Sabato 15 Gennaio 2011 a Siracusa la Libreria Aleph presenterà il romanzo giallo “La matrice delle verità” di Francesco Veutro e “Deccan” di Antonio Raciti editi da Sbc Edizioni di Ravenna.
Recensione su LA MATRICE DELLE VERITA’ della D.ssa Giulia Lo Bello
Mattia Risi si risveglia dopo l’ennesima notte trascorsa in macchina sotto casa della sua ex moglie. E’ un uomo devastato dal fallimento del suo matrimonio,che continua a tormentare la moglie,ossessionandola,con un assurdo,inutile stalcking;un uomo che sta distruggendo se stesso,la donna che ha amato e tutto ciò che di buono insieme avevano costruito.
E’ così che si apre “La matrice della verità”,accendendo i riflettori su una storia d’amore ormai al tramonto ed un uomo che tenta invano e con estrema difficoltà di risorgere dalle ceneri del suo matrimonio e della sua stessa vita. Sin dall’inizio perciò la trama del romanzo si sviluppa come un viaggio interiore,teso a ricercare la verità prima dentro se stessi e poi al di fuori,nella realtà presente e “soprattutto”passata. Ma inevitabilmente la ricerca interiore tende sin da subito a macchiarsi di giallo.
Elena Inler,l’assistente sociale,che nel suo percorso professionale si trova ad incontrarsi con Mattia,diventa essa stessa da guida “illuminante”per il disorientato Mattia,”paziente”,bisognosa d’aiuto,dilaniata da sensazioni spiacevoli e dolorose senza sapere perché….sin dall’adolescenza.
Da questo momento in poi sarà Elena ad aver bisogno di Mattia e non più il contrario. Sarà lei a dover fuggire da una vita,che non le appartiene più. Dovrà suo malgrado fare i conti con un passato,del quale è vittima inconsapevole. Il lettore viene portato per mano dall’autore,che con uno stile personale,semplice,ma che non cade mai nell’ovvietà,ricostruirà la VERITA’.
La trama è avvincente,ciò che si legge non è mai scontato,ma anzi è sempre imprevedibile. La costruzione del canovaccio della storia è tale,che la verità,sembri al lettore,sempre vicina ma inafferrabile. Infatti la soluzione sembra sempre a portata di mano,ma poi sfugge,si nasconde,scappa via,come volesse continuare a celarsi per l’eternità. Il puzzle sembra sempre,ad ogni parola,frase,periodo letti stare per completarsi,ma l’ultimo tassello non è mai quello giusto. E’come se l’autore volesse far rivivere anche al lettore la ricerca della verità compiuta dai suoi personaggi. Il percorso di ricerca iniziato da Mattia e Giorgia,migliore amica di Elena,che poi saranno affiancati da Pietro Lazzari,si snoda tra Ravenna,Catania ed il borgo svizzero di Stans. La storia è resa ancora più realistica,grazie alla dovizia di particolari,con i quali l’autore descrive i luoghi. Le descrizioni sono minuziose e realistiche. In tal modo il lettore sembra quasi che si senta trascinato all’interno dei luoghi del racconto. Sembra che cammini con Mattia e Giorgia lungo la via Etnea,tra le vie del centro storico di Catania e resti catturato dalla bellezza della città come i protagonisti. La storia ingloba il lettore nello svolgimento degli eventi,come costringendolo a fare un viaggio personale di ricerca. Egli a tratti risulterà talmente coinvolto da provare le stesse sensazioni di passione,amore,impotenza,dolore e rabbia dei protagonisti;per poi essere invaso da una sensazione di tranquillità e serenità interiore al termine del romanzo.
Insomma “La matrice della verità” è un viaggio interiore,geografico e temporale.
Perché inevitabilmente per costruire un nuovo presente ed un futuro migliore è necessario dover fare i conti con il proprio passato e con le proprie origini.
Anche se questo significa confrontarsi con il dolore di una maternità ed un’infanzia negati;con la violenza,la sofferenza e la morte.
In questo doloroso viaggio è come se la “Norma” di Bellini risuonasse,facendo da colonna sonora,ad ogni frase,come se se ne avvertisse l’eco,in ogni attimo della nostra lettura. Sulle sue note si snoda la vita di due generazioni,che si ricongiungono,sempre al suo ritmo,anche se non si erano mai realmente lasciate e mai si lasceranno per l’eternità.
Grazie a questo romanzo ,che a me piace chiamare un viaggio interiore che si tinge di giallo,si potrà imparare ad avere forza,coraggio e perseveranza nell’affermazione di se stessi,anche se questo sarà difficile e si scontrerà con la cattiveria,il cinismo ed i soprusi di un mondo,a cui forse fa comodo continuare a nascondere la verità.
