Riaprire la partita, cambiare Messina e l’Italia. Ecco il documento conclusivo del primo congresso provinciale di SEL Messina
Riceviamo e pubblichiamo:
La situazione della città, della regione e del Paese non invita all’ottimismo: possiamo porvi rimedio?
Agire sulle cose che dipendono da noi è possibile: basterà? Non lo sappiamo, ma siamo certi che il fatto che, se non facciamo niente, la situazione ineluttabilmente si aggraverà.
Allora bisogna scegliersi una stella polare, e noi di Sinistra Ecologia e Libertà, ce l’abbiamo: si chiama ecologia della liberazione, ed ha i colori del rosso e del verde.
Sarebbe illusorio pretendere di cambiare i rapporti distruttivi dei messinesi, dei siciliani, degli italiani con l’ambiente, senza cambiare contemporaneamente i rapporti distruttivi degli uomini tra di loro. La nostra scommessa è nuova e grande. Dobbiamo scommettere che non è troppo tardi, che l’inestricabile sistema costituito dall’ecosistema e dalla società in questa città, in questa regione, in questo Paese non è condannato alla decadenza e al degrado. Ma per avere qualche opportunità di vincere la scommessa, occorre individuare e praticare le vie dello sviluppo durevole, dello sviluppo auto-centrato, coniugando ecologia e politica nelle loro forme più avanzate, innovative e partecipative.
Molta parte della sinistra negli anni passati ha pensato che ci fosse un solo vero colpevole: il sistema liberista. Ha creduto in buona fede che dove none esisteva le legge del profitto, dove c’era il socialismo reale, la gestione degli ecosistemi e della società fosse meno ostacolata e più efficace. La storia le ha dato torto. Ma noi di SEL siamo fra quelli – e non sono pochi nel mondo – che continuano a pensare che il naufragio del TITANIC non invalida il principio di Archimede.
I bilanci catastrofici, ecologici e sociali, delle esperienze storiche del socialismo reale e quelli altrettanto e, se possibile, più disastrosi della società dette liberali, mostrano una caratteristica comune: è evidente che gli individui non sono padroni del proprio destino sociale ed ecologico. I veri produttori della ricchezza collettiva, dei beni comuni, non hanno tutti gli strumenti, di diritto e di fatto, per intervenire da protagonisti nei processi politici, economici, sociali e culturali. Questo vale a livello globale e vale a livello locale, dove ci si deve confrontare con una forma indigena di liberismo, responsabile del degrado della bellezza dei luoghi e della fragile, precaria esistenza dei suoi abitanti.
La formula indigena messinese prevede la presenza di una consistente borghesia mafiosa, spesso accorpata in insiemi massonici, con una occupazione invasiva delle istituzioni pubbliche. Una minoranza barbarica si è ispirata ai principi del liberismo selvaggio e ha reso invivibili luoghi tra i più gradevoli del Mediterraneo, rendendo complice una parte della popolazione con procedimenti violenti (anche se non sempre necessariamente sanguinosi). SEL si chiama fuori dalla complicità che nello specifico ha coinvolto parti politiche politiche se-dicenti di Sinistra.
Di queste parti, per edificare l’ecologia della liberazione non abbiamo bisogno, mentre lo sguardo e l’azione si debbono dirigere a quei produttori dei beni comuni, materiali e immateriali, che pure esistono sulle rive dello Stretto e nella Sicilia nord-orientale e che danno segni di vitalità. Nei giorni scorsi se ne è colto l’ennesimo con una manifestazione apparentemente contro il Ponte, ma in realtà tesa a costruire – idealmente e politicamente – nuove forme di sviluppo durevole, fondate sui diritti e la solidarietà.
Conforta molto il fatto che questo movimento, l’anno prossimo, compie venticinque anni di vita, durante i quali ha costruito un patrimonio di conoscenze e di forme di lotta, cui SEL non può non guardare. Conforta il fatto che l’organizzazione sindacale della CGIL sia costituita da 50.000 lavoratori nella provincia di Messina e che sia presente un buon tessuto di sindacalismo di base.
