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Si sperimenta in Israele il nuovo scudo missilistico USA

di Antonio Mazzeo

Parte da Israele il nuovo sistema di “difesa anti-missile” che l’amministrazione Obama vuole installare contro la minaccia nucleare iraniana. Più di un migliaio di militari dell’US Army di stanza in Germania hanno raggiunto il paese mediorientale per partecipare ad un’esercitazione congiunta dove saranno sperimentati alcuni dei più sofisticati sistemi d’arma di ultima generazione. L’esercitazione, denominata “Juniper Cobra”, avrà come momento clou l’intercettazione e la distruzione in volo di un missile balistico lanciato contro il sud d’Israele.
“Juniper Cobra” si svolge normalmente ogni due anni dal 2001, ma per l’edizione 2009 il Pentagono ha destinato la cifra record di 15 milioni di dollari ed uno dei suoi reparti d’élite, il 5th Battalion, 7th Air Defense Artillery dell’US Army con base a Kaiserslautern (Germania), unità di pronto intervento specializzata nella difesa aerea e missilistica in ambito NATO ed extra-NATO. È pure prevista la partecipazione di alcune unità navali USA, 17 secondo fonti accreditate delle forze armate israeliane, “una sola” per il Comando USAREUR, il cacciatorpediniere lanciamissili “USS Higgins”, dotato di una incomparabile potenza di fuoco (i missili a lancio verticale e da crociera Mk 41, RIM-66 SM-2, BGM-109 “Tomahawak”, RUM-139 VL-Asroc) e dei più moderni sensori radar e per la guerra elettronica.
Stando alla stampa israeliana, l’esercitazione militare avrà come scenario la simulazione di un attacco missilistico nucleare iraniano combinato al lancio di missili a corto raggio dal territorio siriano e libanese da parte delle milizie Hezbollah. In risposta, verranno utilizzati i missili di produzione israeliana Arrow II, gli intercettori anti-missile THAAD (Terminal High Altitude Area Defence), i missili anti-aerei “Patriot PAC-3” e i nuovi sistemi di combattimento navale “Aegis” che intercettano i bersagli nemici e teleguidano contro di essi i sistemi anti-missile. Washington ha però smentito le finalità anti-iraniane di “Juniper Cobra”. “Non esiste alcuna relazione tra questa esercitazione e quanto sta accadendo nella regione mediorientale”, ha dichiarato l’ammiraglio dell’US Navy, John Richardson, al comando delle operazioni. “Questa è la quinta edizione di “Juniper Cobra” che ha consentito alle forze armate statunitensi di accrescere enormemente le relazioni con Israele. Durante queste attività di addestramento continuiamo a fare passi avanti nel campo dell’arte e delle scienze della difesa missilistica e ciò che apprendiamo ci permette certamente di sviluppare le nostre abilità”. Dichiarazioni che lasciano scettici analisti e commentatori militari. L’esercitazione si svolge infatti proprio quando le tensioni tra Tel Aviv e Teheran si sono esasperate ed Israele non nasconde la propria attenzione d’intervenire “preventivamente” contro i programmi nucleari del “nemico”. “Juniper Cobra deve essere considerata dentro al contesto odierno dell’Iran, paese che intende ottenere l’arma nucleare”, ha dichiarato John Pike, direttore di GlobalSecurity.org, uno dei maggiori esperti internazionali di politica militare, spaziale ed intelligence. “Con l’esercitazione, Washington rassicura Israele e dimostra la profondità del suo interesse verso esso. È inoltre una dimostrazione immediata e notevole su come sono fatti i nuovi piani di difesa missilistica dell’amministrazione USA”.
Appena un mese fa il presidente Barack Obama ha reso pubblica l’intenzione di Washington di sviluppare un nuovo sistema contro i missili balistici iraniani, a “difesa del continente europeo e del Medio oriente”. Il piano pone enfasi sull’utilizzo in una prima fase d’intercettori con base su unità navali e, successivamente, su intercettori con base terrestre in grado di colpire i missili intercontinentali. Secondo quanto fatto trapelare dal Dipartimento della Difesa, a partire del 2011 verranno dislocati nel Mediterraneo orientale i cacciatorpedinieri “Aegis” dell’US Navy. “Queste unità dovrebbero mantenere tre stazioni, a largo delle acque di Romania, Italia orientale e Polonia ed essere supportate da radar trasportabili “X-Band” in Azerbaijan e Qatar”, si legge nel report “Options for Deploying Missile Defenses in Europe” (Opzioni per installare le difese missilistiche in Europa), pubblicato nel febbraio 2009 dal Congressional Budget Office (CBO).