Recensione su DECCAN della D.ssa Giulia Lo Bello
In un viaggio, qualunque esso sia, si riceve in dono “il viaggio” stesso che già risiede dentro noi. L’india, in questo genere di doni, è molto generosa. E’ questo l’esordio di Deccan; un incipit, che in se racchiude già tutto il significato del libro stesso. L’autore con “pennellate” rapide ma precisissime ci invita a prendere il volo per l’India, a salire con lui sul BOEING 747/400 della Lufthansa, ed ad abbandonare la nostra ottica occidentale, per aprire la mente ad un’esperienza in un mondo, dove tutte le nostre certezze crolleranno; esse saranno progressivamente più fragili ed inconsistenti, fino a sciogliersi come neve al sole. Non sarà difficile fin dall’inizio lasciarsi trascinare in questa nuova dimensione. Tutto ciò su cui lo sguardo della l’autore si soffermerà, sarà totalmente diverso dal nostro mondo, dai nostri strereotipi.
E’ come se si facesse un’immersione in una dimensione nuova che attrae ma allo stesso tempo spaventa.
I suoni, i sapori, i profumi ed i colori ci investiranno rapidamente ci stordiranno. Ma per apprezzarli fino in fondo bisognerà che noi, insieme all’autore ci lasciamo avvolgere, catturare e conquistare da essi, abbandonando le nostre resistenze ed i nostri pregiudizi.
In questo diario di viaggio, si assiste ad una scoperta progressiva dell’India e della sua vera anima. All’inizio sembra troppo distante, ma fotogramma dopo fotogramma ci conquista, ci disarma e ci avvolge completamente. Inizia a far traballare ogni nostra certezza e ci rende piccoli piccoli ed inermi nei confronti di una spiritualità così tangibile e lontanissima dalla nostra concezione della religione.
Piano piano è come se le “intense piogge monsoniche “lavassero via tutti i nostri pregiudizi e le nostre resistenze, ed il sole illuminasse il nostro viaggio, facendoci apprezzare le bellezze della diversità del paesaggio, caratterizzato da palme di cocco, banani e melograni che quasi magicamente si intonano alla perfezione con i colori sgargianti dei tipici SARI delle donne.
L’ India è fatta così, è un paese in cui coesistono le contraddizzioni più assurde, in cui anche ciò che apparentemente sembrerebbe non amalgamabile, trova un accordo perfetto. Per cui non ci devono sorprendere gli autobus trasbordanti di persone, che invece di inveire le une contro le altre, sfoggiano un sorriso sereno e dolcissimo; le strade piene di fango ed invase ad ogni angolo da cumuli maleodoranti di spazzatura, possono tranquillamente ospitare venditori d’ogni tipo di spezie e donne che vendono profumatissime collane di fiori da offrire alle divinità.
Qui tutto anche ciò che sembra più dissonante risulta accordarsi alla perfezione.
La frenesia, lo stress non fanno parte di questa gente, essi danno grande importanza alla qualità della vita, cercando d’essere seppure nella massima indigenza, sereni e felici. “Gli indiani riescono a costruire molto con poco”.
A noi occidentali risulterà difficile considerare “normale” vedere in un fiume: gli uomini fare il bagno agli elefanti e le donne fare il bucato, lavare le pentole e raccogliere l’acqua da portare a casa; questi per noi sono gesti semplici dal sapore antico. E’ come se questo popolo conservasse l’essenza più profonda del vivere e non si fosse lasciato inghiottire dall’ingranaggio della MODERNITA’. L’India è come se fosse rimasta una delle poche “oasi di pace e serenità”.
L’autore mostra una sapiente organizzazione della struttura del libro. Infatti la prima parte ci aiuta a familiarizzare con l’universo India e apre la nostra mente all’immaginazione. Ci invita a viaggiare con la nostra fantasia. Il lettore si costruisce una propria raffigurazione di luoghi e volti della gente.
Questi saranno magistralmente ritratti e quindi fissati nella memoria dagli scatti fotografici inseriti a metà del diario di viaggio. In tal modo l’autore lascia al lettore il tempo per imparare ad amare questo paese e quindi compiere il proprio personalissimo VIAGGIO. Ciò che egli ha solo immaginato nel corso della descrizione viene ora concretamente raffigurato e ciò che ancora non è stato descritto viene a stuzzicare l’interesse per le descrizioni successive. Nella prosecuzione della lettura, risulterà evidente come in India arte e cultura esprimano un connubio perfetto tra semplicità assoluta e splendore.
L’originalità di questo diario di viaggio sta nel fatto, che l’autore non si perde in una fredda descrizione di luoghi e monumenti visitati, ma si sofferma sulle emozioni e sensazioni che scaturiscono in lui, da ciò che vede.
Insomma DECCAN è un viaggio prima di tutto “interiore”, è un ritorno alle origini dell’uomo, alla semplicità del vivere,alla capacità di saper sorridere dinnanzi alle difficoltà e alla tenacia nel ricercare la FELICITA’nel suo significato più primordiale e puro.
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