LA FOTOLASCIATA TRA LE PIETRE DEL MURETTO A SECCO, ERA DI UN MILITARE DEL GRUPPO ULICH? ENZO CAPUITO PUNTA A FAR PIENA LUCE SU COSA AVVENNE INCONTRADA CALARCO QUEL 9 AGOSTO DELa1943
Il ripiegamento tedesco dalla cuspide sanfratellana avvenne in modo ordinato ma non troppo poiché pare (il condizionale al momento è d’obbligo) che alcune postazioni siano state attaccate dagli americani guidati da civili del luogo che avrebbero potuto pure partecipato agli scontri.
INTERVISTA ALLO STORICO ENZO CAPUTO
Un foglio di giornale, ingiallito dal tempo e dall’oblio, spuntato quasi per caso dall’archivio del collega giornalista, e ricercatore storico, Enzo Caputo, in occasione dell’80mo anniversario dello sbarco in Sicilia. Quanto basta per accende i riflettori su un fatto d’arme accaduto nelle mattinate del’9 agosto del 43 in contrada Calarco di San Marco D’Alunzio.
Riportato dalla Gazzetta del sud del 12 aprile del 1955.
A raccontare, intervistata da Biagio Belfiore, è la signora Antonina Latino Oriti che sul luogo dello scontro rinvenne, nascosti in un anfratto di muro, le foto di un militare tedesco e di una donna forse la sorella o la fidanzata; – era ancora buio quando un centinaio di soldati americani si apprestarono a salire la cresta “Catena” ma fatti circa 300 metri si scontrarono con un gruppo di tedeschi che si erano accampati proprio in quella contrada.
Si legge
“Era ancora quasi buio, improvvisamente udimmo un gran rumore, grida di soldati che abbandonate le baionette combattevano a colpi di pietra. I tedeschi erano una cinquantina. Lo scontro durò una ventina di minuti. Poi tutto cessò. A terra restarono cinque soldati tedeschi. Erano inguardabili.”
Ma chi erano i tedeschi che si erano scontrati con gli americani e perché non furono rinvenuti sul posto feriti tedeschi o morti americani.
A dare una risposta ci prova ora il giornalista Enzo Caputo che del fatto aveva scritto per noi nei giorni passati.
“Per capire l’episodio e dare un nome al militare della foto magari con il contributo del Ministero della Difesa Tedesco, occorre fare una sintesi di quanto accaduto in quei giorni nella zona di San Fratello.
Su quella linea si erano svolti cruenti combattimenti tra la 29ma divisione corazzata tedesca, l’Assietta italiana e la 3 divisione di fanteria americana. L’Asse doveva tenere la linea giusto il tempo di approntarne un’altra più arretrata, la Linea Tortorici.
Diverse erano le postazioni tedesche che presidiavano la quota specie al confine con Cesarò rendendo quasi impossibile l’azione degli americani. Difficoltà che li indussero a operare quasi in contemporanea uno sbarco oltre Sant’Agata Militello.
L’8 agosto però gli americani, dopo enormi difficoltà iniziali inspiegabilmente ruppero il fronte. Il ripiegamento tedesco dalla cuspide sanfratellana avvenne in modo ordinato ma non troppo poiché pare (il condizionale al momento è d’obbligo) che alcune postazioni siano state attaccate dagli americani guidati da civili del luogo che avrebbero potuto pure partecipato agli scontri.
A farlo pensare potrebbe essere l’operato dei Servizi Segreti americani che (come riporta la storiografia ben documentata di Alberto Santoni, in appendice degli avvenimenti da luglio a settembre 1943, a cura dell’Ufficio Storico dello Sme (Roma, 1983) nell’ aprile 1943 ufficiali inglesi, tra cui il Col. Hancock, ed essi, insieme al Colonnello italo-americano Charles Poletti, ebbero incontri con Lucio Tasca Bordonaro, con Anuro Verderame e con una non ben specificata duchessa di Cesarò.
E il cedimento della linea tedesca avvenne quasi al confine tra San Fratello e Cesarò presidiato oltre che dagli italiani dal almeno tre postazioni tedesche tra le quali stazionava il Gruppo da combattimento Tedesco “Ulich”.
Gruppo ancora eccellente malgrado i sanguinosi combattimenti sostenuti. Ed è proprio con loro che i cento americani della compagnia G del terzo battaglione del 30mo reggimento fanteria americano che risalivano la Cresta Catena. Malgrado fossero il doppio dei tedeschi non riuscirono nell’intento di bloccare la ritirata al grosso della 29ma.
Riuscirono però ad impedire ai tedeschi di raccogliere i morti.
Sull’episodio “aleggiano” anche altre testimonianze che parlano di tanto altro orrore consumato in quel del torrente Rosmarino.”
Insomma una pagina di storia ancora non completamente chiara e forse tutta da riscrivere. Ma Caputo ha in mano altri documenti che sta mettendo in ordine per poter finalmente raccontare una vicenda sulla quel, forse, è calato u silenzio inquintante.
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