SOLSTIZIO D’ESTATE – Magico Argimusco
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SOLSTIZIO D’ESTATE – Magico Argimusco

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Il solstizio d’estate all’Argimusco. Binomio perfetto dove un rito magico, millenario avvicina cultori di astronomia ed il mondo mistico di shamani ed estoterici stregoni. Punto i riferimento di gente che cerca pace e punti di meditazione, o semplicemente “Curiosi” interessati ad assistere ad un fenomeno unico e simboli. L’appuntamento millenario di chi vuol ritrovari e “centrarsi”, che parla di iniziazioni, quelle dei giovani dei popoli siculi. Qui si ritrova la cultura del territorio. Il “bagno ” si sole all’amba, dopo la notte più breve, nella mattinata del solstizio.. sperando che sia di buona luce!

 


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L’Argimusco, un altipiano che presenta formazioni di arenaria dalle suggestive forme antropomorfe e zoomorfe, modellate dall’acqua e del vento nel corso dei millenni.

Un altopiano da sempre impervio ma dove è visibile chiaramente l’attività antropica – tombe, un palmento rupestre, la pietra dei 7 scalini, il camminamento scavato nella roccia, la vasca sulla Rupe dell’Acqua, l’edicola votiva ed alcuni petroglifi – d’epoche arcaiche.

Qui, al solstizio d’estate accade qualcosa di speciale.

Il sole nella sua danza, intreccia i suoi raggi con la Terra, si unisce al Cielo, e si compiente l’Evento, silenzioso, da leggere, ricco di auspici, proprio attraverso le pietre dell’altopiano, che si trasformano in veri e propri indicatori celesti.

Il termine solstizio deriva dal latino solstitium, “sol stat” – il sole si ferma – quando l’astro raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso, in tutto il mondo, a nord dell’equatore, si guardato all’inizio dell’estate astronomica.

In questo particolare giorno dell’anno il Sole cessa dunque di alzarsi sopra l’equatore celeste e pare si fermi per poi riabbassarsi.

Nel giorno più lungo dell’anno, in cui i nostri antenati svolgevano culti e riti atavici per venerare le divinità celesti e terrestri.

Osservare il sorgere del Sole in un punto speciale dell’Argimusco: sul megalite dell’Aquila da suggestioni incredibili.

Il Sole sorge proprio in prossimità di questa pietra che rappresenta l’emblema dell’intera area rocciosa. E per osservare questa manifestazione del sacro attraverso la luce (ierofania) vi sono doveri punti privilegiati, per esempio dai menhir naturali o dalla collina dei guardiani.

Ma poi volgendo lo sguardo verso il Bosco di Malabotta si osserva il rito d’iniziazione quando l’ombra proiettata dalla roccia fallica si incunea in quella vulvare….  una straordinaria performance naturale, propriziatoria, in un luogo al confine tra Cielo e Terra.

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Lo spettacolo, solstizio o meno, da quest’altipiano è sempre splendido, ed è visibile solo nei tre giorni dopo il solstizio, poi le inclinazioni che cambiano non permettono più l’allineamento delle ombre.

E poi qui lo sguardo – nella Stonehenge d’Italia – si perde, alle prime luci dell’alba dopo la rocca della Novara e poi si estende in basso verso oriente il magico bosco di Malabotta e poi il grande cono dell’Etna fumante. Giù, a Nord,  ci sono le Eolie, altri vulcani, tra attivi e dormienti. Uno è anche inabissato mentre lo Stromboli spesso erutta chiaramente la sua forza.

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Le grandi rocce, che sorgono sopra un tappeto di verde intenso, sembrano strane figure che richiamano mostri e figure orride, sogni  inquietanti, profili possenti, mai bizzari.

Durante il solstizio d’estate la luna piena affonda, nel cielo che si tinge d’azzzurro, in attesa dell’alba. La luna è lì sulla destra del vulcano, e dopo appena un’ora si alza il sole sulla parte opposta in direzione dell’aquila, la pietra che come un maestoso rapace sembra pronto a spiccare il volo dal suo nido, posto a protezione della necropoli.

Altro segnale, è posta al “levante”.

Da qui, superando il crinale si scende verso la valle dell’Alcantara.

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Verso il mar Jonio lungo il tratturo dei pastori.

Altra contaminazione: le pale eoliche.

