Categories: Cronaca Regionale

STERPAGLIE – Quando è la schizofrenia a dettare legge…..

 

Quei fuochi alimentati dai rami e dalle foglie delle piante  rimondate, dai ricci delle castagne residuati dalla raccolta del frutto,  dai tralci delle viti dopo la potatura, dai residui della mietitura, della sfalciatura,  ecc. (potrei continuare all’infinito).

Ebbene da qualche mese ne è stata decretata la loro morte.

E’ entrata in vigore, infatti,  una direttiva europea che vieta la bruciatura di paglia, sfalci e potature, materiale agricolo o forestale che, se non utilizzati in agricoltura, o per la produzione di energia mediante processi o metodi che non danneggino l’ambiente e ne mettono in pericolo la salute umana, devono essere considerati rifiuti speciali non pericolosi e come tali essere trattati.

Si tratta della direttiva  n. 2008/98/CE  recepita dal Decreto Legislativo n. 205 del 3 dicembre 2010 il cui art.  13, modificando l’art. 185 del D.Lgs. 152/2006, stabilisce che “paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericolosi…, se non utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia mediante processi o metodi che non danneggiano l′ambiente o mettono in pericolo la salute umana devono essere considerati rifiuti e come tali devono essere trattati”.

La combustione sul campo dei residui vegetali derivanti da lavorazione agricola e forestale si configura, quindi, come illecito smaltimento di rifiuti, SANZIONABILE PENALMENTE ai sensi dell′art. 256 del D.Lgs 152/2006 il quale punisce l’attività di gestione di rifiuti non autorizzata, stabilendo che chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione di cui agli articoli 208, 209, 210, 211, 212, 214, 215 e 216 e’ punito con la pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi.

Avete capito bene:  se qualcuno si azzarda ad accendere un fuocherello  con un  mucchietto di erba o di foglie raccolte sul proprio terreno dopo averlo pulito, rischia di  finire in carcere o di dover pagare minimo 2.600,00 €.
Da restare senza parole. Solo delle menti schizofreniche o che comunque non hanno alcuna cognizione delle realtà sulle quali la legge va ad incidere e delle conseguenze che provocherà  possono partorire una normativa del genere, inutilmente punitiva  e che determinerà la definitiva distruzione delle piccole e medie aziende agricole.

Le stoppie, gli sfalci e i residui di potatura sono stati bruciati per millenni dai  nostri agricoltori nei lori terreni.

Adesso, essendo stati classificati alla stessa stregua dei rifiuti,  debbono essere smaltiti adeguatamente.

Significa che dovranno essere raccolti e trasportati anche in zone lontane per essere conferiti nei centri di raccolta, con costi proibitivi che indurranno moltissimi proprietari ad abbandonare definitivamente e lasciare incolti i propri terreni.

Dalle  nostre parti, poi,  la stragrande maggioranza dei terreni sono impervi ed ubicati in zone irraggiungibili da mezzi meccanici per cui i proprietari  dovrebbero provvedere a raccogliere enormi quantità di residui vegetali e trasportarli, anche a spalla, vicino alla sede stradale più vicina e da li  presso i centri di conferimento, distanti anche decine di chilometri, con spese talmente elevate che indurranno i pochi che ancora resistono ad abbandonare la cura delle campagne. 

Se a ciò si aggiunge che nelle nostre zone non esiste alcun centro di conferimento, è praticamente impossibile, anche per chi lo volesse, essere in regola.

Ma attenzione.

Non sono solo gli agricoltori ad essere penalizzati. La noma si riferisce a qualunque residuo vegetale. Significa che anche l’erba tosata nel prato davanti casa, o i rametti delle rose e delle siepi del giardino e dei vasi in balcone sono considerati rifiuti speciali che non possono essere bruciati, né essere conferiti nei cassonetti, ma portati nei centri  di raccolta, pena il carcere o un’ammenda di 2.600,00€: un’enormità.

E poi un interpretazione particolarmente zelante potrebbe indurre qualcuno a ritenere vietato l’utilizzo della legna raccolta in campagna anche nelle cucine economiche, nei caminetti o nei forni per il pane e per le pizze. A rigore, persino l’accensione del barbecue durante le scampagnate incorrerebbe nel divieto se si utilizzassero ramaglie raccolte sul posto.

Da avvocato dovrei plaudire a chi fa leggi del genere perché un’orda di potenziali incriminati si  affaccia all’orizzonte con grandi  possibilità di lavoro, ma la mia coscienza si ribella.

Non si può accettare che vengano emanate leggi che mortificano tradizioni millenarie, rischiano di danneggiare definitivamente le nostre campagne e trasformare in potenziali criminali decine di migliaia di persone. 

