Commento alla citazione di Charles Reade
Le persone che conquistano la vera felicità nella vita, sono coloro le quali impegnano se stesse in attività di valore come, scoprire il mondo e scoprire se stessi. Essi godono della sfida della vita con la quale giorno dopo giorno devono cimentarsi. Le persone felici sono quelle consapevoli che il vero benessere dipende solo da loro e che vivono tutta la vita in ogni istante, in virtù di questo viaggio chiamato esistenza, verso la realizzazione della vera felicità, per loro stessi e per i loro cari.
Semina un’azione e mieterai un’abitudine,
Semina un’abitudine e mieterai un carattere,
Semina un carattere e mieterai un destino.
(Charles Reade)
Nell’essere umano, il rischio dell’abitudine è l’oziosità.
La consuetudine negli atteggiamenti passivi e autodistruttivi induce ad uno stato prima di torpore e poi di morte dell’anima.
L’individuo svogliato, con difficoltà uscirà dall’abitudine che lo rende improduttivo sia nel pensiero che nell’attività, sarà poco probabile per lui, visto che il potere dell’abitudine è più forte della facoltà mentale, reagire ad una condizione di pigrizia fisica e intellettuale.
L’immobilità fisica sovente diviene fissità nel pensiero, in alcuni casi può anche esserci un proliferare continuo della mente ma la capacità di realizzare nuovi concetti ed emanciparsi dai propri schemi nocivi, è quasi impossibile in una staticità dettata dalle nostre cattive abitudini mentali.
Non possiamo vivere senza certe abitudini, molte delle cose che facciamo sono usanze sane e corrette, ad esempio guardare se c’è pericolo prima di attraversare la strada.
E’ fondamentale non dover riflettere su ogni consuetudine, non avremmo sufficienti risorse mentali. Tanto le abitudini sono da ritenersi, importanti e forti, tanto sono pericolose, quando queste non sono sane. Noi siamo fatti, di un assiduo di cattive abitudini, di cui non siamo neanche consapevoli, soprattutto di quelle emotive e di quelle del pensiero.
Nella psicologia buddista il concetto di cattiva abitudine mentale, si ritrova come causa iniziale della sofferenza. Per sconfiggere “dukka”, termine pali che indica la condizione di dolore, bisogna sovvertire gli abituali criteri.
I meccanismi mentali originano una condizione di causa ed effetto a ripetizione, tali automatismi non permettono di liberarsi da schemi deleteri, solo un cambiamento radicale di abitudini mentali ed emotive, può consentire l’annullamento della sofferenza. La gravità di un’abitudine nasce dalla complessità di emozioni a cui noi reagiamo con una risposta che sembra proteggerci e rasserenarci apparentemente fin quando non diventa un limite al nostro progresso e poi causa di sofferenza.
Quanti, per automatismi ripropongono nei rapporti sempre le stesse tematiche, vittime di inconsce paure che inducono a ripetizione sempre verso il medesimo preconcetto, quindi ad avvertire una situazione in un certo modo, senza riconoscerla per quella reale e a realizzare istintivamente lo stesso stato di chiusura indotto dalla paura che il preconcetto crea e quindi a rispondere automaticamente con la stessa abitudine di resistenza, fonte poi di sofferenza poiché ci preclude di vivere le situazioni della vita per quelle che sono e non per quelle che noi intendiamo per abitudine.
Le abitudini non permettono di scoprire la vita, il mondo, l’uomo, ci lasciano morire dietro paure condizionanti tanto da rimanere reclusi in qualcosa di spaventoso ma che riconosciamo familiare e che si cela dietro una rassicurante morte.
Sono certa che l’individuo sulla via, l’individuo alla ricerca della liberazione dagli schemi nocivi, abbia un potere superiore all’abitudine, un potere che inizia con il riconoscimento della pericolosità di alcune abitudini emotive e della mente e poi custodisca, anche se non è consapevole, il mezzo per sconfiggere l’abitudine, ovvero sostituirla con un’altra abitudine sana e costruttiva.
In quanti dicono d’esser coscienti delle loro cattive abitudini, di quanto queste limitino la loro espressione, eppure sembra qualcosa di definitivo come non fossero loro stessi a decidere ma ci fosse qualcosa di supremo che stabilisca i loro confini e soprattutto la loro felicità.
Personalmente respingo una tale concezione e anche coloro che l’asseriscono, l’uomo è vittima solo di se stesso e solo lui ha lo strumento utile per venir fuori dallo stato di degrado emotivo e psicologico dettato dalle cattive abitudini.