Conforta l’esistenza di una rete di gruppi e associazioni impegnate nel volontariato e nella solidarietà sociale; e dall’altro lato alcune leghe ambientaliste. Con questi soggetti si sono già intrecciate relazioni (per esempio in occasione della battaglia in difesa della comunità Rom).
Il nuovo soggetto politico che oggi nasce deve necessariamente “incontrare tante e tanti che come noi, ma diversamente da noi, cercano il vocabolario della sinistra di un Secolo nuovo”.
LA CRESCITA DI SEL
Il congresso esprime soddisfazione per i successi ottenuti nella crescita del nostro movimento politico che in atto viene dato, da tutti i sondaggi, al 6 per cento.
Tale risultato è il frutto della passione politica disinteressata, del lavoro quotidiano sul territorio di migliaia di giovani, di donne, di lavoratori, di precari, di disoccupati che nelle fabbriche, nelle scuole, nel variegato mondo della cultura e dell’università, ricostruiscono quotidianamente i valori della sinistra e dell’ambientalismo. E’ anche il frutto di una leadership prestigiosa e autorevole qual è quella di Nichi Vendola che riesce a sintonizzare il nostro movimento politico con i bisogni, le aspirazioni, il cuore e e le menti del popolo di sinistra e non solo.
La radicalità delle proposte di cambiamento e una politica che guarda alla gente e ai suoi bisogni in questa fase di politicismo, di giochi di palazzo, ha fatto di SEL e di Nichi Vendola un riferimento di concretezza e ragionevolezza.
La nuova politica che proponiamo non è la palingenesi ma il necessario “un altro mondo possibile”. Senza questa speranza la sinistra muore.
LE COLPE DEL CENTRO-DESTRA E LA POLITICA DELLE ALLEANZE
La provincia e la città di Messina vivono una condizione socio-economica drammatica con punte di disoccupazione sempre più pesanti rispetto al passato e ad altre realtà meridionali. Il centro destra allo sbando, appare assente e incapace di delineare e concretizzare le linee di sviluppo credibili e capaci di attivare sbocchi occupazionali.
La vergognosa polemica tra Buzzanca e Lombardo sulla gestione dei fondi per la messa in sicurezza e la ricostruzione dei territori alluvionati e disastrati nella tragica notte di un anno fa a Giampilieri e Scaletta; le reciproche di clientelismo sulla pelle delle famiglie delle vittime, lo scarica barile tra Protezione Civile e Regione sulla insufficienza di fondi danno il segno del degrado della politica nella nostra provincia. Il nostro territorio ha bisogno di un grande piano di messa in sicurezza delle aree degradate e abbandonate dalla crisi profonda dell’agricoltura, ha bisogno di risorse da utilizzare per attività produttive.
La risposta alla drammatica situazione della nostra provincia e della nostra città non può essere l’illusorio e cinquantennale miraggio del ponte dello stretto come panacea di ogni difficoltà e lo spreco di risorse per tale miraggio produrrà altri disastri ambientali, semmai incominceranno i lavori.
L’incapacità dell’Amministrazione Comunale di Messina di porre fine al degrado del territorio, di produrre una strumentazione urbanistica che valorizzi i suoi beni paesaggistici e naturali, di portare a compimento opere e infrastrutture finanziati da decenni quali gli svincoli e il risanamento, sta soffocando l’economia cittadina.
Ormai da dodici anni il centrodestra governa la città, con la breve deludente pausa di Francantonio Genovese, e da sedici governa la Provincia, con risultati drammaticamente amari sotto gli occhi di tutti.
Il primo congresso di Sinistra Ecologia e Libertà col suo ricco dibattito, non vuole essere solo il rosario delle lagnanze. Ma si propone di prospettare nei prossimi mesi e di proporre al confronto un programma politico ed economico di governo della città e della Provincia. Non vogliamo fare solo denuncia ma attivare anche concrete speranze.
Per questo diciamo al PD che riconoscere Fini, Lombardo, Montezemolo non è politica delle alleanze ma pericolosa deriva politicista. La strada urgente, necessaria da imboccare per sconfiggere il berlusconismo è la costruzione di un programma alternativo di rinnovamento e la scelta di un leader del centrosinistra attraverso la mobilitazione delle primarie di coalizione.