Viene da chiedersi: ma dov’erano i nostri parlamentari europei quando hanno approvato la direttiva?  La verità è che non si interessano delle nostre sorti, impegnati, come sono, a non essere presenti alle sedute del Parlamento Europeo, mentre sono puntualissimi a riscuotere il loro abbondante assegno di circa 20.000,00 €  mensili. Ed il governo nazionale che ha recepito acriticamente la direttiva la direttiva? Bhoo !!!!. 

Questa vicenda dimostra ancora una volta quanto grande sia lo scollamento tra i palazzi del potere ed il paese reale.
La norma sarebbe giustificata da esigenze di tutela ambientale, ovvero per evitare l’inquinamento prodotto dai fumi della combustione. Secondo me è un grossa balla. Dicevo prima che la bruciatura dei residui vegetali è una pratica  millenaria e non risulta che l’ambiente abbia mai subito danni. 

Negli ultimi anni, poi, si è drasticamente ridotta, mentre in anni  non troppo lontani il fuoco era un elemento perenne delle nostre compagne ed in ogni casa e sui terreni circostanti vi erano dei focolari permanentemente  accesi in quanto il fuoco  era l’unica fonte di energia per tutte le esigenze delle famiglie, ma è un fatto notorio  che l’aria era molto meno inquinata  di oggi, quindi non è certamente con il divieto di far bruciare rami e foglie secche  che si combatte l’inquinamento: sono ben altri i fumi e le emissioni che dovrebbero essere combattuti ed inibiti.

Ma anche a voler dar credito alle motivazioni ufficiali, il risultato sarà opposto rispetto a quello perseguito perché nessuno pulirà più le campagne  e a quel punto a bruciare non saranno solo la paglia  gli sfalci, ma interi alberi ed interi boschi a  causa degli incendi che si svilupperanno sempre più numerosi per la mancata pulizia dei fondi.

Io ritengo che tale situazione non può essere accettata supinamente.

Occorre ribellarsi e far sentire forte la propria voce. Non possiamo restare in balia di coloro i quali negli ovattati palazzi del potere fanno  leggi criminogene, senza avere idea delle conseguenze che provocano, che mortificano tutte quelle persone che ancora si ostinato a curare le campagne, che rischiano di trasformare in criminali migliaia di persone e che soprattutto nella nostra area dei Nebrodi ed in tutta la  provincia di Messina avrà effetti disastrosi a causa delle particolari caratteristiche orografiche del territorio agricolo che rischia dei venire del tutto abbandonato.

Dobbiamo manifestare la nostra indignazione ed il nostro dissenso  per cui propongo di avviare una vastissima petizione popolare da inviare a tutte le autorità (sindaci, parlamentari, istituzioni) affinché si adoperino per correggere le storture sopra evidenziate. A tal fine ho elaborato uno schema,  allegato alla presente, che ognuno potrà inviare per e-mail a tutte le autorità che riterrà opportuno il cui indirizzo e facilmente  reperibile nei vari  siti istituzionali ed inoltre potrà essere stampata e potranno essere raccolte le firme, anche in manifestazioni pubbliche appositamente organizzate da inviare poi ai destinatari.

L’unico dato certo, a mio avviso,  è che non si può restare inerti. Io percepisco tale norma come una profondissima ingiustizia, come una lesione di un diritto naturale consolidato da millenni (forse è per le mie radici contadine) e sono persino pronto alla disobbedienza civile.

Mi auguro che tutti quelli che condividono queste mie riflessioni si mobilitino e facciano sentire forte la propria voce e un ruolo importantissimo può essere svolto dagli amministratori locali che possono farsi portavoce del disagio dei loro cittadini ed intervenire duramente e risolutamente  per costringere i governanti  ad eliminare le cazzate che troppo spesso commettono.

Vincenzo Amato  

AL SIG. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

AL SIG.  PRESIDENTE DELLE REGIONE SICILIANA

A S. E.  IL PREFETTO DI MESSINA

AI SIGG. SINDACI DELLA PROVINCIA DI MESSINA  LORO SEDI

AL SIG. PRESIDENTE DELLA PROVINCA DI MESSINA

AI PARLAMENTARI NAZIONALI E REGIONALI DELLA PROVINCIA DI MESSINA

I sottoscritti cittadini,

PREMESSO

– che l’art. 13 dal Decreto Legislativo n. 205 del 3 dicembre 2010, di recepimento della direttiva  n. 2008/98/CE, modificando l’art. 185 del D.Lgs. 152/2006, stabilisce che “paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericolosi…, se non utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia mediante processi o metodi che non danneggiano l′ambiente o mettono in pericolo la salute umana devono essere considerati rifiuti e come tali devono essere trattati”.

