di Corrado Speziale
Coraggio, forza, intraprendenza, determinazione. Insomma, vien da dire, chi più ne ha più ne metta.
Renato Accorinti, storico eco-pacifista messinese e no-pontista della primissima ora, si conferma, ancora una volta, paladino degli “ultimi” e difensore di chi non ha né modo né possibilità di gridare la propria rabbia contro quella classe politica che non vuol sentire, e che fa della demagogia il proprio strumento nella gestione dei rapporti con la gente e col territorio.
Stamattina è riuscito addirittura a fare “incursione” al Giro d’Italia, premeditando un’azione dentro un evento che non capita certo tutti i giorni. Non c’era occasione migliore, infatti, della famosissima “corsa rosa”, per denunciare i mali di una città, a riflettori accesi, all’orecchio del campione di casa, uno dei principali favoriti per la vittoria finale: Vincenzo Nibali.
Nonostante il generale clima festoso, c’era tanta delusione, stamattina, all’angolo ricavato con le transenne a piazza Unione Europea, tra la corsia centrale dei ciclisti, di fronte a palazzo Zanca, e la via Garibaldi. Un gruppo di persone appartenente alle comunità di alluvionati della zona sud di Messina e di altri comuni della jonica, alla presenza dei loro sindaci e di rappresentanti politici, esponeva cartelli in segno di protesta – tra cui quello con le foto delle vittime, davvero toccante, che sapeva di Ground zero – richiamando a sé le telecamere ed i microfoni dei telegiornali.
Il problema è, purtroppo, ben noto: il Governo nazionale deve farla finita con tanti “tira e molla” sui fondi FAS, e destinare, una volta per tutte, i soldi per la messa in sicurezza del territorio alle aree alluvionate. Tema urlato ad alta voce il pomeriggio del giorno precedente, da migliaia di manifestanti che per le vie della città hanno sfilato affinché i soldi pubblici destinati al Ponte sullo Stretto vengano stornati a tale scopo.
Ma le comunità delegate a portare avanti l’istanza di migliaia di cittadini, al corteo di sabato, quantunque invitate a parteciparvi attivamente, non si sono presentate.
Circostanza che ha fatto storcere il naso a molti, tra cui, appunto, Renato Accorinti, uno che, come si suol dire, getta sempre il cuore oltre l’ostacolo per chiunque ne abbia bisogno. Basti pensare che, nonostante tutto, il giorno precedente, aveva fatto varie volte su e giù per il corteo avvisando molti della protesta al Giro.
La mattinata scorre sotto un sole estivo e migliaia di persone, che fanno da contorno all’enorme “baraccone” pubblicitario che staziona dinnanzi al Municipio, urlano ed inneggiano ai loro campioni. Ed ecco che la passerella dei vari Garzelli, Scarponi e Contador è già un tripudio, mentre cresce febbrilmente l’attesa per Vincenzo Nibali, lo “Squalo dello Stretto”.
Sono quasi le dodici, ed appena in strada si infittisce la calca dei fotografi, segno del passaggio del vincitore della Vuelta 2010 verso la zona dello start, una frazione di secondo è sufficiente all’atletico professor Accorinti, che di mestiere insegna educazione fisica, per balzare, attrezzato di un piccolo altoparlante, al fianco di Nibali, bloccando il suo percorso per urlargli a quattrocchi, davanti alla stampa di tutto il mondo, tutta la rabbia e la preoccupazione per quei messinesi che non ce la fanno più.
Renato Accorinti ha così descritto e motivato il proprio gesto: “Ho fermato Nibali scavalcando, un attimo, per dirgli di non dimenticarsi di questa terra dov’è nato.
Quando si diventa famosi si ha, forse, un ruolo ancora più importante. Infatti le persone che hanno grande visibilità devono stare molto più attente a ciò che dicono, che pensano e che fanno. Poi ciascuno è libero di fare ciò che vuole, per carità. Però voglio ricordare – prosegue l’esponente del movimento Nonviolento – che gente diventata famosa, anche ricchissima, non ha dimenticato la propria terra con i suoi problemi”. E qui, andando nello specifico, sostenendo che ”i casi sono tanti”, ne cita uno su tutti: quello di Weah.
“L’ex giocatore del Milan, della sua nazione, della sua Africa, non si è dimenticato, e per quella terra ha lottato e dato anche soldi” dice Accorinti, precisando, a tal proposito, di non aver certo chiesto a Nibali un impegno di questo tipo, ma che basterebbe che facesse come l’ex bomber del Milan, che quei problemi “li ha messi sul tappeto” ed è pertanto da prendere come esempio.
Riferisce, quindi, d’aver sussurrato al campione messinese, in quel momento di ressa, le testuali parole: “Quando avrai la possibilità, e ne avrai certamente, di parlare con i mass media nazionali, racconta quello che c’è in questa città, l’ultima d’Italia, con tutti i suoi problemi”.
E ne elenca alcuni tra i più importanti e dibattuti: “I morti di Giampilieri, la messa in sicurezza, la questione no ponte con lo sperpero di 500 milioni di euro, la disoccupazione nelle ferrovie e nel settore marittimo”.
E racconta, a tal proposito, di avergli detto che tutto ciò è “il minimo che possa fare una persona che ha la fortuna di arrivare ad un certo livello”.
E conclude così, auspicando un bel futuro allo “Squalo” in bicicletta: “Lo possiamo applaudire per le sue vittorie, ma anche ricordagli che resta sempre un uomo che quando ha questa visibilità ha più responsabilità”.