– di Corrado Speziale –
Sebastiano Mafodda, Marcello Sposito, Palmiro Lauro e Domenico Zona, il 15 gennaio 2007 persero la vita a bordo del “Segesta Jet” a causa
Son passati 17 anni da quel drammatico pomeriggio del 2007, in cui si consumò la tragedia del “Segesta Jet”, mentre il ricordo prosegue come una nave che continua a solcare il mare. Segno della stima, dell’affetto e della riconoscenza che non smettono mai di accompagnare il pensiero verso i quattro marinai. Dinnanzi al dolore, gli anni trascorsi non hanno scalfito minimamente le sensazioni, né alleviato la commozione per quanto accaduto allora. Tanto testimoniano tutti coloro che sono accorsi, numerosi come sempre, alla commemorazione del Segesta anche quest’anno, a fronte del tempo trascorso.
Ieri, su iniziativa della Direzione Navigazione RFI, colleghi ed ex colleghi dei quattro marinai scomparsi, primo fra tutti il comandante Sebastiano Pino, già presidente del S.A.S.Ma.N.T, hanno voluto commemorare il comandante Sebastiano Mafodda, il direttore di macchina Marcello Sposito, il motorista Palmiro Lauro, e il marinaio Domenico Zona.
Nel primo pomeriggio, a bordo del “Selinunte”, mezzo veloce di Blu Jet, “gemello” del “Segesta”, come di consueto a partecipazione ristretta, si è svolto il primo evento in quello che ormai è un luogo sacro del ricordo: lat. 38°10’.9 N; long. 15°35’.4 E, dove la “Borchard” speronò drammaticamente il ponte di comando del “Segesta”. Ieri, sotto un cielo cupo che minacciava pioggia, oscillando su un mare ondoso, dall’unità della Guardia Costiera è stata lasciata ai flutti una corona d’alloro, dopodiché le due unità navali hanno omaggiato i marinai con i consueti giri d’onore.
Al fianco della Guardia Costiera, presente in mare un mezzo della Polizia Municipale. A bordo del “Selinunte”, i parenti e i colleghi più stretti dei quattro marinai. Accanto a loro, il comandante Stefano Gitto, responsabile esercizio Blu Jet. La benedizione e il rito in mare, officiato dal diacono Giuseppe Dini, hanno preceduto la Preghiera del Marinaio, letta dal ponte di comando dall’ufficiale Filippo Bellantoni, suscitando come sempre tantissima commozione.
Alle 16,30, una Santa messa in suffragio è stata celebrata nell’atrio prospiciente la Corte di Ulisse della Stazione centrale.
Il rito è stato officiato da padre Girolamo Palminteri, Guardiano “Superiore” della Fraternità del Santuario Madonna di Lourdes. “Ci stringiamo intorno ai parenti e agli amici, perché persone cui vogliamo bene hanno perso la vita durante il loro lavoro. Fare memoria in questi casi ci aiuta a guardare al presente e al futuro, in maniera rinnovata. Tutto quello che possiamo fare in nostro potere lo dobbiamo mettere in atto, perché si evitino altri fatti di questo genere”. Così, il sacerdote nell’introduzione alla celebrazione.
L’omelia è stato un sano invito alla riflessione, alla sincerità e all’impegno personale, fuori da ogni retorica. Frate Girolamo fa riferimento al Vangelo:
Domande e considerazioni: “Perché lo facciamo? Corriamo il rischio di metterci solo a posto con la nostra coscienza di fronte a noi stessi e a Dio. Il senso della celebrazione di oggi non deve essere quello di placarci, come dire, abbiamo fatto la nostra parte e dunque il Signore lo abbiamo accontentato; bensì, un’opportunità per chiederci dove siamo, dove stiamo andando, che senso ha la nostra vita. Chiedersi perché delle persone a noi care hanno perso la vita durante il lavoro. Ciascuno rifletta affinché ciò che è successo non succeda più. Quali sono le responsabilità di chi deve prendersi cura del personale che lavora? Corriamo sempre il rischio di inscenare dei momenti. Quante parate…” La riflessione: “La religione non è altro rispetto alla vita. Essa dà profondità a questa stessa vita, lo dice anche Gesù nel Vangelo, le due cose si intrecciano. L’uomo religioso non è diverso da quello che vive le fatiche e le gioie di tutti i giorni”. Le conclusioni, con un auspicio:
All’evento, come sempre molto partecipato, erano presenti autorità civili e militari, tra cui l’ammiraglio Marcello Calandrino: “Quello del 15 gennaio – ha detto l’alto ufficiale nel suo saluto – è stato un evento tragico, infausto, che ha emotivamente coinvolto tutti. Una circostanza dolorosissima per i familiari delle vittime, ai quali siamo sentitamente vicini”. La domanda da porsi e la risposta che ne deriva: “Cosa fare per evitare che possa verificarsi nuovamente un evento del genere?
Presenti, tra gli altri in sala, il comandante Marisuplog, CV Bruno Viafora; il comandante in seconda della Capitaneria di Porto di Messina, C.F. Antonio Ripoli; il comandante della PolFer, Francesco Benedetto: il segretario generale dell’Autorità di sistema portuale Domenico La Tella, e rappresentanti di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Polizia Metropolitana e Polizia Municipale.
A seguire, si è rinnovato il momento di raccoglimento intorno al monumento dedicato ai quattro marinai, posto nel piazzale della Stazione marittima.
Il saluto dell’ing. Francesca De Santis, in rappresentanza di RFI Navigazione: “Ringrazio a nome di RFI chi organizza e partecipa a questa commemorazione, che tocca tutti noi, perché è un ricordo che ci spinge a dare sempre di più e sempre meglio”.
Il ricordo del comandante Sebastiano Pino: “Sono passati 17 anni da quella terribile sera del 15 gennaio del 2007, quando al largo del Faro di San Raineri, un atroce destino ha colto i nostri quattro colleghi e amici, che hanno perso la vita. Rinnovare la loro memoria significa anche mantenere un impegno per migliorare le condizioni di sicurezza della navigazione e in generale nei luoghi di lavoro. Progressi ne sono stati fatti, anche se purtroppo oggi ci tocca associare il ricordo anche dei tre marinai scomparsi sulla “Sansovino” nel 2016 (Gaetano D’Ambra, Christian Micalizzi, Santo Parisi, ndr) e del nostromo della “Elio” (Gaetano Puleo), durante la manovra al molo Norimberga. Li ricordiamo assieme ai nostri caduti”.
Alle 17,54, ora cruciale dell’incidente, accanto al monumento dedicato ai quattro marinai è stata deposta la corona d’alloro, portata da Onofrio La Greca e Vincenzo Bevilacqua, i due membri dell’equipaggio del “Segesta”, superstiti quella tragica sera di 17 anni fa. La corona è stata benedetta da Fra’ Giuseppe Maggiore: “Ricordiamo questi nostri fratelli e chiediamo loro di pregare per noi, di vegliarci dal Cielo, affinché possiamo progredire sempre nel bene verso gli altri”. La speranza: “Luoghi di lavoro più sicuri e sempre di più luoghi di pace”.
Alla fine della cerimonia la “parola” come sempre è stata consegnata alle navi in porto che con il loro grido hanno esternato la voce amica proveniente dal mare, contrassegnata dal ricordo più profondo.
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