Gli anziani raccontano che il suono delle sirene che segnalavano la necessità di cercare riparo nei rifugi antiaerei continuarono a sentirlo anche negli anni successivi, nelle notti insonni del dolore e del rimpianto.
“Ti entra nel cervello, e non te lo scordi più”, confida Amalia, che all’epoca aveva 15 anni.
In quella calda giornata primaverile, Palermo veniva devastata dalle bombe rilasciate nel corso di un’incursione aerea americana.
L’inferno iniziò a mezzogiorno, e durò per l’intera giornata.
All’attacco parteciparono 211 bombardieri dei tipi Boeing B17, North American Mitchell B25 e Martin Marauders B26, scortati da circa 150 caccia Lockheed P38. I morti furono circa 1500, migliaia i feriti.
Il bombardamento ridusse numerose zone di Palermo, e soprattutto il centro storico, in un cumulo di detriti, ridisegnando per l’ennesima volta il volto di una città attaccata più volte.
Soltanto tre settimane prima (il 18 aprile 1943) c’era stato un altro bombardamento: centrato in pieno il rifugio di Piazza Sett’Angeli (dietro la cattedrale) nel quale trovarono la morte centinaia di donne e bambini.
Ma Palermo conosceva “i nemici venuti dal cielo” già da tempo.
Nel 1940 aveva subito i primi attacchi aerei francesi e poi, i bombardamenti della Raf del Regno Unito.
Il 9 maggio del 1943, furono innumerevoli le abitazioni e gli edifici istituzionali e religiosi danneggiati gravemente.
Vennero completamente rasi al suolo l’Oratorio della Compagnia di S. Francesco di Paola (in via Candelai), la Chiesa di S. Andrea Apostolo, detta delle Vergini (in via Castellana), la Chiesa della Madonna di tutte le Grazie ( in piazza Ponticello), la Chiesetta di S. Giovanni alla Guilla (in via S. Agata), la Chiesa di S. Croce (in via Maqueda), già centrata dal bombardamento del 5 aprile e la Chiesa della Madonna di Monserrato (in piazza Castello).
testo di di Veronica Femminino
tratto integralmente da http://palermo.blogsicilia.it
Per ricordare quest’eccidio, gratuito, spregiudicato, infame, alcuni studenti degli istituti superiori di Palermo, hanno deposto, il 9 maggio, una corona di fiori in Piazza Sett’Angeli e poi, a Palazzo Comitini, sede della Provincia di Palermo, è stato il momento dei racconti, del dibattito, delle riflessioni.