Un oltraggio al paesaggio. Uno scempio inutile, tanto ancora nonostate siano passati anni, la foresta d’acciaio non genera nulla.

Che scempio.

Oggi probabilmente non è stata riconosciuta la sacralità al luogo, non si può riconoscere un atto volontario di blasfemia, perché non c’è la minima traccia di segnali in questo senso.

Sconoscenze volontarie?

Altri “animali” prendono  possesso materiale dello spazio che non usano come ricovero, né per riflette, ma per asoltare brani scelti, letti da altri, sentir parlare registi e cineasti.

Tutto lontanto dal quel sole che sorge.

Le Rocche dell’Argimusco, sono un complesso di luoghi, fuso in un unicum, che mantengono una sacralità tutta insita in quel’altopiano pietrificato.

Nulla è qui al caso.

Una grande roccia, quella dell’orante, in grado di dar anche ricovero sotto i suoi anfratti ad un gregge di pecore, ai cavalli lasciati liberi, non lascia minimanente spazio al pensare che il luogo, i suoi usi, i pastori, la gente dei nebrodi che ci vive e che lo vive  possa far diminuire la sua sacralità.

E’ tutto naturale.

Stà nel tempo.

Ma altri flussi, altra gente, altri riflettori accesi ci pongono la domanda se quei deserti inospitali, dove il filo spinato segna le aree dei pascoli, non sia il primo passo vero una desertificazione preoccupante dell’anima, che in qualche modo riflette uno stato interiore dell’uomo.

Ma se queste sono solo considerazioni, forse da condividere con chi recentemente al solstizio ha portato malati terminali, scolasche con qualche cromosoma in più, “angeli” che cercavano speranze nell nuovo giorno.

Anche questo è stato e sarà l’Argimusco.

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Ma torniamo al “nostro” Argimusco.

Nel momento che i latini denominavano  “sol stat” – il sole si ferma – quando l’astro raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso, in tutto il mondo, a nord dell’equatore, si guardato all’inizio dell’estate astronomica. Una festa ricordata da 10 mila anni e che anche avrà i suoi riti.

Tra le località sacre agli amanti di questo culto, dove fede nel trascendente, esoterismo, culto della vita e della morte, trovano più punti di unione, da annoverare anche l’altopiano dell’Argimusco, a ridosso del grande bosco di Malabotta, sopra Montalbano Elicona.

A darsi appuntamento per vedere l’alba e l’inseguirsi delle lunghe ombre che da un menhir all’atro simboleggiano la morte, la vita e l’iniziazione, saranno ancora davvero in tanti.

Estrazione sociali e culturali diverse, generazioni trasversali, ideologie politiche e non, accomunati dalla voglia di sapere ma soprattutto da quella di esserci, senza apparire, in quel momento ed in quel luogo che richiamava, già  alla fine del paleolitico, in una zona per nulla urbanizzata, per nulla accogliente, ad oltre 1250 metri di quota, genti, sacerdoti e vestali che provenivano dalle tre grandi aree geografiche della Sicilia del tempo ed anche dalle Eolie (vedi le tracce di ossidiana trovate in questo area anche dal professore Giovanni Pantano, il primo scopritore ufficiale di questo importante complesso).

I primi chiarori del sole nascente vedranno, come nei secoli passati, il popolo del solstizio, arrivato alla spicciolata già  dalle 4 del mattino, disporsi sopra le rocce, con la fronte al sole, a meditare, aspettare, “ascoltare” e “”guardare” o “osare” .

Così è stato facile, negli anni ritrovare  coppie di genitori finniche che hanno offerto i propri figli ai raggi energetici del sole, oppure gli “altri”, tra meditazioni yoga e ritmi scanditi dal tamburo – quelli del  popolo degli sciamani – che anche qui celebravano, immersi nel bianco dei caffetani, i riti iniziatori guardando l’Aquila e l’Osservatorio Luni-Solare, o ascltare il suono della “brogna”che si incunea tra le rocce o i sonagli dei tamburelli mentre la Grande Rupe, il maestoso megalite con un gigantesco volto, allineato all’Orante, cercando di sincronizzarsi con il ritmo dell’avanzata delle ombre che partendo dalle proiezioni dei due Menhir – maschile e femminile – simboli di fertilità  e di nascita, si uniscono, ricchi di simbolismi: la vita e la morte, celebrando il dualismo del femmineo con il maschile e la voglia di avvicinare la necropoli, ad ovest sotto l’Aquila, con la vita ad est rappresentata proprio dai simboli vulvarici e fallici.

