Un’amara considerazione, che diventa “lettera alla redazione” sulle condizioni in cui versa il parco.
Il pensiero di Gloria supportato da quello dell’archeologa Sabrina Armenio
Riceviamo e pubblichiamo
Il 10 marzo 2022 si è tenuta la Giornata dei Beni Culturali Siciliani e, per l’occasione, l’ingresso a molti musei, ville, gallerie d’arte e siti archeologici era gratuito. Parafrasando il grande Camilleri, io e il mio compagno abbiamo deciso di approfittarne e fare una gita a Tindari per visitare il Parco Archeologico.
Io non ci ero mai stata, lui era andato solo al teatro greco per assistere ad un concerto alcuni anni fa. Così, carichi di entusiasmo, arrivati al Santuario, ci siamo addentrati verso l’ingresso del parco. Ad accoglierci, due impiegati allo sportello ticket, poi la visita era libera, senza guida.
il problema
Il problema inizia qui, quando ci siamo accorti che l’erba incolta del parco sovrastava i resti delle mura romane, indicate dal cartello ma poco visibili. Per quanto riguarda il teatro greco di Tindari, anche le gradinate e la cavea erano ricoperte di erba incolta, impedendo di godere di quell’affascinante effetto ad anfiteatro tipico dei teatri antichi.
la delusione
La delusione più grande riguarda l’impossibilità di accedere alla necropoli coi resti dei monumenti funebri, perché l’erba e le sterpaglie erano così alte da aver coperto il percorso da seguire. Arrivati alla zona delle terme e delle domus imperiali, delle tabernae, dei magazzini e delle abitazioni del ceto medio, siamo rimasti negativamente sorpresi dallo stato in cui versavano quei bellissimi mosaici sulla pavimentazione, così poco protetti da coperture ormai danneggiate.
il cuore della disamina
Per giungere al cuore di questa disamina poco pretenziosa ma molto amareggiata, giungo al punto in cui ci siamo chiesti: ma se siamo rimasti delusi noi, che figura ci facciamo, noi siciliani con in mano tanta bellezza, con i visitatori esperti? È normale che non si faccia un po’ di pulizia e di manutenzione, anche (ma non solo) in previsione di giornate organizzate come questa, in cui potrebbe esserci un maggiore afflusso di visite?
il messaggio all’archeologa
La visitatrice, Gloria Vitale, allora ha mandato un messaggio a Sabrina Armenio, amica e archeologa, per chiederle le sue impressioni sull’area archeologica di Tindari. Un messaggio on a caso, il quanto la stessa aveva visitato un paio di mesi prima l’area del Tindari.
Questo è il suo parere tecnico
“Anche io come te sono rimasta molto delusa dal parco archeologico di Tindari quando sono andata a visitarlo. Secondo me, le pratiche implementate non permettono un’accessibilità completa alle strutture ed ai contenuti del sito. Innanzitutto, il fatto che non ci sia una guida che possa spiegare il sito e accompagnare i turisti, ma un semplice foglietto illustrativo scritto alla rinfusa, non aiuta le persone a capire bene a comprendere il linguaggio e la museografia utilizzata. Ciò contribuisce anche a non riuscire a reperire informazioni complete su cosa il museo ed il parco racchiude in sé. Un chiaro esempio è il piccolo antiquarium, il percorso museografico è poco chiaro: il turista viene rapito dalla bellezza dei pezzi esposti ma le targhette presentano delle didascalie troppo piccole e con termini troppo tecnicistici, così da non far capire bene i pezzi in mostra senza una guida che spieghi che cosa sono”.
la disamina dell’archeologa continua
“Per quel che riguarda il percorso del parco secondo me è proprio un disastro. Anche qua la segnaletica è poco chiara: sono presenti dei cartelli che indicano i punti sui quali soffermarsi e delle indicazioni sommarie di cosa si sta guardando, ma la presenza di tabelloni sbiaditi e l’assenza di chiari segnali che indicano un percorso da seguire disorientano il turista. Per non parlare dell’incuranza sullo stato di conservazione delle strutture con coperture danneggiate risalenti agli anni ’90 del secolo scorso e della mancata pulizia delle diverse zone”.
Pubblichiamo questo scambio di opinioni per evidenziare delle “falle” facilmente rimediabili.
Per determinare – come sottolinea l’archeologa – un’azione tesa alla valorizzazione del patrimonio culturale, storico e archeologico, la cui politica deve integrare le esigenze di valorizzazione e tutela da una parte e quelle di fruizione e accessibilità dall’altra, tenendo conto dei diversi aspetti di fruibilità ed eterogeneità del proprio pubblico.
Il parco archeologico di Tindari, piccolo gioiello della Sicilia orientale, “con qualche piccola attenzione sarebbe in grado di poter accogliere al meglio il proprio pubblico e saper comunicare l’importante storia che racchiude in sé il sito”, come ha giustamente ha concluso nel suo commento l’archeologa Armenio Sabrina.
la redazione
Non vogliamo imbastir polemiche, e per questo evitiamo di pubblicare le foto che documentano quanto scritto, nè tantomeno giocare a chi scopre i “colpevoli”, che individuiamo a più livelli di responsabilità, ma semplicemente per evitare di scrivere ancora su questi “imbarazzante problematiche”. Ovviamente fermo restando che rimaniamo disponibili a pubblicare, da parte di chi senti chiamato in campo, quanto riterrà opportuno veder pubblicato in merito.