Purtroppo oggi è più facile correre da chi può somministrarci la pillola per i disturbi comportamentali, o semplicemente vivere sentendosi vittime di un destino avverso e accusare gli altri della personale sventura, oppure si va dallo strizzacervelli perché possa risolvere i nostri malesseri e si smette di andare quando sembra non abbia fatto abbastanza per noi, ci affidiamo a strani personaggi che vendono illusorie pozioni magiche per le nostre sofferenze: la camminata sul fuoco, il dialogo con gli angeli, l’incenso sacro del monte tibetano, non mangiare per tre giorni ripetendo “ambarabbà cicci coccò!”.
Tante altre sono le cose a cui oggi si delega la nostra vita, vanno benissimo se fatte di sostegno ad un nostro continuo e faticosissimo lavoro, che è quello di riconoscere e mutare abitudini emotive, psicologiche e gli atteggiamenti letali con cui rispondiamo a queste.
La soluzione sta nella costanza, nell’esser presenti a noi stessi, in grado così di riconoscere quali siano gli stimoli, le sensazioni, le percezioni esterne iniziali da cui poi sorgono una serie di automatismi negativi.
Sono convinta di quale sia il viaggio che l’uomo è obbligato a fare per essere libero e da questa chiarezza nasce il desiderio e la volontà di costituire un gruppo di consapevolezza per tutti coloro fossero in un momento della vita in cui ciò a cui sono abituati non va più bene.
Auguro a tutti noi di intraprendere questo meraviglioso viaggio verso lo scioglimento dei nodi e l’emancipazione.
Testi e commenti a cura di:
Silvia Rossi Mileto
Chi è Silvia Rossi Mileto, curatrice della rubrica “Astri e benessere”, su Scomunicando.it
Ha partecipato a lungo ai ritiri di consapevolezza e meditazione con i maestri residenti od ospiti dell’Istituto Lama Tzongh Khapa di Pomaia.
Per quanto concerne lo Yoga, la sua specializzazione si è definita in India a Puri presso l’hasharam di “Suryananda”, dove ha perfezionato la conoscenza e la pratica di Hatha Yoga e ha conseguito il diploma per il massaggio ayurvedico.
Terapista shiatsu presso l'”Ohashiastu” di New York.
Svolge la professione d’insegnante di Hatha Yoga da ben dodici anni e utilizza tecniche d’autoguarigione. Ha conseguito il corso-studio di Kinesiologia applicata con il Dott. Daniele Bestini.
Studia l’astrologia ed ha approfondito seguendo seminari con astrologhi del panorama più autorevole. Ha analizzato l’astrologia di Huber, preferendo poi però un’astrologia evolutiva, su l’analisi psicologica delle costellazioni e dei pianeti, da qui gli insegnamenti di Stephen Arroyo, da cui ha appreso l’Astrologia Karmica e poi Dora D’alo Grakalic, fino alla teoria dei complessi psicologici attraverso lo studio astrologico di Dane Rudhyar e Liz Greene de quale ha acquisito l’aspetto più artistico e creativo dell’astrologia.
L’interesse per i Tarocchi è stato approfondito negli ultimi dieci anni, periodo in cui ha cercato in largo e lungo una qualità maggiore all’interpretazione di quest’arte semantica, tale completezza è giunta con la conoscenza prima professionale poi amichevole di Laura Maffei.
Ha studiato fin dall’adolescenza la danza classica e la danza contemporanea, attraverso il movimento del corpo, stimolato dall’energia della musica, è in grado di lavorare sulle emozioni più nascoste, da qui l’espressione corporea e la danza terapia. Per tre anni ha seguito corsi e seminari di teatro e teatro danza, sperimentando il metodo Stanislavskij. L’esteriorizzazione dell’emozione, consente la possibilità di rimuovere i blocchi e i condizionamenti emotivi, della personalità prima, e successivamente dell’essere più intimo. Il risultato di questa pratica, unita alle conoscenze dello Yoga, è stata l’elaborazione della Danza Estatica, tecnica sensoriale che consente di varcare stati superiori di coscienza.
“Lo scopo del mio viaggio su questa terra e del lavoro che porto avanti, è quello di trovare il senso vero e unico dell’esistenza, la comprensione profonda del perché si giunge su questa terra e perché la sofferenza? Nulla è come appare all’occhio fugace e superficiale dell’uomo che è proiettato solo verso il mondo esterno e che ha perso ogni contatto con la sua vera essenza. Per mezzo dell’utilizzo sinergico degli strumenti che ho appreso e sperimentato e che riporto nel lavoro che svolgo, offro la possibilità di intraprendere quel viaggio lungo l’autoconoscenza e l’autorealizzazione, proponendo un percorso e un alternativa alla sofferenza”.
Potete contattarla all’indirizzo mail:
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