Un momento certamente magico, che va vissuto in silenzio, in osservazione, in sintonia con i ritmi della natura e le nenia ancestrali che si alzavano da questo luogo simile a Pantalica, a Stonehenge, alle città del sole degli Incas, o ai grandi tempi druidici del nord dell’Europa.
l’Argimusco di Sicilia dove da diecimila anni già si celebrano culti, era la terra dell’iniziazione dei giovani nebroidei, e si respira, ora come allora, energia e magia fatti di gesti e riti come quello di raccogliere le erbe del solstizio e conservarle come portafortuna, ancora una volta lascia tutti attoniti, aspettando un nuovo ciclo lunare ed l’avvicendarsi di un altro solstizio, per rinnovare la malia di questa terra.

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I MEGALITI

L’ordine che segue è quello che corrisponde all’itinerario tracciato nell’altipiano, ma la loro posizione assume un significato particolare a seconda se la si consideri rispetto ai punti cardinali (con un’origine posta al centro ideale del complesso megalitico) o rispetto al massiccio considerato principale e cioè quello dell’Orante/Osservatorio Luni-solare. Le rocche dell’Argimusco sono frutto dell’opera umana o dell’azione dell’erosione eolica? Probabilmente di entrambe. Purtroppo gli studi condotti finora sull’area forniscono solo risposte approssimative, ma certamente affascinanti e nuove e approfondite indagini sarebbero davvero decisive per assegnare a questo luogo magico la sua giusta collocazione storico-sociale e ambientale.
Di seguito un elenco indicativo (non esaustivo), secondo l’ordine di disposizione lungo il sentiero che rende attualmente fruibile l’area.

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I Menhir Maschile e Femminile (dal bretone Men = Pietra e Hir = Lungo) ben visibili da due diverse prospettive (quello femminile va osservato preferibilmente da valle), simboli di fertilità e di nascita. il varco creato fra i due monoliti consente di osservare il sorgere del sole.

Il Mammut (caratteristica anche per la crescita di bellissimi esemplari di Agrifoglio tra i suoi anfratti).

Il volto. Ci sono molte rocce che possono ricondurre a profili umani, ma alcuni sono più espressivi di altri.

l’Aquila, inequivocabile figura che nelle antiche tradizioni scorta le anime dei defunti alla loro dimora eterna. Non a caso il becco punta in direzione di un necropoli.

il Santuario – Pluviometro, una rocca caratterizzata da incisioni parallele utilizzate per la raccolta dell’acqua che veniva convogliata in delle vaschette, a scopo di misurazione ma anche per le cerimonie legate alla pioggia.
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l’Orante, detta anche la Dea Neolitica (oggi, in linea con la nostra cultura cristiana: la Madonna), uno splendido profilo di donna in atteggiamento di preghiera, perfettamente delineata nei dettagli. L’aureola, il velo, il volto, le mani giunte, l’abito lungo. Questa figura mistica attira l’osservatore, ma più quest’ultimo si avvicina a lei più le sue sembianze svaniscono.

L’Osservatorio luni-solare (posto sullo stesso megalite dell’orante), un vero e proprio sestante perfettamente riconoscibile e funzionante, affiancato a una vasca per la raccolta dell’acqua.

la Grande Rupe, un maestoso megalite con un gigantesco volto, allineato all’orante con cui crea un varco da cui è possibile osservare il tramonto (che esalta il profilo della dea).

il Tetraedro (posto materialmente prima dei complessi Orante-Osservatorio-Grande Rupe, ma visibile solo dopo essere giunti al centro del pianoro), una sorta di freccia o ago della bussola che punta a nord e chiaramente posizionato dall’uomo.

Le rocche incavalcate (Dolmen crollati di portella Calvagna. Dolmen = parola di origine mista, in parte bretone = Tre pietre – detta, infatti, anche Trilite).

Senza uno specifico significato mistico/religioso, sono i “Parti della Roccia”, considerati semplicemente delle forme di erosione che, lasciando intatti i nuclei interni della roccia, hanno dato risultati insoliti. Si presentano come sfere quasi perfette (o porzioni di sfere) che sbucano dalla roccia. Ce ne sono diversi sparsi nel sito.

 

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21 Giugno 2018

Autore:

redazione


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