“Indovina chi viene a cena“ qualche giorno addietro punta il dito su Brucellosi & Affari, Tubercolosi animale e Pascoli, Macellazione clandestine e complicità diffuse. Accende i fari sui Nebrodi, sulla tracciabilità dei suoi prodotti – tra carni e formaggi – , denuncia e parla anche del rimosso – anticipatamente – Commissario del Parco Giuseppe Antoci, del Commissario di Pubblica Sicurezza – appena trasferito – Daniele Manganaro e degli agenti Tiziano Granata e Rino Todaro, che facevano squadra con Manganaro morti a poche ore l’uno dall’altro… E qualche domanda sarebbe giusto che ricevesse risposte, per esempio quella sulla quadra dei poliziotti vegetariani.
Da una caciotta alla mafia dei pascoli.
Come i mancati controlli veterinari in favore di proprietari di allevamenti e pascoli (e relativi premi comunitari) mettono a rischio la salute di chi consuma formaggi e carne a rischio brucellosi e tubercolosi.
Si muove su queste direttive l’inchiesta dagli scenari sanitari preoccupanti che parte dalla Sicilia per arrivare fino al Nord.
“Da una illegalità che sveliamo – dice la conduttrice del programma, Sabrina Giannini su Rai 3 – a una norma che legalizza la trasformazione delle fogne in concime per i campi agricoli. Dopo l’inchiesta sui fanghi di defecazione, un nuovo capitolo sul sistema per risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti”.
Così viene fuori il quadro che la provincia di Messina è la più malata d’Italia.
A dirlo è la Commissione Europea all’europarlamentare siciliano grillino Ignazio Corrao parlando di brucellosi e tubercolosi bovina in Sicilia.
Corrao si chiedeva come nel 2011 il programma di eradicazione in Sicilia fosse stato dichiarato dalla Commissione non ammissibile per la mancata esecuzione di una campagna di vaccinazione e si richiedeva un piano straordinario di vaccinazioni mai realizzato a fronte di fondi europei arrivati in Sicilia.
Questo diventa un punto di partenza della trasmissione che di allarga ad altro.
L’inchiesta di Sabrina Giannini racconta di come la brucellosi sia stata occultata dai veterinari compiacenti e di come, chi ha voce in capitolo e competenze sia stato emarginato.
L’inchiesta racconta di milioni di fondi europei in ballo e Giuseppe Antoci, intervistato, ha ancora una volta parlato della “sua” legge, di come questa taglia i fondi alle cosche, del salto di qualità fatto delle stesse e di come nell’area dei nebrodi si sia passati dal taglieggiamento e dall’estorsione all’aggredire i fondi europei, proprio quelli destinati agli allevamenti, ai pascoli, al bestiame, anche a traverso quel “tutti stanno bene” parlando di animali ammalati e che mettono a rischio la salute di tutti, sia da vivi (esportati in tutt’europa) che macellati.
Antoci ricorda nel servizio trasmesso, lo smantellamento del gruppo investigativo che ha combattuto il fenomeno nei Nebrodi. Un’azione da spy-story, con il trasferimento di Daniele Manganaro in una sede lontana da Sant’Agata – ma per tutti è una promozione – e le morti di Rino Todaro e Tiziano Granata, giunte a poche ore l’una dall’altra, per cause naturali dicono le carte, ma di fatto con un’indagine dei Ris, sul caso di Granta per esempio, a quasi sette mesi dalla sua morte ancora non chiusa e la casa del poliziotto sottosequestro.
Una squadra – quella dei poliziotti vegetariani, chiamata così perchè dopo aver scoperto quel che c’era dietro, si rifiutavano di mangiar carne – oggi inesistente, non operativa, mai rimpiazzata e che aveva dato vita all’operazione Gamma-Interferon, quella che ha fatto emergere il fenomeno oggetto dell’inchiesta di Rai3, e che “smantellata” radicalmente, in maniera sistematica, oggi vede naufragare tra fanghi dei rifiuti, forse tossici, delle discariche illegali dei nebrodi, la malapolitica, il disinteressere dei più e forti interessi economici-mafiosi, anni di lunghe e laboriose, quanto pericolose, indagini.
E anche su questo sarebbe bello aver delle risposte. Certezze sui come siano andati i fatti. Verità.
Ed intanto le prime reazioni.
Si tira fuori Leonardo Principato Trosso il sindaco di Capizzi.
Lui parlando su quanto sostenuto in “indovina chi viene a vena” ha specificato che il problema della sicurezza alimentare dei prodotti lattiero-caseari si trascina da almeno 30 anni.
Specifica che i recenti fatti tirati in ballo dalla trasmissione rientrano in territorio di competenza dell’ASP di Messina, di cui Capizzi non fa parte in quanto facente capo all’Azienda Sanitaria di Enna.
Principato Trosso difende il dirigente del servizio veterinario che opera sul suo territorio che si è sempre contraddistinto per attenzione e serietà, impegno e professionalità nel monitoraggio continuo degli allevamenti, eliminando tempestivamente qualche focolaio di capi infetti.
Ed alla fine difende il prodotti caseari e le produzioni di carni evidenziando che nessun problema nella degustazione dei prodotti tipici provenienti da Capizzi che risultano perfettamente in regola con le norme sanitarie vigenti.
Mentre Sabrina Giannini chiede, a conclusione del programma, direttamente a Nello Musumeci – presidente della regione siciliana – lumi sull’anticipata estromissione dagli incarichi che aveva all’interno del Parco dei Nebrodi – sei mesi prima dalla scadenza del mandato – del Commissario Giuseppe Antoci.