Il 7 agosto
L’idea progettuale proposta, ed accolta con attenzione dell’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, Alberto Samonà, è tesa alla valorizzazione del territorio, della sua promozione relativamente alle bellezze storico – naturalistiche, gastronomiche.
“il piturro” e “il biancomangiare”
Con questo spirito seguendo il tracciato storico, artistico, naturalistico, religioso e sociale di Sinagra l’evento, attraverso un prestigioso tavolo tematico e uno show cooking vuole far conoscere i sapori genuini della tradizione: “il piturro” e “il biancomangiare”, realizzati con i prodotti tipici del territorio, che ben rappresentano l’abilità delle mani laboriose delle massaie, che sapientemente legavano i prodotti della terra ai bisogni delle famiglie.
Saranno presenti l’agronomo Antonio Musca che parlerà del piturro sinagrisi, l’arch Antonia Teatino che rappresenta slow food Sicilia, il dottor Amerigo Salerno della Condotta Nebrodi, la professoressa Shara Pirrotti esperta di storia medievale, i rappresentanti di Sikelia Incanto, canti popolari e in rappresentanza dell’assessorato regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà, l’onorevole Antonio Catalfamo. Condurrà il giornalista Massimo Scaffidi.
Il “piturru sinarisi”, oggi è sempre più ricercato dai buongustai ed è stata rivalutato, in tutte le trattorie locali, come specialità dell’antica gastronomia sinagrese.
Per risalire alle origini del “piturru” bisogna aprire una finestra sulla storia millenaria della Sicilia e avere una precisa visione del contesto socio-economico e culturale in cui il popolo siciliano è vissuto per centinaia di anni.
Tra il periodo che va dalla caduta dell’impero romano d’occidente (476 a.c.) ai primi anni 50 del XX secolo (Riforma agraria), in Sicilia si sono sviluppati i latifondi che hanno determinato una smisurata ricchezza per una ristrettissima casta di grandi proprietari terrieri e una miseria estrema per la numerosa restante parte del popolo dei senza terra, costretta agli espedienti più mortificanti per poter sopravvivere.
E’ proprio in questo desolante contesto di povertà e miseria che si colloca la nascita del “piturru”, come concetto gastronomico basato sull’ utilizzare tutto e non far perdere nulla. Inoltre, oggi, nonostante questa teoria sia stata capovolta dal consumismo dilagante, la tradizione del “piturru” resta saldamente acquisita ed è un valore aggiunto al nostro patrimonio culturale sinagrese.
Il “Biancomangiare” indicato già nel medioevo come un piatto caratterizzato dalla presenza di ingredienti di colore bianco, considerato simbolo di purezza. Era destinato ai ricchi e si contrapponeva al piturro.
Poteva trovarsi sia dolce che salato; e per prepararlo venivano utilizzati latte, lardo, petto di pollo, mandorle, riso. Nel tempo, questo piatto si è trasformato in un vero e proprio dolce, comunemente usato nella cucina sinagrese.
L’iniziativa con ingresso contingentato sarà realizzata nel rispetto delle misure di contenimento dell’epidemia Covid 19. L’accesso è consentito ai solo possessori di green pass.