Come tutti noi estimatori del commissario Montalbano di Camilleri sappiamo, i nomi dei luoghi dove si svolgono le vicende, Montelusa e Vigata, sono inventati dallo scrittore e liberamente ispirate ad Agrigento e Porto Empedocle, ma i posti dove sono state girate le scene della fortunata serie televisiva esistono davvero. Oggi l’occasione in più è il Wine Show Festival al Castello di Donnafugata dall’8 all’11 settembre 2016
Questi luoghi, di una bellezza sconvolgente, si trovano nella provincia di Ragusa.
E’ qui che il regista Alberto Sironi ha trovato i luoghi più adatti per il telefilm con qualche concessione, a dire il vero, ad altre zone dell’isola come la splendida Tonnara di Scopello, Favignana, il santuario di Tindari ecc. Se volessimo seguire per una giornata il Commissario Montalbano dovremmo iniziare col gustare il suo squisito caffè mattutino a Kaucana, villaggio di pescatori che ospita la sua casa con lo splendido terrazzo che si specchia sul mare turchino, a Punta Secca, nel romanzo la spiaggia di Marinella, una frazione di Santa Croce Camerina.
E poi proseguiamo, Villa Criscione, masseria fortificata che diventa set dell’abitazione dell’ingegnere Luparello nell’episodio la forma dell’acqua, e l’Eremo della Giubiliana convento cinquecentesco, oggi trasformato in albergo, abitazione dove viene rinvenuta la bellissima Michela Li Calzi .
“Ain Keseb” , l’antico nome arabo di Punta Secca. Questo è lo stesso mare in cui Montalbano fa le sue lunghe nuotate prima di iniziare le sue giornate. La sua abitazione si trova nella Piazzetta della Torre Scalambri, qui il commissario fa delle lunghe passeggiate al molo di Levante, fin sotto al faro. Qui sono stati girati numerosi esterni della fiction, la splendida Piazza Duomo.
E poi ancora, il Circolo di Conversazione, Palazzo La Rocca e la Chiesa di Santa Maria delle Scale, inquadrati negli episodi “Gli arancini di Montalbano” e “L’odore della notte”. Si prosegue con la “scalata” della salita che porta alla città nuova, ci si potrà avventurare alla ricerca di altri scorci: il ponte dei cappuccini ripreso ne “Il ladro di merendine”, piazza del Popolo e piazza Poste riprese ne “La voce del violino”.
Modica, con le sue cento chiese e i suoi edifici barocchi, offre un enorme patrimonio culturale da ammirare. Partiamo dal duomo di San Giorgio, monumento simbolo dello stile architettonico tardo-barocco siciliano, la chiesa è inserita nella Lista Mondiale dei Beni dell’Umanità dell’UNESCO. In cima ad una rupe, si trova il Castello dei Conti di Modica, sede, per molti secoli, del potere politico e amministrativo di quella che fu la Contea di Modica. Scenari privilegiati del set di Montalbano sono proprio il Duomo di San Giorgio con la piazza omonima a Modica , dove è stato girato in parte l’episodio “Vampa d’agosto”, ma anche “Gita a Tindari”, così come il Palazzo Polara diventa scenario dell’episodio “Il cane di Terracotta” e ancora la “scalinata che conduce alla casa del medico legale”. Scicli, la settecentesca via Mormino Penna, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ricca di monumenti di pregiato stile barocco, una delle più belle vie della Sicilia, è nella scenografia della fiction la strada del palazzo del “Commissariato di Vigata”, ovvero il Municipo di Scicli, all’interno del quale si trova la stanza del questore Luca Bonetti Alderighi, in realtà la stanza del Sindaco.
Questo è il luogo dove arrivano e partono le volanti della polizia, dove è parcheggiata la “Tipo” del Commissario, dove Montalbano passeggia con il suo vice Mimì Augello e, dove si raduna, con Fazio e gli altri suoi poliziotti. Da non dimenticare la Questura di Montelusa, rappresentata da Palazzo Iacono. Proseguimento per Sampieri, frazione di Scicli. Sampieri è un piccolo e caratteristico borgo di pescatori, nonché località marittima rinomata per la sua spiaggia che si estende dal piccolo molo al lungomare sino a raggiungere lo stabilimento del Pisciotto (Fornace Penna) che domina il litorale.
