L’ex deputato regionale del Pd all’Ars pubblica un intervento sul blog dei Coraggiosi in merito alla liquidazione della società prevista per oggi.
Si può far morire in Sicilia un’azienda strategica della Regione che negli anni ha accompagnato la nascita di oltre 17.000 realtà imprenditoriali, erogato oltre 500 milioni di euro di incentivi e favorito la creazione oltre 70 mila nuovi posti di lavoro? Una società che potrebbe vivere di risorse extra regionali e quindi non a carico dei siciliani?
Ebbene sì, per incapacità di questo Presidente della Regione e del suo governo oggi Sviluppo Italia Sicilia verrà liquidata: 75 lavoratori qualificati saranno abbandonati per strada e l’incubatore di imprese di Catania, di proprietà della società e quindi della Regione e cioè di tutti noi siciliani (un immobile industriale da 7500 mq che ospita 15 aziende produttive e innovative) sarà svenduto in qualche asta giudiziaria per soddisfare i creditori, aggiungendo al danno della perdita dei posti di lavoro, la beffa della distruzione di un patrimonio economico e produttivo di questa regione.
A nulla sono valse le mie denunce di questi anni: incapacità manageriale, mancanza di commesse da parte della Regione (e stiamo parlando di una società mono committente per legge e che non può quindi andare sul mercato), mancanza di un piano industriale, che i dipendenti si erano persino premurati a scrivere e nel quale si dimostrava che la società poteva farcela se solo la Regione avesse fatto gli interessi della società.
Inascoltate sono rimaste persino le proteste dei dipendenti che qualche giorno fa hanno denunciato l’illegittimità del provvedimento dell’assessorato al Lavoro che, in violazione della legge e di una delibera di giunta, ha privato la società delle attività legate al progetto Garanzia Giovani.
Questo governo regionale e questi 90 deputati regionali, alla fine di questa tragica legislatura, verranno ricordati per aver salvato sino alla fine la loro poltrona e soprattutto per aver ucciso la speranza delle generazioni future. A noi toccherà riprenderci il futuro, ridare la speranza, disegnare un nuovo sviluppo economico della Sicilia che parta da tre parole chiave: innovazione, internazionalizzazione e cooperazione. Vogliamo essere la buona politica, quella che all’assistenzialismo preferisce la meritocrazia, all’appartenenza preferisce la competenza. Insomma, una politica che in Sicilia dopo 15 anni faccia finalmente le cose giuste.
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