Ricordo di Maria Occhipinti e “Storia di Rosalia Lombardo, la bambina che dorme da cento anni”
04 gennaio 2021 ore 15.30 – Ricordo di Maria Occhipinti, “una ribelle del Novecento” con la giornalista Silvia Ragusa.
“Sono Maria, Maria Occhipinti e voglio ringraziarti per aver pensato a me nel giorno della festa della donna. Vorrei farlo di persona ma, nonostante la mia resistenza, la malattia m’inchioda. È il 10 marzo del 1994. Maria legge la pagina che la racconta nella cronaca de “La Sicilia” di Ragusa e telefona alla giornalista che firma l’articolo. D’istinto, con la spontaneità e la carica che hanno fatto di lei la “Donna” di Ragusa. “Non puoi capire quanto sia importante che si parli di me proprio a Ragusa, la mia città, quella stessa città che mi ha reso la persona che sono, che mi fatto vivere un’altra vita”. E giù a parlare fino a stancarsi. E poi ancora lettere, poche parole in tantissimi fogli: il male che la sta uccidendo le rende difficile, sofferta, la scrittura. Ma lei non desiste. Poesie, aneddoti e pensieri a ruota libera. Maria, la pasionaria, non ha argini. La sua mente, libera come nessuna, spazia in ogni angolo della vita e ne sviscera ogni più piccolo, e in apparenza insignificante, aspetto. Maria non ha perso nulla della curiosità bambina. Vuole sapere della mia vita, delle mie idee, di Ragusa e dei ragusani. Una ferita aperta. (da: “Maria Occhipinti. Una Ribelle del Novecento” di Silvia Ragusa, Prospettive editrice)
Chi è Maria Occhipinti, la “Donna di Ragusa”?
Ragusa: è la mattina del 4 gennaio del 1945, tra le strade corso Vittorio Veneto e la via 4 Novembre, una giovane donna, incinta di cinque mesi, si stende a terra, davanti a un camion militare carico di giovani per consentire loro di fuggire.
Quella donna era Maria Occhipinti, che da ragazzina povera, in una città e in un tempo in cui essere poveri e soprattutto donne povere era molto di più che privazione materiale, si trasforma in donna che si ribella e che paga la sua ribellione con il confino e il carcere e, successivamente, con l’emarginazione, la solitudine, la delusione e infine il silenzio sulla sua Resistenza.
08 gennaio ore 21.30 in diretta streaming – Presentazione del Libro “Lo spazio di un mattino. Storia di Rosalia Lombardo, la bambina che dorme da cento anni” di Dario Piombino Mascali, a cura di Alessia Franco.
Alessia Franco, giornalista e scrittrice dialoga con l’antropologo messinese Dario Piombino Mascali in collegamento da Vilnius (Lituania) sul suo ultimo libro “Lo spazio di un mattino. Storia di Rosalia Lombardo la bambina che dorme da cento anni” (Dario Flaccovio Editore).
Un secolo dopo la sua morte, avvenuta il 6 dicembre del 1920, Rosalia Lombardo fa ancora parlare di sé. La bambina che dorme da cento anni ha ottenuto l’immortalità grazie all’arte di Alfredo Salafia, noto imbalsamatore di inizio Novecento, la cui tecnica unica ha permesso al corpo della piccola di arrivare fino a oggi in condizioni quasi perfette.
Lo spazio di un mattino: tanto è durata l’esistenza di Rosalia Lombardo, morta a quasi due anni e custodita alle Catacombe dei Cappuccini di Palermo. Ma ci sono tante altre vite che non fanno in tempo a sbocciare. E se per noi la mortalità infantile è oggi considerata quasi un tabù, altrove è ancora drammaticamente diffusa.
Quali erano i sentimenti, le reazioni, le pratiche, ma anche gli antidoti per scongiurare la dipartita dei bambini in Sicilia? Quali le relazioni, misteriose e magiche, che li legavano al cielo?
Un racconto che ripercorre la vicenda di Rosalia Lombardo sotto il profilo antropologico e medico, passando attraverso le tradizioni popolari e la cultura di massa. Per tutti, la piccola mummia è la “bella addormentata” di Palermo: non un semplice soprannome, ma l’indizio di un legame con alcuni dei temi – tra cui il sonno e la rinascita – che affiorano dall’antichissima fiaba.
Questo libro è quindi una riflessione sull’essere bambini ieri e oggi: sull’infanzia affermata e difesa, come su quella intralciata e negata.