Il maestoso albero, oltre alla memoria “recente”, fatta di frescura, ortaggi, verdura e angurie che tutti nella zona e nei paesi vicini conoscono, ne aveva anche una storica di tutto rispetto che ci riporta indietro ai tempi dello sbarco americano, in piena seconda guerra mondiale.
“Hanno tagliato la grande quercia quella dal quale si vede la zona” du Lau” .
Il massacro fu tale che la zona di concentramento delle due compagnie (che in seguito al fuoco si dispersero perdendo mordente) venne chiamata dagli abitanti “du Lau” (del lago di sangue n.d.r.)
La quercia maestosa che dominava a destra della SS.116 il tratto compreso tra Brolo e Gliaca di Piraino è stata abbattuta.
Stando a chi ha effettuato il taglio non si poteva fare diversamente. Ma questo lasciamolo dire a chi è del mestiere, anche se, all’uomo della strada, i dubbi rimangono.
Ed è così che la quercia di “Polack” anzi del colonnello Fritz Polack, comandante del 29mo reggimento artiglieria campale della 29ma divisione granatieri corazzati tedeschi, dopo avere ospitato nella mattinata di quel fatidico dieci agosto del 1943 la “Sega di Hitler, ed essere uscita indenne dalla sanguinosa battaglia che si scatenò in quei luoghi, è caduta qualche giorno fa sotto una banale sega ben in “sfregio” si fa per dire alla storia dei luoghi.
E si perché il maestoso albero, oltre alla memoria “recente”, fatta di frescura, ortaggi, verdura e angurie che tutti nella zona e nei paesi vicini conoscono, ne aveva anche una storica di tutto rispetto. Ed è stato così che “u rulu”, all’epoca dei fatti che sto per raccontare, tutti lo chiamavano così, a finire nel dimenticatoio di una stufa o un camino non ha voluto proprio saperne.
Ma andiamo per gradi.
Qualche giorno fa l’albero viene abbattuto, riceve il suo bravo “coccodrillo” sul giornale locale, diventa “re per una notte” per poi lasciare spazio alle altre notizie.
Troppo poco per un albero le cui fronde sono stati testimoni di un massacro senza precedenti.
“Quando le pietre parlano” titola un libro. “Se le pietre potessero parlare” gli fa eco un altro.
E gli alberi, quando serve, sono come le pietre parlano, scelgono gli interlocutori giusti, si raccontano sapendo di essere ascoltati. “Hanno tagliato la grande quercia quella dal quale si vede la zona” du Lau” (del lago) e pensare che tra i suoi rami c’era una mitragliatrice tedesca che fece un “pizziu”(strage) tra americani che erano sbarcati a Brolo”.
A dirmelo è una donna del luogo (ci sarà un approfondimento). Tanto basta per collocare il tassello mancante e capire cosa fece fallire, nel 43, lo sbarco americano a Brolo e consentì, nel proseguo, ai tedeschi di evacuare i difensori, non pochi, della “Linea Tortorici”.
Facciamo un salto nel passato. Erano all’incirca le 4 del 10 agosto 1943 quando il 2 battaglione della 3° divisione di fanteria americana agli ordini del tenente colonnello Lyle A. Bernard prese terra sulle spiagge di Brolo senza essere stato notato dai tedeschi che, comunque, vista la precedente esperienza del precedente sbarco in quel di Sant’Agata Militello erano in allarme.
La sorpresa però durò poco a causa dei nervi poco saldi di un soldato americano che sparò ad un’ignara auto tedesca in transito. Fu allora che il colonnello Polack, raccolti tutti gli uomini disponibili sul monte Cipolla dove si trovava, dopo aver valutato, da uno dei tornanti della strada Ficarra- Brolo, il punto migliore per colpire d’infilata gli americani si diresse verso la “nostra quercia”.
Visto che da terra non era possibile colpire gli attaccanti sparpagliati sui limoneti, nè contrattaccare per mancanza di forze sufficienti, fece piazzare su una biforcazione della quercia una mitragliatrice MG42 (chiamata appunto la sega di Hitler per la grande capacità di fuoco) e da li diresse il tiro sulla spiaggia e l’immediato entroterra.
Fu una carneficina.
Ha farne le spese furono le compagnie F e G del battaglione. Ad oggi non si ha il numero preciso dei caduti in quella prima azione ma si può ragionevolmente stimare che almeno una cinquantina dei 99 morti che ebbero nello sbarco gli americani, caddero proprio in quella zona ad opera, principalmente della mitragliatrice piazzata tra le fronde che, appunto per l’insolita posizione agì indisturbata e non venne localizzata.
Stesso discorso per i 78 feriti nelle file americane.
Il massacro fu tale che la zona di concentramento delle due compagnie (che in seguito al fuoco si dispersero perdendo mordente) venne chiamata dagli abitanti “du Lau” (del lago) proprio a causa della grande quantità di sangue americano versato.
Se è giusto ricordare la Storia è altrettanto giusto fare di tutto perché la quercia torni a germogliare e una targhetta che ne racconti i fatti sarebbe il naturale epilogo della storia. Anni fa ho battuto la zona in cerca della postazione tedesca, cercando com’era lecito fare a terra ovviamente senza risultati.
La quercia però in punto di morte ha voluto almeno “Presentarsi”.
Enzo Caputo
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