Italia: poveri ed emarginati in aumento. La letteratura non è erudizione nel chiuso di una biblioteca
Passando tra le vie e i sobborghi delle città, tra i cartoni consumati, in angoli nascosti giacciono uomini senza più nessuna identità: ad una fontanella vicino la stazione un barbone tenta di rasarsi specchiandosi nello specchietto di un’automobile parcheggiata; dentro la stazione, mentre aspetti il treno costantemente in ritardo, l’occhio si posa su una zingara coricata sulla panchina che allatta il suo figlioletto affamato; alle fermate dei tram, ecco scarpe e vestiti sistemati in ordine come fossero in un armadio mentre i proprietari sono in giro a chiedere l’elemosina o una sigaretta, ormai loro unica consolazione.
Quante volte, guardiamo con sdegno zingari, barboni e senzatetto?
Onestamente capita a tutti di temere per la propria incolumità, di avere paura di essere derubati o peggio. Eppure dietro un furto o un raggiro non sempre c’è cattiveria ma più spesso solo un disperato bisogno di procacciarsi del cibo e di sopravvivere a qualunque costo.
Senza voler giustificare tutti, è vero che alcuni non hanno altra scelta se non quella di rubare.
Non vuole essere una giustificazione, appunto, ma un invito a riflettere e ad agire per evitare che il nostro Stato diventi un paese di poveri e di criminali.
Occorre precisare che non tutti i poveri o i barboni sono dei delinquenti come pensa gran parte della gente?
Forse si, dato che i pregiudizi a riguardo sono tanti.
Trattando quest’argomento viene in mente Victor Hugo, celebre icona del Romanticismo francese.
Una delle sue opere di maggiore successo fu “Notre Dame de Paris”, storia di zingari, di emarginati, di corruzione, d’amore e di omicidi. La bella Esmeralda, amata dallo storpio Quasimodo, è una zingara dal fascino seducente e un’abile danzatrice.
Dopo aver letto il romanzo, vi emozionerà sicuramente la visione del musical in francese tratto da quest’opera e riscritto da Luc Plamondon oppure del musical in italiano di Pasquale Panella con le magnifiche musiche di Riccardo Cocciante.
In entrambi i casi sono ampiamente studiate sia le coreografie sia le scenografie.
Tra letteratura, musica e teatro, ecco apparire in scena un argomento sempre attualissimo.
Leggete, cari lettori, osservate e riflettete ma soprattutto evitate i pregiudizi. Abbiate il coraggio di scalfire la scorza esteriore dei miserabili per sondarne in profondità l’animo come fece Hugo nell’altro suo capolavoro, i “Miserabili” appunto.
E chi può, faccia qualcosa per risollevare la nostra Italia!
tratto da: www.zipgiovani.it
Ylenia Jessica Micale, orlandina, ama la danza, le piace scrivere, attenta osservatrice di costume e di come va il mondo, studia presso l’Università di Messina, alla Facoltà di Lettere e Filosofia – Lingue e Letterature Straniere.
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