Nel 2012 si contesero la guida dell’amministrazione del comune di Sinagra ben 4 liste e il candidato vincitore ha appena superato il 27%, il 27,13 per l’esattezza, poco più di un quarto degli elettori e quindi dei cittadini.
Il paese è stato spaccato in 4, tracciando un profondo solco per tutti i cinque anni fra i cittadini della quattro fazioni senza che si sia tentato di cucire il dannoso strappo che si era creato.
Alla maggioranza consiliare si opponeva una fazione che, con le altre due rimaste fuori dai banchi, portavano, ognuno per sé, linee politiche diverse sugli operati della maggioranza creando confusione e disorientamento.
I rancori fra le parti crearono disarmonie fra le famiglie anche a livello personale. La maggioranza non avendo un’opposizione univoca andava avanti spesso in contrasto con la volontà popolare: contenzioso contro il Pellet costato svariati migliaia di euro senza spostare una sola virgola dall’andamento delle cose e il vincere e il perdere nei tribunali non ha portato a nessun risultato, solo a incarichi legali; contenziosi per la revoca di due concessioni di suolo pubblico permanente in via Vittorio Veneto, pur essi costati svariati migliaia di euro, senza che sia stata cambiata una virgola.
Un’opposizione univoca non avrebbe lasciato che si abbandonasse al suo destino la piscina comunale, meravigliosa attrezzatura che nel 2006 ospitò perfino le gare studentesche regionali.
Scoperchiata dal vento oltre due anni fa, costata miliardi, è stata abbandonata all’incuria che tutto trasforma e tutto distrugge.
Lo stesso dicasi del “palazzetto dello sport” per il quale l’amministrazione fece salti mortali per recuperare i finanziamenti che si stavano perdendo per poi incappare nel bisogno di alcune perizie e a tutt’oggi non sarebbe neanche collaudato e quindi non consegnato alla gioventù a cui è destinato, rischiando di subire la stessa sorte della piscina al primo soffiare del vento senza essere utilizzato (circa 500.000 euro preda del vento).
Non parliamo dell’area artigianale di Filippello dove la mancanza di unicità dell’opposizione ha consentito che si vendessero aree artigianali che non andavano vendute per lo spirito per cui erano state costruite; parlo dell’area dei servizi e delle aree destinate all’artigianato e al commercio.
Non dimentichiamo nemmeno lo storno del mutuo del fotovoltaico per finalità superficiali quando sarebbe stato un salutare investimento per il paese in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando.
In questo calderone aggiungerei pure la mancanza di ricostruzione del “Ponte dei Cigni”.
Le cose sono andate diversamente per la pulitura dei torrenti.
Dapprima l’amministrazione non gradiva che la stampa sollevasse il problema.
Quando però si è resa conto dell’entità ha trovato la giusta soluzione con i meritati complimenti della cittadinanza e della stampa.
Tutto questo deve far riflettere.
E’ sacrosanto dovere di chi ha amministrato ripresentarsi all’elettorato per farsi giudicare sul suo quinquennale operato con la valutazione se aumentano i consensi di continuare il percorso tracciato con le stesse modalità seguite, contrariamente analizzare le cause per correggere gli errori commessi.
L’altra area, quella rimasta fuori, quella che non ha condiviso l’operato dell’amministrazione nei cinque anni, in tutti i suoi gruppi dovrà rivedere la posizione presa frazionandosi e trovare la compattezza univoca.
Il candidato dovrà essere primo tra i pari e servo del popolo di cui dovrà avere stima e rispetto.
L’avversario cercherà di dividere, frazionare secondo il tanto provato detto romano: dividi e impera.
Caderci è come mettersi il cappio al collo destinando la cittadinanza alla divisione interna, quella che distrugge lentamente e inesorabilmente il paese: due o più opposizioni fanno più male di un’amministrazione inetta.