Si tratta di Antonio Le Donne (vicesegretario nazionale vicario) e Mario Puglisi (componente elettivo della Direzione nazionale)
Trentaquattro anni, di origine messinese, al lavoro nei Comuni di Alì Terme e Oliveri, Mario Puglisi è uno dei volti nuovi del vertice dell’Unione dei Segretari comunali e provinciali, il sindacato nato nel 1948 che ha da poco celebrato a Roma il XXI Congresso (eleggendo Alfredo Ricciardi segretario nazionale, Maurizio Moscara presidente, Roberto Nobile presidente del consiglio nazionale). Puglisi entra nella Direzione nazionale dell’associazione per elezione, un istituto che prende il via proprio da questo congresso.
«È importante – dice Puglisi – che si sia fatta la scelta di immettere nella Direzione nazionale anche dieci componenti eletti. Il senso è far arrivare forti e chiare le voci dei diversi territori. Non per concedere inutili protagonismi, ma proprio perché sono molto differenti le condizioni di ‘vita’ degli Enti locali nelle tante aree di cui si compone l’Italia, ed è opportuno che ciascuna possa rappresentarsi in modo approfondito e sistematico. Un sindacato è forte se da’ modo a tanti, a tutti, di riconoscersi in esso. Per far questo l’inclusione attiva, la possibilità di dire la propria e il confronto costante sono elementi fondamentali».
Un’assunzione di responsabilità che trova riscontri anche nelle parole di Antonio Le Donne, l’altro volto siciliano di un sindacato di categoria che “viaggia da solo” in un settore nel quale le altre sigle sono confederali o comunque integrate.
Segretario comunale della città di Messina, eletto vicesegretario nazionale vicario e responsabile dell’organizzazione, Le Donne sottolinea: «Connetto il senso del nostro impegno sindacale alla specialità della nostra funzione. Noi rappresentiamo l’alta dirigenza delle autonomie locali. Il rapporto tra la sfera politica e la sfera burocratico-amministrativa “passa” dalla nostra figura. La nostra categoria, per dirla in altre parole, non è articolazione di un decisore centrale, ma è al governo di quella “macchina” che realizza l’indirizzo politico dell’ente locale, quell’indirizzo cioè che viene fuori dalle urne. Non casualmente è la nostra categoria di dirigenti apicali l’unica letteralmente “disseminata” sul territorio».
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