolo ma è assai singolare la coincidenza di due possibili esiti di questi antichi toponimi greci nell’area, ovvero rispettivamente Brichinnai a Librizzi (tradizione locale ) e Focerò nella Sant’Angelo medievale. Lo stesso toponimo moderno Fossa, al di làdell’attivitàmoderna cui è riferito, potrebbe rappresentare un esito del toponimo greco Phôkaiai in qualche modo legato ad un termine siculo analogo al lat. focus. E’ certo, invece, che nella toponomastica altomedievale della regione era presente una santa del ciclo lentinese, Epifania, cui era intitolato un bosco alcuni secoli più tardi denominato di S. Febronia, e forse una chiesa che doveva sorgere in base ai documenti, nei pressi della torre edificata alla fine del XVI sec. a Piano Croce, al confine tra Sant’ Angelo di Brolo e Piraino. Il professore Michele Fasolo, ha dichiarato: “ Sono molte le questioni da approfondire sul terreno. La prima area che riveste interesse è quella di Lisicò-Mezzagosto dove va individuata non solamente l’area insediata nell’alto medioevo dal casale di Lisicò ma soprattutto il sito originario dell’Abbazia di S. Michele che io ritiengo sorgesse prima della sua ricostruzione ad opera del conte Ruggero sull’altra sponda del fiume. In una fonte documentaria risalente al dicembre 1143, il diploma di concessione da parte di Ruggero II del territorio di Focerò a Giovanni categumeno di Patti, si legge che il monastero di S. Angelo sorgeva sopra il fiume Lisicò ( ecclesia Sancti Angeli sita super flumen Lisico). L’assessore alla Cultura, Gianni Giuffrè, segue con attenzione l’evoluzione degli studi:“Gli studi del professore Michele Fasolo ci spronano a riflettere sul nostro passato e ad avere una conoscenza più approfondita delle nostre radici. Mi attiverò, per creare una nuova toponomastica di beni “immateriali†da utilizzare come percorso alternativo storico-culturale per il visitatore e per quanti vogliano sapere e conoscere le nobili origini della Terra di Sant’Angeloâ€Â.
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