Dopo la richiesta di dimissioni del segretario provinciale PD, la nomina del sub commissario nel vertice messinese.
Un piede in due scarpe, questo traspare dalla richiesta di dimissioni avanzata nei confronti del reggente del provinciale messinese. E dopo la nota odierna (leggi qui) dell’avvocato Paolo Starvaggi con la quale annuncia di non volersi dimettere, la politica commenta
Franco De Domenico: “Nessuna congiura, la nostra è una contestazione politica. La gente ha bisogno di chiarezza. Non si possono servire due padroni, nè si può accettare la protervia di chi sta con due piedi in una scarpa”.
Pietro Navarra: “Leggo la nota dell’avv. Starvaggi nella quale afferma che la richiesta di commissariamento avanzata nei suoi riguardi non sarebbe andata a buon fine. Avrà letto un documento che non conosco. Quello a cui ho aderito, insieme ad altri dirigenti del Pd chiedeva a lui le dimissioni ed ai dirigenti nazionali e regionali del partito di valutare eventuali provvedimenti da promuovere. Il Commissario regionale Losacco lo ha fatto“.
Nicola Marchese: “Ho già detto come la penso nelle ultime settimane. Continuo a ritenere che il tema centrale non sia la partecipazione alla Leopolda, ma la delusione di chi aveva sostenuto ed alimentato questa esperienza. Ho visto mortificare un patrimonio straordinario di cultura politica e di passione civile cui si doveva attingere. C’era un’ansia di partecipazione ai processi democratici che non ha trovato risposta. E’ davvero un peccato”.
Il Commissario regionale PD Alberto Losacco ha quindi scelto di fatto di porre sotto tutela l’attività del provinciale con la nomina di Gaetano Isaja sub commissario (leggi qui) .
Sul futuro del PD a Messina vale quanto riferito da un testo musicale di successo, lo scopriremo solo vivendo, ma è possibile fare qualche riflessione, avanzare qualche ipotesi, anche azzardata.
La nascita di Italia Viva è un’opportunità. E’ l’apertura di uno spazio politico, di rappresentanza che dal centro guarda intorno. Possiamo tranquillamente considerare il nuovo progetto renziano come un incremento di democrazia in grado di meglio articolare dal punto di vista ideale le pulsioni e affinità contenute nella nostra società. Questo e tanto altro ancora si potrebbe dire di Italia Viva, di politicamente positivo intorno al nuovo partito fondato dal senatore di Scandicci.
Non ci sfuggono però, sotto il profilo altrettanto squisitamente politico, le critiche dei tanti detrattori, a merito o no, degli antipatizzanti Matteo Renzi. Lui resta un leader che lo si voglia o no anche per le antipatiche che riesce ad attirare a se, come in un motto che evitiamo di ripetere qui perché storicamente (e anche politicamente) distante dalla comunità cui ci riferiamo.
Doveroso però porsi qualche domanda. Matteo rompe, anzi dirompe, ovunque, anche a Messina. Matteo Renzi, il suo progetto, si interseca, si insinua, (anche suo malgrado), negli interstizi della politica messinese.
Allora il primo quesito è: esiste un progetto Italia Viva nella nostra provincia?. No, il riferimento non è alla normale richiesta di rappresentanza, alla lecita adesione ideale, alla fascinazione che reca in dote la novità. La domanda è rivolta agli ingegneri della politica.
Esiste o no un progetto, la volontà di occupare quello spazio?
Esiste o no, la scelta strategica di collocarsi e, quindi, influire contemporaneamente in due contenitori di rappresentanza politica? PD e Italia Viva?
Vecchi ingegneri della politica. Sì, perché se così fosse, si tratta di un film già visto.
Per i seguaci di San Tommaso, il vedo e credo non si è (ancora) palesato, dunque, non sappiamo rispondere. Ma dopo la querelle che attanaglia il Partito Democratico messinese, da mal pensanti qual siamo, riteniamo lecito avanzare qualche ipotesi.
L’esperienza ci induce quindi a pensare che non sia peregrina quell’idea che vorrebbe porre in atto un progetto di conquista degli spazi. Un film già visto, se solo si indugia sul personale di qualche amministratore esperto della così detta ‘scienza politica’. Esiste, è verosimile l’idea, furbissima e spregiudicata, di voler piazzare qua e là amici e viciniori, per occupare uno spazio politico a fini elettorali o di semplice gestione personalistica del consenso?
Esistono di certo gli esperti in strategia politica, gli stessi che, ahinoi, rendono vecchio e logoro il partito democratico, quelli che non passano mai la palla, quelli che reputano accettabile giocare in due squadre vicine, una sorta di jam session giustificata dalla necessità raggiungere il successo abbattendo ogni opposizione, interna ed esterna. Qualcuno potrebbe addirittura simpatizzare con tanta spregiudicatezza frutto d’esperienza e, sia concesso, scarsa idealità.
Resta però un aspetto, la rappresentanza. Restano i tanti tesserati, restano quegli uomini e donne, idealità e passione, che la politica ha il dovere di rappresentare con lealtà, non certo con personalistiche strategie di ‘occupazione degli spazi’ alla tu resti, tu vai là.
Restano i valori, che per gli operai della politica hanno ancora un senso.
E dopo aver tanto pensato male (peccando, ma portandoci avanti col lavoro per dirla alla Carlo Lucarelli) plaudiremo chiunque, anche di vecchio corso, voglia legittimamente e liberamente operare scelte politiche personali, senza trucchi. Stigmatizziamo e osserveremo attentamente chiunque, a danno del voto e degli ideali, con la doppia tessera nascosta in tasca, pretenda di prenderci per i fondelli, tenendo, per opportunità elettorale, un piede in due scarpe.