– che di conseguenza la  combustione sul campo dei residui vegetali derivanti da lavorazione agricola e forestale si configura come illecito smaltimento di rifiuti, SANZIONABILE PENALMENTE ai sensi dell′art. 256 del D.Lgs 152/2006 il quale punisce l’attività di gestione di rifiuti non autorizzata stabilendo che chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione di cui agli articoli 208, 209, 210, 211, 212, 214, 215 e 216 e’ punito con la pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi;

– che tale normativa appare inutilmente punitiva  e determinerà la definitiva distruzione delle piccole e medie aziende agricole in quanto le stoppie, gli sfalci e i residui di potatura sono stati bruciati per millenni dagli agricoltori nei lori terreni;

– che adesso, invece,  essendo stati classificati alla stessa stregua dei rifiuti,  debbono essere smaltiti adeguatamente ovvero essere raccolti e trasportati anche in zone lontane per essere conferiti nei centri di raccolta con costi proibitivi che indurranno moltissimi proprietari ad abbandonare definitivamente e lasciare incolti i propri terreni;

– che dalle   nostre parti, poi,  la stragrande maggioranza dei terreni sono impervi ed ubicati in zone irraggiungibili da mezzi meccanici per cui i proprietari  dovrebbero provvedere a raccogliere enormi quantità di residui vegetali e trasportarli anche a spalla vicino alla sede stradale più vicina e da li  presso i centri conferimento, distanti anche decine di chilometri, con spese talmente elevate che indurrà i pochi che ancora resistono ad abbandonare la cura delle campagne;

– che tale norma si riferisce a qualunque residuo vegetale e quindi anche l’erba tosata nel prato davanti casa, o rametti  delle rose e delle siepi del giardino e dei vasi in balcone sono considerati rifiuti speciali che non possono essere bruciati, né essere conferiti nei cassonetti,  ma portati nei centri  di raccolta, pena il carcere o un’ammenda di 2.600,00€, con gravi conseguenze per migliaia di cittadini; 

– che nelle nostre zone non esiste alcun centro di conferimento, per cui  è praticamente impossibile, anche per chi lo volesse, essere in regola.
– che tale norma mortifica e calpesta tradizioni millenarie, rischia di danneggiare definitivamente le nostre campagne e trasformare in potenziali criminali decine di migliaia di persone;

– che le declamate ragioni ambientali invocate a sostegno della norma, consistenti nell’evitare l’inquinamento prodotto dai fumi della combustione, non appaiono per nulla convincenti in quanto la bruciatura dei residui vegetali è una pratica  millenaria e non risulta che l’ambiente abbia mai subito danni e negli ultimi anni si è drasticamente ridotta, mentre in anni non troppo lontani  il fuoco era un elemento perenne delle nostre compagne ed in ogni casa e sui terreni circostanti vi erano dei focolari permanentemente  accesi in quanto  era l’unica fonte di energia per tutte le esigenze delle famiglie, ma è un fatto notorio che l’aria era molto meno inquinata rispetto ad oggi e  quindi non è certamente con il divieto di far bruciare  rami e foglie secche  che si combatte l’inquinamento, dovendo invece controllare ben altri fumi ed impedire ben altre emissioni;

– che in ogni caso si otterrà un risultato opposto rispetto quello perseguito perché nessuno pulirà più le campagne  e a quel punto a bruciare non saranno solo la paglia  gli sfalci, ma interi alberi ed interi boschi a  causa degli incendi che si svilupperanno sempre più numerosi per la mancata pulizia dei fondi;

– che tale situazione è inaccettabile in quanto si tratta di una legge criminogena fatta senza avere idea delle conseguenze che provoca, che mortifica tutte quelle persone che ancora si ostinato a curare le campagne, che rischia di trasformare in criminali miglia di persone e che soprattutto nella nostra area dei Nebrodi ed in tutta la  provincia di Messina avrà effetti disastrosi a causa della particolari caratteristiche orografiche del territorio agricolo che rischia dei essere del tutto abbandonato;

– che tale legge, pertanto, è  profondamente ingiusta, lesiva di un diritto naturale consolidato da millenni rispetto alla quale manifestiamo con forza il nostro dissenso e la nostra riprovazione e chiediamo a gran voce che venga abrogata.

Tutto ciò premesso,

CHIEDIAMO

che le SS.LL., ciascuno per quanto di competenza, si adoperino per approntare ogni utile iniziativa finalizzata ad abrogare  legge di cui in premessa al più presto possibile facendo presente che vigileremo assiduamente e di essere pronti ad ulteriori  forme  di mobilitazione per perseguire il suddetto obiettivo.

li, 25 settembre 2011 e seguenti                                                                              I sottoscritti cittadini

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