“L’Oasi degli Dei” scrive un altro capitolo nella sua vicenda giudiziaria dopo che a giugno il tribunale di Patti aveva dato il suo “non luogo a procedere” per le accuse di falso ideologico in concorso
il progetto è datato 2013
Nei giorni scorsi il comune di Brolo ha proceduto a definire l’istruttoria del procedimento relativo al “Decreto ingiuntivo ad istanza Società Cooperativa Ormeggiatori e Barcaioli/Comune di Brolo – Autorizzazione al legale rappresentante dell’Ente alla proposizione dell’opposizione”.
Un atto con la relativa assegnazione delle risorse, reso immediatamente eseguibile che diventa l’ultimo grano del rosario relativo alla vicenda amministrativa legata al progetto della realizzazione sui fondali dello scoglio di Brolo, tra aiuole di posidonie, del parco “l’oasi degli dei” realizzato con grandi statue di marmo raffiguranti animali mitologici degli abissi.
Quello era progetto di ampio respiro (che potrebbe avere anche un futuro), legato anche alla disabilità, di richiamo turistico, che prevedeva anche – a largo degli scogli – la realizzazione di un cimitero “laico” dedicato ai migrantes – per il quale anche la regione siciliana era stata interessata.
Un’opera interessante , poi comunque naufragata, – è davvero il caso di dirlo – che si legava per il suo compimento ai finanziamenti regionali che non giunsero mai a Brolo.
Anzi non vennero mai concessi se non una parte che riguardava la pubblicizzazione dell’evento. Fondi che poi, non essendo portato a compimento il progetto, non vennero mai utilizzati.
Atto necessario e propedeutico del progetto era la fase delle “riemersione” delle prime quattro statue realizzate da un artistica toscano (Giorgio Verdura) e messe a dimora sui fondali del porto di Piombino. Dopo, una volta riportate in secco le statue sarebbero state caricare su grandi automezzi e trasportati a Brolo.
Un’operazione il recupero delle statue che venne curata dalla Società Cooperativa Ormeggiatori e Barcaioli del Porto di Piombino. Barcaioli si poi si rivolsero al Tribunale di Livorno, non avendo ricevuto il compenso del lavoro svolto, per rivendicarne il pagamento.
Il comune brolese, ora ha affidato l’incarico legale per fare opposizione avverso il decreto ingiuntivo emesso dal quel Tribunale lo scorso settembre, imputando somme per più di tremila euro, in quanto agli atti del comune non risulta nessun impegno che vincola l’ente alla cooperativa dei barcaioli.
Ora si aspetta la decisione del tribunale che dopo l’opposizione del comune di Brolo sembra quasi scontata, per mettere fine a questa vicenda.
Ritornando alla sentenza del Tribunale di Patti.
Il legale dell’ex sindaco, l’avvocato Carmelo Occhiuto, era sicuro che al dibattimento tutto sarebbe stato chiarito.
Una conclusione scontata, anticipata già nel 2018 quando la “pratica giudiziaria” sul presunto, in quanto mai effettuato, acquisto di 4 statue, dopo una serie di rinvii approdò al dibattimento.
Al tempo l’avvocato Carmelo Occhiuto fù esplicito definendo il tutto come una storia tutta da ridimensionare: “Quelle statue non vennero mai acquistate”.
Ma per l’accusa c’era il falso ideologico in concorso e il giudice di Patti, Ugo Molina, al tempo rinviò a giudizio l’ex sindaco di Brolo, Salvo Messina e l’ex capo dell’area finanziaria Carmelo Arasi, arenando completamente il progetto del parco marino, “l’Oasi degli Dei. Poi giunse la sentenza di non doversi procedere.
Il procedimento giudiziario nacque nel clima elettorale-politico-amministrativo infuocato del 2015 con un esposto anonimo che si sviluppava intorno all’esistenza di un impegno di spesa per 6.050,00 euro a favore di una cooperativa di marittimi dell’Isola d’Elba (non per l’acquisto delle statue ma per farle “emergere” dai fonali dell’isola d’Elba dove erano state poste dall’artista per un processo di “invecchiamento” teso a farli ricoprire di muschi e conchiglie).
L’accusa anonima era chiara: “quelle statue erano giunte a Brolo per finire chissà dove per arredare ville, piscine e giardini”. Cosa chiarissima all’inverso attestata anche dall’artista che affermò da subito che le statue non si erano mosse mai dalla Toscana. E a seguito delle indagini svolte dal nucleo di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza, non fu trovato riscontro circa la delibera di giunta per l’acquisto delle opere né de relativo impegno di spesa per la buona pace dei mostri marini, dei tritoni, delle sirene e grandi pesci, realizzati a cura dal maestro scultore Giorgio Verdura. Di quel progetto ambizioso, suggestivo, certamente bello che guardava anche ai disabili, resta, visionabile su youtube, solo uno spot che ne anticipava contenuti e futuro.
Quelle statue non erano mai giunte a Brolo.
La lettera
Era un progetto nobile che doveva servire a far partire – agendo anche come trait d’union con altri enti ed associazioni da indotto turistico, artistico, culturale, sportivo – un’iniziativa, senza barriere architettoniche, di richiamo, di interesse, attrattivo, pensato anche alle diversabilità.
Tutti consapevoli dell’importanza di quel progetto e del suo valore.
Il sindaco del tempo, Salvo Messina, che certamente l’idea aveva sponsorizzato, coccolata, era stata fortemente accolta e voluta da diving, amanti del mondo subacqueo, sportivi, associazioni non solo gravitanti intorno al mondo del mare, e da diversi operatori turistici. Tutti consapevoli dell’importanza di quel progetto e del suo valore. Un progetto di nuova concezione indirizzato alle collaborazioni di quante più attività subacquee sparse nel Mediterraneo come progetto Internazionale, di interscambio turistico dedicato ai Percorsi subacquei Internazionali accessibili a tutti e che si sarebbe legato al “cimitero della memoria” realizzato con l’affondamento dei barconi dei migrantes, dopo averli ripuliti da agenti inquinanti o tossici per l’ambiente marino”, da allocare nell’area nei pressi dello scoglio brolese.
Un progetto che non nasceva a caso.
Come dimostrano le attività fatte nel Comune di Brolo nell’anno 2012 e 2013 per guide ed accompagnamento subacqueo per persone diversamente abili proprio in preparazione a quanto doveva succedere.
Un progetto che prevedeva dopo le prime 4 statue l’acquieto dell’intera collezione composta da 9 raffigurazioni (tutte di dimensione monumentale – pesano tonnellate – realizzate in marmo di Carrara.)
Per la cronaca l’artista scrive che parla anche del necessario versamento di una caparra per definire il contratto di acquisto, alla quale avrebbe fatto seguito la spedizione, ed evidenzia, tagliando la testa al toro ad ogni illazione: Sono stati fatti svariati solleciti dove si richiedeva la caparra, a cui non vi è stata risposta, per questo le sculture non sono mai partite dall’Isola d’Elba.
Un impegno che al tempo non poteva essere mantenuto in quanto il finanziamento regionale tardava ad arrivare, mentre le statue venivano già poste in secco.
Il progetto comunque prevedeva anche la creazione di percorsi marini specializzati, ed una serie di attività a salvaguardia dell’eco sistema marino della costa brolese.
Aspetti del progetto
Un progetto he ora è definitivamente affondato…