Le unità “Aegis” saranno equipaggiate con intercettori superficie-aria “Standard Missile SM-3”, con testata cinetica ad autoguida, una gittata di 500 km e una velocità di 9.600 Km/h. L’SM-3 è stato sperimentato la prima volta a fine 2007; qualche mese dopo è stato testato con successo contro un satellite militare dismesso. Con il budget della Difesa per l’anno 2010, già approvato dal Congresso, verranno acquistati 250 intercettori “Standard Missile”; inoltre crescerà da 21 a 27 il numero delle unità dell’US Navy che saranno equipaggiate per il lancio degli SM-3. Il Pentagono ha inoltre richiesto lo stanziamento di 1,6 miliardi di dollari per sviluppare i software e gli hardware del sistema, in modo da migliorare il modello con lancio dalle navi e avviare lo sviluppo per il futuro modello basato a terra. Quest’ultimo dovrebbe essere installato entro il 2015 in alcune basi USA dell’Europa centrale e meridionale, molto probabilmente a Ramstein (Germania) ed Incirlik (Turchia). Tre anni più tardi, infine, diverrà operativo un missile con una gittata e capacità tecniche ancora maggiori (“Land-based Kinetic Energy Interceptor”), che – stando agli strateghi statunitensi – consentirà allo scudo militare di “proteggere l’Europa e gli Stati Uniti dai missili a corto e medio raggio e possibilmente da quelli balistici intercontinentali”. Anche in questo caso, Ramstein ed Incirlik sarebbero le basi più accreditate per l’installazione. Costo totale dello “scudo”, secondo le stime del Congressional Budget Office, tra i 37 e i 49 miliardi di dollari. 
A differenza di quanto previsto dal piano di “difesa anti-missile” della precedente amministrazione Bush che prevedeva l’installazione entro il 2015 di una decina d’intercettori in Polonia e di un sistema radar avanzato nella Repubblica Ceca, il nuovo programma punta dunque a disseminare i nuovi sistemi nel Mediterraneo orientale, in Israele, Turchia, Balcani e Italia meridionale. “La nuova “architettura anti-missile” USA risponde in modo più appropriato all’odierna minaccia proveniente dall’Iran”, ha spiegato il Segretario alla Difesa, Robert Gates, già promotore nel dicembre 2006 del programma-scudo in Polonia e Repubblica Ceca. “Le agenzie di sicurezza USA asseriscono che la minaccia rappresentata dai missili iraniani, come lo Shahab-3, si sta sviluppando più rapidamente di quanto previsto. Ciò accresce i pericoli per le nostre forze presenti nel continente europeo e per i nostri alleati. Abbiamo già sperimentato positivamente le capacità d’intercettare i missili balistici a corto raggio con intercettori lanciati da terra o dal mare supportati da sensori molto più evoluti. Ciò ci consente d’installare una articolata rete di sensori più che puntare su un singolo sito terrestre, come era stato previsto di fare nella Repubblica Ceca. La nuova articolazione di difesa anti-missili consentirà risposte appropriate ai nuovi bisogni e assicurerà una protezione ancora più robusta contro le minacce a più lungo raggio o dello stesso tipo di quelle previste dal piano originario”.
Uno dei segmenti strategici per l’attivazione dello “scudo anti-missile”, il radar di produzione USA “X-Band”, è pienamente operativo dallo scorso anno nella base aerea israeliana di Nevatim, nel deserto del Negev. Come rivelato dal quotidiano Maariv, il sistema, installato e gestito da un centinaio di militari USA, è stato programmato per “fornire ad Israele un sistema di allerta in caso di lancio missilistico da parte dell’Iran”. Secondo i tecnici statunitensi che lo hanno progettato, il radar “X-Band” consente di “raddoppiare o anche triplicare il raggio di azione con cui Israele può individuare, inseguire e infine intercettare i missili iraniani, sino ad una distanza di 2.900 miglia”. Il sistema è stato sperimentato in occasione di un’esercitazione di “difesa anti-missile” svoltasi in aprile nella base di Nevatim, a cui hanno partecipato reparti delle forze terrestri, navali e del Corpo dei Marines provenienti dalle principali basi USA in Europa. Proprio alla vigilia dell’esercitazione, Israele ha condotto un test con la nuova versione dell’intercettore “Arrow II” che ha distrutto in volo un missile che simulava lo “Shebab” iraniano. Il missile è stato lanciato da un’unità navale a largo delle coste israeliane, sotto gli occhi vigili e la guida del radar “X-Band” e dei militari USA.

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