Qui si trova la “Mannara”, uno splendido monumento d’archeologia industriale, stabilimento che produceva laterizi utilizzando l’argilla estratta dalle cave vicine; noto come “stabilimento bruciato” per via dell’incendio che nel 1924 lo distrusse, ponendo fine all’attività produttiva avviata appena un decennio prima. Ci spostiamo sul lungomare di Donnalucata, dove il commissario d’appuntamento alla bella Ingrid ne “La forma dell’acqua”.
Comiso, cittadina in provincia di Ragusa che vanta 4.000 anni di storia. Interessanti da vedere sono la Chiesa dell’Annunziata e di Santa Maria delle Stelle, l’ex mercato ittico, al cui centro si trova un loggiato in stile neoclassico con una fontana al centro. Struttura esistente dal 1867, che radunava i venditori ambulanti non adibito più a mercato già dagli anni ‘70 è diventato oggi un importante centro culturale che ospita il Museo di storia naturale e la Fondazione Gesualdo Bufalino e al cui interno sono state girate alcune scene della serie. Il Castello di Donnafugata, una sontuosa dimora nobiliare del tardo ‘800. E’ il luogo dove si svolge la scena culto dell’incontro tra Montalbano e il boss Balduccio Sinagra. Sempre in zona è possibile visitare la suggestiva Grotta delle Trabacche, il luogo dove Montalbano ritrova i corpi dei due innamorati nell’episodio “Il cane di terracotta” si tratta di questa antica catacomba paleocristiana.
Per non parlare poi del commissario a tavola.
Quello che Salvo Montalbano ha con il cibo è un rapporto estremamente personale, fatto di regole ben precise come quella che vieta di conversare mentre si mangia. Salvo Montalbano non sa cucinare, affida il compito alla cameriera Adelina o mangia in trattoria. Il cibo è un mezzo per arrivare alla soluzione di un caso.
Montalbano mentre mangia pensa, infatti preferisce mangiare da solo, e se qualcuno è ammesso alla sua mensa, viene cortesemente avvisato che a lui piace mangiare in silenzio.
Il cibo è il protagonista trasversale di tutte le storie, acquisisce una valenza affettiva enorme, la passione che ha verso di esso Montalbano prevarica anche la passione amorosa, diventando esso stesso l’oggetto del desiderio, più importante degli altri piaceri, che deve essere conquistato a tutti i costi. E allora vedere questo commissario seduto al tavolo di Calogero od Enzo, i suoi ristoranti preferiti, oppure rientrare a casa e trovare i piatti cucinari dalla “cammarera” Adelina lascia nello spettatore una sensazione come di essere presenti a quel silenziosissimo convivio con l’arte culinaria. I mitici arancini, i polipetti alla napoletana, gli involtini di tonno arrostito assaporati con, ovviamente, del buon vino, perché per gustare il cibo della sua amata terra “come Dio comanda” Montalbano necessita di accompagnarlo sempre con un bel bicchiere di vino. Quelli che di solito mangia “erano piatti che chiamavano vino, e la chiamata non ristò senza risposta” (da: Le ali della sfinge).
Non si sa con precisione quale sia il vino preferito dal commissario anche se nel racconto “La gita a Tindari”, mentre il commissario è nell’abituale trattoria, Calogero si rivolse a lui dicendogli: “Per lei commissario, la solita minerale e il solito Corvo bianco. E per lei, signorina?” Ma non si parla solo di vino bianco nei racconti di Camilleri ma, anche, di rosso, specialmente quello prodotto dal padre di Montalbano (Nero d’Avola, Cerasuolo di Vittoria) oppure il Passito di Pantelleria e il Marsala, compaiono spesso, questi ultimi per il dopo pasto. Insomma, non è importante quale vino sia, ma che il vino sia sempre presente quando si deve celebrare il rito del pasto, anche se l’argomento è toccato sempre con moderazione, come a volersi dare una certa parsimonia non solo nel berlo ma anche nell’immaginazione di questa scena. Al termine di un racconto Montalbano ci dice che quel bianco era “tradimentoso”.
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